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Falliti e fallimenti metafisici nella narrativa di Angelo Fiore

Angelo Fiore: una lettura 'antropoanalitica'

Fin dalla sua nascita, che, come noto, risale alla fine dell’Ottocento per opera di Kraepelin, la psichiatria classica ha sempre classificato le persone 'strambe' - ma quest’atteggiamento è estendibile a tutte le 'categorie malate' - come persone alienate, autistiche, inaccessibili. Così facendo, essa ha operato sempre una distinzione netta tra sanità mentale da una parte, e malattia mentale dall’altra: i malati mentali non si comportano come 'noi', secondo la 'norma', ma rappresentano una 'deviazione dalla norma'; essi vanno, dunque, con i potenti strumenti della medicina, ricondotti sulla 'retta via'.

Sul fronte diametralmente opposto è l’analisi esistenziale, o antropoanalisi, di Ludwig Binswanger (1881-1966), filosofo e psichiatra di nazionalità svizzera, seguace di Husserl e di Heidegger. Nel suo saggio sulla stramberia1, Binswanger considera gli strambi, intanto, come uomini e, in quanto tali, ontologicamente, uguali a 'noi'. In quanto uguali a noi, essi non vanno classificati e curati (per riportarli alla norma), ma compresi "nel loro essere peculiare, in quanto persone essenti con noi".

Ma cosa c’entra la stramberia con Angelo Fiore? In verità, ciò che si spera di ricavare applicando allo scrittore palermitano l’interpretazione antropoanalitica della stramberia operata dallo psichiatra svizzero è un 'modello concettuale' che funga da guida, da 'torcia' che illumini la via, giacché "Non c’è luce nei racconti di Angelo Fiore. Il buio si sovrappone al buio. Sulla pagina cadono lampi ciechi, metallici come rasoiate caravaggesche. E a volte è come se una mano venisse fuori dalle righe […] e ci spingesse nel fondo più oscuro di noi stessi". A tal proposito, prendiamo come esempio il racconto Un caso di coscienza, che dà il titolo all’omonima raccolta del Fiore esordiente: al lettore che si avventurasse in queste pagine potrebbe accadere di non saper distinguere la 'vittima' dal 'carnefice', così da non potersi schierare né da una parte, né dall’altra. Qui, Bùccoli, un affermato commerciante di Messina, il cui unico obiettivo nella vita sembrava essere quello di salire quanti più gradini possibile nella scala sociale, cercherà, sul finire del racconto, la stima di un mezzo accattone con la mania di raccogliere tutti i mozziconi lanciati dai passanti di una via traversa di piazza Cairoli; tutti, tranne quelli lanciati dal Bùccoli che, a motivo di quel rifiuto, si era sentito, addirittura, umiliato di fronte agli amici che, con quel pretesto, voleva divertire: quello strano personaggio, non cadendo nel tranello, aveva minato la sua stessa autostima.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Falliti e fallimenti metafisici nella narrativa di Angelo Fiore

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Informazioni tesi

  Autore: Mattia Rugolo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Giuseppe Rando
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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