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Delitti contro il pudore e l'ordine delle famiglie nelle codificazioni italiane

Lo stupro nelle "Leggi penali di Giuseppe Bonaparte per il Regno di Napoli"

Con riferimento alla fattispecie delittuosa che interessa la nostra indagine, prendiamo in considerazione la legge sui delitti e sulle pene.
Lo stupro viene disciplinato nella sezione terza, libro secondo, rubricata "Delitti di lussuria".
L'articolo 223 definisce "lo stupro qualificato commesso con violenza vera ed effettiva sopra persone o di diverso o del medesimo sesso". Dunque stabilisce che questo delitto "è punito co' ferri in terzo grado. È inoltre il reo tenuto alla rifrazione del danno, che abbia recato alla fanciulla o alla vedova violata".
La punizione prevista è costituita dai ferri in terzo grado ed è interessante la previsione, assolutamente moderna, di un risarcimento del danno da parte del reo a favore della vittima dello stupro. L'art. 224 chiarisce che il bene giuridico leso è, così come nel codice napoleonico, il pudore della persona offesa, mentre l'art. 225 prevede la fattispecie di stupro violento commesso con armi, con numero di persone che costituiscano la pubblica violenza, e commina la pena più dura, " i ferri in quarto grado", e la pena "esemplare della gogna, espiate le quali pene, sarà dato il bando perpetuo dal Regno". A norma dell'art. 226, "lo stupro violento commesso con ferite antecedenti o posteriori all'atto, per cui si era usata la violenza, è punito con la morte esemplare".

Si prevedono dei casi in cui la seduzione è equiparata alla violenza:

1-quando lo stupro sia caduto sopra persone che non abbiano ancora terminato l'anno della pubertà;

2-quando sia caduto sopra persone inferme ed alterate di mente;

3-quando sia commesso da coloro che hanno una potestà legittima sulla persona offesa;

4-quando sia caduto sopra persone congiunte né gradi stretti di parentela definiti dalla legge.

In questi casi, la qualità della persona offesa, e la di lei querela, contengono implicitamente la prova della violenza.
L'articolo 228 stabilisce che le persone che rendono qualificato lo stupro, in base all'art. 227, sono il tutore o il curatore, il maestro e chiunque abbia direzione di consiglio, che comunque abbia un vincolo di autorità morale sulla persona offesa. È presunta la violenza nello stupro nelle seguenti persone congiunte per sangue: negli ascendenti di ogni grado, ed in quelli che sono in luogo di genitori, come il suocero e la suocera con nuora e genero; nel fratello verso la sorella, purchè la donna non abbia ancora compiuto quattordici anni ed il fratello la superi per la distanza di almeno cinque anni. In tali casi la pena è quella perpetua dei ferri.
Si considera qualificato lo stupro commesso con ratto, con fuga violenta o clandestina della persona offesa. L'art. 232 prevede che il ratto, nel concorso delle stesse circostanze aggravanti dello stupro, è sempre punito "d'un grado maggiore della pena stabilita per quel delitto" Infine l'art. 233 prescrive come condizione di procedibilità alla persecuzione dei delitti di stupro e ratto, la denuncia della parte offesa o delle altre persone cui compete in tali delitti il diritto di accusare. Si estinguono con la remissione della parte offesa, col consenso della donna offesa, autorizzata dal padre o da chi ne fa le veci, qualora questo nasca dal matrimonio concluso tra le parti. Era dunque permesso che il matrimonio tra le parti estinguesse il reato, ma solo se non vi fosse "impedimento civile per congiunzione di sangue".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Delitti contro il pudore e l'ordine delle famiglie nelle codificazioni italiane

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Informazioni tesi

  Autore: Serena Iannello
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Giacomo Pace
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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