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L'evoluzione del potere esecutivo in Italia (1946-2010)

Le modifiche dell’esecutivo, 1964-2000

La debolezza del Governo era percepita come un serio problema della, e per la politica italiana. Per questo motivo, pur iniziando in modo blando, si avviò una lunga stagione di riforme. Si voleva rimediare alle crisi di governo, alla mancanza di coordinazione tra le azioni dei ministri e le direttive del presidente, così come alla sua debolezza.

Si voleva “ricreare” un’istituzione valida, e capace di compiere il proprio lavoro rivolto all’intero e all’esterno del paese. Cotta e Verzichelli (2008), per descrivere questo cambiamento, parlano del passaggio da governi deboli e instabili a governi più forti e durevoli. Non si può descrivere in altri termini il rafforzamento che il governo ha avuto (e continua ad avere).

Questo stravolgimento rispetto alle decisioni della costituente si spiega con il fatto che ci si accorse che un governo influente, stabile, dotato di una rilevante capacità di iniziativa e di proposta, non costituisce un ostacolo alla disciplina che prevede le funzioni del parlamento. Esecutivo forte non significa necessariamente perdita di democrazia.

La maggior parte delle variazioni prevedevano la riorganizzazione della Presidenza del Consiglio, l’organo più importante.
"L’attore governo, mano a mano che riusciva a rafforzarsi nei confronti di altri attori istituzionali – primi tra tutti parlamento e partiti – ha innescato un processo riformatore delle proprie strutture organizzative allo scopo di creare quella stanza dei bottoni la cui mancanza era stata lamentata sin dagli inizi della Repubblica."

La storia delle riforme dell’esecutivo può essere suddivisa in due periodi sulla base della natura degli interventi. Infatti, fino agli anni Settanta le modifiche sono il frutto di "aggiustamenti ad hoc, di tipo reattivo – in risposta, cioè, ai diversi problemi che un presidente del Consiglio risolveva di volta in volta in maniera incrementale – dall’inizio del decennio successivo l’organizzazione di Palazzo Chigi cambia consequenzialmente ad un mutamento di visione del ruolo e dei poteri dell’attore governo in generale e del capo dell’esecutivo in particolare."

Ciò significa che dagli anni Ottanta in poi le leggi di modifica sono frutto di un progetto chiaro, organico, e non avvengono in maniera occasionale. Più si rafforza il governo, più saranno visibili i caratteri della policy di riforma.

Non si può affrontare questa analisi a prescindere dagli eventi politici che si susseguirono, e che furono determinanti anche per l’effettivo funzionamento del governo. Si pensi solo al passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, con il referendum che sancì il cambiamento del sistema elettorale da proporzionale a maggioritario, con conseguenze rilevanti nell’ambito dell’effettivo funzionamento del governo. Sarà una panoramica che tratterà aspetti normativi immersi nel contesto politico di riferimento (interno ed esterno al paese).

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'evoluzione del potere esecutivo in Italia (1946-2010)

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Marongiu
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Fulvio Venturino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 34

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Parole chiave

anni di piombo
prima repubblica
seconda repubblica
rapporto giannini
legge 400/1988
potere esecutivo
legge 59/1997
legge 303/1999

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