Cause ed effetti di un processo sociale: il caso dei flussi migratori nel Mediterraneo

Sotto l’influsso delle migrazioni, le zone d’immigrazione sono caratterizzate, principalmente, da un aumento demografico, a causa dai tanti nuovi arrivi che ogni anno si vanno ad aggiungere alla popolazione già residente; ma anche dagli effetti economici riscontrati in seguito all’arrivo degli immigrati, i quali, spesso, vanno a coprire settori abbandonati dalla manodopera locale, favorendo allo stesso tempo la flessibilità del lavoro e impedendo a molte fabbriche di chiudere rovinosamente, risultando per tanto funzionali al sistema economico dei Paesi di destinazione. Tali effetti alimentano spesso anche conflitti tra generazioni, xenofobia, perdita dell’identità culturale.

In relazione ai paesi di destinazione, resta vivo poi un luogo comune spesso usato per attaccare politiche migratorie più liberali secondo il quale nel lungo periodo l’Europa potrebbe essere popolata da non europei. Ciò, tuttavia, non trova affatto riscontro nei dati sulla popolazione non nazionale residente nei principali paesi di destinazione dei flussi dagli anni ’50 al 1998.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il contributo dell’immigrazione alla crescita della popolazione dei paesi considerati non ha avuto, infatti, alcun impatto significativo anche per effetto della tendenza del tasso di fertilità degli immigrati ad uniformarsi, nel lungo periodo, con le popolazioni locali. Nel breve e medio periodo poi, il fenomeno migratorio inizia addirittura ad avere effetti positivi sulla popolazione del paese ospitante visto che le conseguenze negative provocate dal rapido invecchiamento della popolazione dei paesi europei sono controbilanciate dalla presenza degli immigrati che riducono la media delle età della popolazione totale agendo come elemento stabilizzante sulla stessa.

Diversa in tale ambito appare la reazione, da parte dei principali paesi europei del Mediterraneo, rispetto agli ingressi degli immigrati, determinata dall’osservazione sui dati relativi all’invecchiamento della popolazione nazionale e alle disfunzioni del mercato del lavoro. Secondo le proiezioni dell’ONU sulla crescita della popolazione, nel periodo 2005-30, nell’ambito dei paesi dell’UE più popolosi e di quelli mediterranei, solo Gran Bretagna e Francia non vedranno diminuire la propria popolazione complessiva, mentre, i paesi della sponda mediterranea dell’Unione, Spagna, Grecia e soprattutto Italia assisteranno ad una diminuzione dell’ammontare complessivo della popolazione nazionale.
In riferimento alla popolazione in età lavorativa, nella fascia compresa tra i 15 e i 59 anni, nello stesso arco di tempo, la diminuzione sarà comune a tutti i paesi considerati. In relazione all’invecchiamento demografico e alla diminuzione della popolazione in età lavorativa, la Commissione europea ha ribadito più volte che l’aumento dei flussi migratori è sempre più probabile e soprattutto più necessario per rispondere alle necessità della stessa Unione.