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La direzione delle relazioni del lavoro in Europa: il decentramento e il ruolo dello stato

La prevalenza della Path Dependency

Una delle ipotesi relative alla direzione delle relazioni del lavoro sostiene che la crescente internazionalizzazione dei mercati conduce inevitabilmente ad una disorganizzazione delle relazioni industriali, le quali convergerebbero verso istituzioni omogenee e guidate dal mercato. L'evidenza empirica, però, in molti casi smentisce questa teoria e dimostra come le istituzioni non seguono un percorso "pre-confezionato" simile in tutti i paesi. Al contrario, le istituzioni si adattano alle pressioni del mercato riferendosi a se stesse (in modo autoreferenziale). In pratica, i vari stati nazionali seguono traiettorie diverse durante i periodi di crescita come in quelli di crisi strutturale per la forte influenza che hanno su ciascun paese la storia e le conseguenti istituzioni (Boyer, 1988). Può anche succedere che le istituzioni non evolvano affatto per le forti relazioni simbiotiche che si sviluppano tra gli attori sociali e per l'alto costo che comporta il cambiamento. Per esempio, Stark (1992) nel suo studio sui paesi dell'Europa centro-orientale in transizione dal regime comunista verso forme democratiche, sottolinea come il processo di trasformazione sia specifico per ogni paese. Innanzitutto, la "teoria della convergenza" che prefigurava uno sviluppo verso un'unica forma di capitalismo in tutti i paesi, è smentita dagli sviluppi dei fatti. In secondo luogo, l'evoluzione istituzionale in questi paesi è la conseguenza d'interazioni di varie forze: non solo i policy makers, ma anche élites economiche e istituzioni che sono sopravvissute al vecchio regime. Gli interessi diversi legati a differenti gruppi sociali hanno frenato un'economia basata su una fredda logica di mercato. I managers, per esempio, hanno dovuto rivedere (in parte) i loro piani di privatizzazione tenendo conto degli interessi del sindacato e di forti gruppi di pressione che hanno difeso istituzioni e posti di lavoro (talvolta obsoleti e improduttivi).

La prevalenza della path-dependency si evidenzia, ancora, con il rinnovamento di una politica neocorporativa in tutti i paesi europei (tranne che in Gran Bretagna). Infatti, nonostante l'internazionalizzazione dei mercati e il ruolo delle multinazionali che cercano di accordarsi direttamente e singolarmente con il sindacato, il periodo compreso tra il 1980 e il 1996 vede ancora il prevalere della contrattazione pluriaziendale (multi-employer bargaining) e delle politiche salariali coordinate. E ciò per un motivo molto chiaro ai governi: le politiche coordinate hanno una ricaduta positiva sulla macroeconomia (cosa che non avviene con la contrattazione del singolo
imprenditore). Questo nuovo modello neocorporativo si afferma, però, in un nuovo contesto economico: quello dal lato dell'offerta. Un mercato del lavoro più flessibile e nuove politiche neoliberiste richiedono una dispersione dei salari.
Il nuovo compromesso corporativo è consistito, quindi, nel rendere il coordinamento salariale compatibile con la flessibilità. Il "decentramento organizzato" ha attraversato due fasi:

- Quella degli anni Ottanta, che ha visto il trasferimento dei poteri negoziali dal livello centrale a quello settoriale.

- Quella degli anni Novanta, che prevedeva la delega della competenza salariale dal centro alla dirigenza delle imprese e ai rappresentanti aziendali dei dipendenti.

Per concludere, la fine del periodo keynesiano e l'affermazione di una politica economica basata sull'offerta e su una maggior liberalizzazione dei mercati hanno visto riaffermarsi il corporativismo, ma sotto forme diverse, più decentrate. Ciò significa che vi è una minor rigidità nella contrattazione e che gli accordi di livello centrale definiscono un quadro normativo di riferimento dentro il quale gli attori di livello più periferico possono trovare forme di flessibilità e cambiamenti relativi. Questo nuovo quadro di relazioni industriali vede ancora il prevalere della contrattazione pluri-aziendale che assicura un coordinamento macroeconomico competitivo insieme ad una micro flessibilità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La direzione delle relazioni del lavoro in Europa: il decentramento e il ruolo dello stato

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Roncalli
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Alessia Vatta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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Parole chiave

globalizzazione
corporativismo
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ruolo dello stato
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