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Da utente a protagonista: l'empowerment del cittadino in ambito sanitario

La salute come benessere globale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1946 ha innovato il concetto di salute ampliandolo e considerando la globalità degli aspetti della persona: esso viene definito non più come assenza di malattia, ma come uno “stato di completo benessere fisico, mentale, sociale”.
Si intuisce facilmente come tale condizione possa essere difficilmente riscontrata nella realtà; essa rappresenta piuttosto un ideale cui fare rifermento nel pianificare e implementare le strategie di intervento in tema di prevenzione e promozione della salute. In oltre, pur essendo universalmente riconosciuto il diritto ad aspirare a uno stato di benessere completo, più difficile é stabilire criteri univoci che definiscano in concreto questa condizione; si entra nel campo della soggettività e dei significati personali attribuiti al termine.

Secondo la Carta di Ottawa (WHO, 1986) nella quale la salute viene considerata “un importante investimento sociale”, lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale può essere raggiunto da un individuo o da un gruppo che abbia acquisito la capacità di “identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte”.
In particolare nella dichiarazione di Jakarta sulla promozione della salute, si ampliano ulteriormente le aree tematica e le aree oggetto di possibili interventi allo scopo di aumentare il benessere delle persone; ci si focalizza ulteriormente sull’inclusione di fattori socio-ambientali e politici nel determinare lo stato di salute. In essa viene affermato, infatti, che “I prerequisiti per la salute sono la pace, una casa, l’istruzione, la sicurezza sociale, le relazioni sociali, il cibo, un reddito, l’attribuzione di maggiori poteri alle donne, un ecosistema stabile, un uso sostenibile delle risorse, la giustizia sociale, il rispetto dei diritti umani e l’equità.”

Parlare di benessere in senso globale, di qualità della vita come diritto da garantire universalmente, non significa un’altrettanto universalità dei tipi di intervento; non esistono “ricette” precostituite, valide per tutti, che possono agire in tal senso. Per trasformare la dichiarazione di intenti in intervento operativo, infatti, bisogna tenere presenti le molteplici declinazioni di bisogni e aspirazioni, che possono essere le più disparate a seconda del soggetto o gruppo a cui ci si riferisce non sono quindi definibili universalmente. Essi dipendono da fattori personali, ambientali e socio-culturali, e possono subire variazioni anche nella stessa persona, cambiando a seconda della situazione e della fase della vita che si trova a vivere.
Queste considerazioni valgono ugualmente per il concetto di salute: se si va oltre al riferimento condiviso di assenza di malattie e si cerca di darne una definizione “in positivo”, sorgono le difficoltà, anche perché spesso manca una vera e propria consapevolezza dell’idea di essere sani (Gardner,1993): la salute non è oggetto di preoccupazione e di consapevolezza del proprio stato come é invece la malattia.
Si può parlare di oggettività se ci si riferisce ad alcune condizioni di cui si è certificata l’influenza sullo stato di salute e benessere quali la situazione igienico-sanitaria dell’ambiante in cui vive il soggetto, le risorse economiche e culturali di cui dispone, l’ambiente familiare e sociale; tuttavia l’impatto di queste variabili può avere effetti soggettivi molto diversi, e ciò riporta il discorso all’importanza del vissuto personale.
Ciò che può essere considerato benessere risulta un concetto fluttuante e mutevole, la cui percezione può essere influenzata anche da fattori storico-culturali tra cui: una visione particolare del mondo, prevalente in una determinata epoca; i valori propri di una certa cultura, dominanti in particolari momenti storici; i luoghi comuni che possono concorrere a plasmare la visione personale della vita.

Pianificare interventi a favore della salute dei cittadini significa quindi tenere conto dei significati personali che ciascuno può attribuire alla definizione ideale di completo benessere data dall’OMS: in concreto, é necessario abbandonare modelli precostituiti o”ricette”scritte a priori, imponendo a tutti gli stessi criteri dalle pretese universalistiche; é invece opportuno calarsi nella realtà locale e soggettiva delle popolazioni bersaglio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Da utente a protagonista: l'empowerment del cittadino in ambito sanitario

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Informazioni tesi

  Autore: Alice Pelosi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Maria Augusta Nicoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 195

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