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Il Trionfo marino di Agostino Carracci a Palazzo Farnese: una nuova interpretazione iconografica

Iconografia del Trionfo marino di Agostino Carracci

Uno degli affreschi di Agostino pone, non essendoci mai stata certezza su quale sia il soggetto mitologico rappresentato, un complicato problema iconografico: è l’affresco opposto all’Aurora e Cefalo, al di sopra della porta di accesso alla Galleria.

In passato il nome che veniva più frequentemente dato all’opera era quello di “Galatea”, senza dubbio per via dei suoi evidenti rimandi all’affresco di Raffaello con questo titolo, presente alla Farnesina. Il primo riferimento alla rappresentazione compare nell’orazione di Lucio Faberio, che dimostra di avere una conoscenza della Galleria un po’ confusa; nella commemorazione delle opere di Agostino, durante il suo funerale nel gennaio del 1603, egli esorta i suoi ascoltatori ad ammirare

la Diana e la Galatea, due quadri a fresco che egli dipinse nella Galleria. [119Bellori in Malvasia ]

Con Diana Faberio intende l’affresco di “Aurora e Cefalo”, che ha evidentemente confuso con Diana ed Endimione. Tuttavia, le parole del Faberio hanno avuto un certo peso, e nel momento in cui Baglione scrive le sue Vite “Galatea” era diventato il titolo accettato.

Lavorò anch’egli nel bel Palagio de Signori Farnesi insieme co’l fratello Annibale. E nella Galleria in una delle facciate grandi nel mezzo è di Agostino la fauola della Ninfa Galatea, che percorre il mare. [Baglione]

Non molto tempo dopo, tuttavia, Bellori sembra avere qualche perplessità sulla correttezza del soggetto. Nel suo primo resoconto sul ciclo farnesiano, non è evidentemente in grado di prendere una decisione.
Galatea oppure sia Venere portata sopra il mare da Cimotoe Dio Marino, viene accompagnata dalle Grazie sopra i Delfini e dagli Amori volanti con la face e con gli strali: fu ingegno del pittore per significare lo strepitio della buccina inspirata da Tritone, il figurarvi appresso un Amorino, che si chiude gli orecchi. Questa con la seguente favola fu colorita da Agostino Carracci. [121 Malvasia 1678 [1841-1844+, I, p.316. Nell’articolo del 1966 Dempsey fa notare come la memoria del Bellori gli abbia giocato un brutto scherzo dal momento che ha confuso Tritone con Cimotoe, una Nereide amata da Tritone. Dempsey 1966, p.67 nota 2. ]

Più tardi, nelle Vite del 1672, Bellori decide fermamente per Galatea.

Scorre Galatea il ceruleo seno del mare tranquillo non siede ella in conca, ò in aureo legno, ma piegasi ignuda sopra il dosso di Tritone, che l’abbraccia, e la sostenta. E mentre ella stende il piede sù’l liquido campo, posa il sinistro braccio su la spalla del marino nume, aprendo la palma à i dolci zeffiri sereni. Solleua l’altro braccio, e la mano sopra il capo, e sventolando in aria gonfio il sottil manto, leggiadramente con due dita sospeso lo ritiene. La seguono tre Nereidi sorelle su i Delfini assise, e una di loro addita il candore di Galatea che prende il nome dal latte. Un altro Tritono precorre il coro, dando fiato alla buccina, e per significare lo strepito, fù ingegno del pittore il fingervi appresso un Amoretto fanciullo, che con ambe le mani si chiude gli orecchi, quasi quasi non possa di vicino sofferirne il suono. Altri de gli Amori nuotano, e scorrono auanti sopra Delfini, altri volano sù per l’aria, portando faci, e dardi, e scoccando saette, con ischerzo di tutta la fauola colorita delicatamente per mano d’Agostino Carracci.[Bellori]

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Il Trionfo marino di Agostino Carracci a Palazzo Farnese: una nuova interpretazione iconografica

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Di Franco
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia dell'arte
  Relatore: Vincenzo Farinella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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