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Il delinquente e la sua capacità: la personalità del reo nel dibattito penalistico italiano

Il Codice Zanardelli: storia di una lunga gestazione

Per quasi tre decenni l’Italia unificata politicamente fu tutt’altro che univoca nel suo assetto giuridico penale. Ciò era dovuto a motivi già esposti nel primo capitolo, ove si parlava dei codici preunitari e della loro vigenza ulteriore nonostante la fine della vita politica degli “staterelli” peninsulari ottocenteschi. Per usare le parole di Sbriccoli, “il codice […] è un punto d’approdo.

Ma è anche la magna quaestio che per trent’anni tiene impegnati giuristi e legislatori in un confronto altamente significativo”. Il problema della legislazione penale era stato posto ma “dal 1861 in poi e fino alla data del codice Zanardelli del 1889, e cioè per ben ventotto anni, si ebbe tutta una serie di tentativi infruttuosi e di progetti ministeriali non giunti in porto e molte volte non giunti neppure alla discussione parlamentare”.

Una serie di progetti, si diceva, articolati ed individuabili lungo un processo caratterizzato da due fasi: “la prima va dall’emergenza dei primi anni Sessanta fino a tutti i Settanta” ed è caratterizzata da un lavoro legislativo “lento, contraddittorio, incerto” e da “una dottrina che appare composita, vaga, debole […] (con l’eccezione di Carrara)”; la seconda si svolge invece negli anni Ottanta del XIX secolo, rispetto ai quali risultano peculiari un operato “risoluto, lucido ed efficace” ed un valido apporto teorico addotto da una classe giuridica che pian piano “prende coscienza, si libera di tante incertezze, cresce di immagine, di prestigio e di peso”.

Ebbene alla prima fase così indicata sono riconducibili ben cinque tra disegni di legge e riproposizioni di progetti già impostati; ulteriori quattro rientrano nella seconda fase. Il perché di una tale situazione è presto spiegato ed è riferibile, sostanzialmente, a due fattori. Il primo è meramente politico, in quanto numerosi progetti fallirono a causa di governi “caduti” prematuramente o ministri destituiti. Il secondo è più importante e profondo.

L’ostacolo maggiore si trovava in una differenza essenziale che correva tra il codice sardo del 1859 e la legislazione toscana155 ed “il problema dell’unificazione del diritto penale implicava quindi questo dilemma: o ripristinare la pena di morte in Toscana, o abolirla nel resto d’Italia”. Peraltro sia l’una che l’altra soluzione non erano di facile applicazione come i lavori preparatori al codice del 1889, cui si rimanda, avrebbero in seguito dimostrato.

Il percorso normativo cominciò grazie al ministro di grazia e giustizia Miglietti nel 1862 ma fu il guardasigilli Pisanelli a formare una commissione per la compilazione del codice penale nel 1863. Tuttavia, la caduta del ministero nel 1864 non permise che il progetto fosse esaminato dal parlamento. Solo un anno dopo si cercò di arrivare ad una soluzione compromissoria: il Mancini propose, infatti, di estendere a tutta l’Italia il codice sardo del 1859 modificato dal decreto del 17 febbraio 1861, con l’aggiunta – non di poco conto – dell’abolizione della pena capitale.

Il progetto fu approvato dalla Camera dei deputati ma venne respinto al Senato, che si oppose proprio a questa modifica che sarebbe stata epocale. Nel 1874 il guardasigilli Vigliani tentò una strada inversa: egli presentò al Senato un progetto di codice penale in cui la pena di morte veniva mantenuta ma sottoposta ad un regime rigoroso e molto più ristretto. In effetti l’Alta Camera approvò il progetto ma nel 1876 il Ministero cadde senza che il nuovo testo potesse divenire legge.

Salita al potere la Sinistra, il nuovo guardasigilli Mancini nominò nel 1876 una commissione che modificasse il progetto Vigliani precedentemente approvato dal Senato e poté presentare alla Camera il progetto relativo al primo libro, con annessa abolizione della pena capitale. Nuovamente la Camera approvò nel 1877, ma il Senato si oppose irrimediabilmente.

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Il delinquente e la sua capacità: la personalità del reo nel dibattito penalistico italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Papalia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Paolo Cappellini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 299

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