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Potestà legislativa esclusiva statale Vs autonomie regionali

Dal regionalismo duale al regionalismo collaborativo

Esistono due concezioni del regionalismo: la prima concezione è quella della regionalismo duale o garantista, che è esattamente quella del vecchio titolo quinto dove si distinguevano le funzioni tra la legge statale e quella regionale, quindi c'è il concetto di una separazione, opposta invece è l'idea del regionalismo cooperativo dove si pone al centro una sorta di collaborazione e di coordinazione tra i vari enti, ed è un meccanismo che consente ai vari livelli di governo, come quello statale e regionale, di collaborare e coordinarsi tra loro.

Sulla carta tutti e due i modelli funzionano perché sembrano ragionevoli, ma in pratica il regionalismo duale è irrealistico, non tiene conto della realtà e del fatto che i livelli di governo agiscono sul medesimo territorio; la legge statale ad esempio relativa al turismo, si pone l'obiettivo di organizzare le aziende turistiche che stanno sul territorio, la legge regionale allo stesso modo si pone un identico obiettivo quindi l'obiettivo dei pubblici poteri è implementare l'azione politica sul territorio; non esistono ad esempio di alberghi regionali e quelli statali ma esiste solamente la categoria degli alberghi ovvero un settore economico legato al turismo.

Il regionalismo cooperativo allora per questo motivo è più simile alla realtà, è più lungimirante perché la realtà è quella dell'inevitabile intreccio fra l'azione dei pubblici poteri; un classico modello di regionalismo cooperativo è quello tedesco dove c'è un collegamento tra il livello statale e quello regionale dei lander che è realizzato portando i rappresentanti dei lander, cioè i singoli presidenti, nell'ambito del Parlamento; qui c'è proprio l'idea del federalismo cooperativo, mettere insieme per decidere insieme e quindi la legge è il risultato anche della volontà dei presidenti dei lander. Invece la Costituzione del 1948 questa logica di coordinamento tra lo Stato e la Regione non la conosce, ma immagina sempre piani separati o classi separate.

L'entrata a regime della riforma del 2001 ha dimostrato la presenza di una tendenza in cui le competenze dei due legislatori si sovrappongono,è a tutti noto inoltre come il catalogo delle materie contenuto nel novellato art 117 Cost,abbia subito,ad opera della giurisprudenza costituzionale una rapida erosione che ne ha compromesso la capacità di predefinire con certezza le attribuzioni legislative dello Stato e delle Regioni, e questo è uno dei risultati più tangibili del processo di "smaterializzazione" delle materie composto di diversi sottoprocessi: da un lato la fragilità di “etichette” scritte in Costituzione ma prive di un contenuto “amministrativo” preciso, per le quali inoltre non si è previsto un processo di concretizzazione attraverso il trasferimento delle funzioni amministrative e delle dotazioni; dall’altro una progressiva “derubricazione” sia delle materie di competenza esclusiva dello Stato, di cui si è negato lo status di “materie in senso tecnico” riclassificandole come “materie trasversali”, sia delle materie di competenza “residuale” delle Regioni,ampliamente ridimensionate in via interpretativa e comunque ricoperte dalla disciplina trasversale dello Stato.

Nell’attuale assetto costituzionale si può identificare una lenta sedimentazione del principio collaborativo;sono numerose infatti le disposizioni del nuovo titolo V in cui il principio di leale collaborazione è espressamente richiamato ed anche laddove ciò non avviene si deve ritenere che i principi collaborativi mantengano intatti la loro consistenza . Per questa via, la leale collaborazione è presupposta nell'articolo 118 primo comma, così come nell'articolo 117 comma 6 in riferimento alla delega di poteri regolamentari.

Nell'attuale esperienza costituzionale,inoltre,la leale collaborazione rappresenta un'esigenza di sistema senza il quale il rapporto tra enti non è in grado di funzionare. È, insomma, "il grasso che fa scorrere gli ingranaggi" del nuovo titolo V; un principio che è "immanente al combinato disposto degli articoli 5 e 114 della Costituzione, in quanto funzionale a contemperare il valore dell'unità con quello dell'autonomia".

È la stessa teoria della separazione dei poteri che porta con sé il principio di leale collaborazione. Vi è, infatti, una tensione che non si può eliminare che è presente in ogni Stato in cui sono riconosciute in maniera forte le autonomie locali,tra unità e differenziazione. Si tratta di due principi contrapposti ma indivisibili poiché Stato e Regioni ,essendo comunque tra di loro enti distinti ed autonomi, sono integrati all’interno del medesimo sistema di valori individuato dalla Costituzione,che rappresenta il momento più importante di unificazione normativa. Sicuramente l’articolo 117 al quarto comma, ha determinato un ripensamento concreto del rapporto tra le due fonti, ma come si tenterà di dimostrare nei capitoli seguenti, l'impianto gerarchizzato, ispirato da una logica di contrapposta separazione tra enti, è stato sostituito da un modello collaborativo in cui le istanze unitarie sono ancora affidati alla legge dello Stato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Potestà legislativa esclusiva statale Vs autonomie regionali

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Informazioni tesi

  Autore: Loris Germani
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Scienze delle pubbliche amministrazioni
Anno: 2011
Docente/Relatore: Benelli Filippo
Istituito da: Università degli Studi di Macerata
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 171

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Parole chiave

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autonomia regionale
leale collaborazione
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materie trasversali
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riforma del titolo v della costituzione
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potestà legislativa statale
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legge n 3/2001
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