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Il piano di riparto nel fallimento.

Le spese comuni

Come già trattato nel precedente capitolo, l' articolo 111 L.F. stabilisce un ordine di ripartizione delle somme ricavate dalla liquidazione dell'attivo fallimentare, in modo da soddisfare crediti prededucibili, privilegiati e chirografari.
Una volta definita la gerarchia di soddisfazione dei creditori si dovrà determinare e quantificare l'attivo realmente distribuibile, che va in primo luogo diviso fra le masse. Questa indicazione viene fornita dall'art. 111 ter L.F., introdotto dal D. Lgs. 9 gennaio 2006 al fine di regolare al meglio sia la divisione delle somme da ripartire che l'imputazione delle spese sostenute dagli organi della Procedura.

Pertanto, l'attivo fallimentare sarà suddiviso in due distinte masse: la massa liquida attiva immobiliare e la massa liquida attiva mobiliare.
La prima è costituita non solo dalle somme ricavate dalla vendita dei singoli beni immobil ma, ai sensi dell'articolo 2912 c.c., anche dalle loro pertinenze, dai frutti naturali e civili (calcolati anche dopo la dichiarazione di fallimento) e da una quota proporzionale degli interessi attivi maturati sui depositi di tali somme. Pertanto, gli immobili vanno considerati nella loro completezza, esaminando tutti gli elementi che concorrono a determinarne il valore economico.

La seconda è individuata secondo un criterio residuale, essendo costituita da tutte quelle entrate che non siano riconducibili alla massa immobiliare e, pertanto, non attinenti alla vendita di beni immobili. In tal caso, va ricordato che i beni mobili aziendali non possono essere considerati pertinenze dell'immobile, a meno che non ne siano incorporati dando vita ad un bene complesso.
Al terzo comma, la norma impone al curatore una regola già diffusa nella prassi precedente alla riforma, ovvero la tenuta di conti autonomi per le vendite dei singoli beni mobili o immobili oggetto di pegno, privilegio speciale o ipoteca, con l' analitica indicazione delle entrate e delle uscite di carattere specifico e della quota di spese generali da imputare a ciascun bene secondo un criterio proporzionale. Pertanto, ogni massa attiva sarà divisa in tante "sottomasse" quanti sono i beni mobili o immobili oggetto di pegno, ipoteca o privilegio speciale e, per ognuna di esse, dovrà essere stilata una graduatoria basata sulla gerarchia delle cause di prelazione descritta nel precedente capitolo.

Tra le spese di carattere specifico, menzionate al presente comma, sono compresi i costi per la conservazione ed amministrazione dei singoli beni, i costi di stime e perizie, di pubblicità ai fini di vendita, i costi di cancellazione di iscrizioni e trascrizioni, le spese fiscali e quelle giudiziali per il rilascio o per la prosecuzione delle espropriazioni.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il piano di riparto nel fallimento.

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Informazioni tesi

  Autore: Giacomo Andreoletti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia, innovazione e organizzazione delle imprese nei mercati globali
  Relatore: Federico Clemente
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 192

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Parole chiave

fallimento
concorso
creditori
concorsuale
riparto
universalità
privilegi

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