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La valutazione della sostenibilità del turismo rurale. Un'analisi delle metodologie

Systemic Sustainability Analysis (SSA)

L’approccio SSA, si colloca a cavallo tra le tecniche pure di analisi partecipata e le metodologie che adottano equazioni matematiche, in quanto vuole fornire una misura della sostenibilità con il semplice ausilio di un grafico e di una banda di equilibrio, la quale rappresenta la condizione di referenza ideale.

Esso si basa su una serie di fasi che sono:
1) identificazione degli stakeholders;
2) identificazione dei principali indicatori;
3) identificazione della banda di equilibrio;
4) sviluppo di un AMOEBA;
5) estensione dell’AMOEBA nel tempo. [Camarsa 2003].

Seguono, poi, la fase preliminare, nella quale grazie al ricorso all’analisi SWOT, affiora un quadro complessivo delle prime problematiche e dei primi pareri degli stakeholders, e l’applicazione vera e propria della procedura che si articola nelle fasi riportate sopra.

Tralasciando la prima fase, sulla quale ritorneremo nel capitolo 3, passiamo direttamente alla seconda. La seconda fase è quella dell’identificazione degli indicatori, che devono essere proposti dagli stakeholders e rivisti nel tempo per essere certi che siano sempre adatti a misurare la sostenibilità.

Essi sono divisi in cinque categorie:
1) Indicatori del settore turistico, quali, ad esempio, il consumo del territorio e lo spazio residuo pro-capite.
2) Indicatori di input ambientale, come la richiesta alimentare o la richiesta energetica;
3) Indicatori di output ambientale, come il peso delle infrastrutture a rete, il peso del turismo sulla qualità delle acque, il peso del turismo sulla depurazione delle acque reflue;
4) Indicatori sociali, quali il grado di impatto sociale, il rapporto tra turisti e residenti e il peso del turismo sul patrimonio culturale e architettonico del sito.
5) Indicatori economici, quali numero di turisti per anno e il grado di dipendenza dell’economia della destinazione turistica.

Individuati gli indicatori, ci concentriamo sulla fase dell’identificazione della banda di equilibrio che è quella che ci interessa maggiormente, in quanto fornisce l’indicazione per valutare il grado di sostenibilità raggiunto. Prima di tutto è necessario, individuare un range di misurazione per ogni indicatore, scelto nella fase 2, ossia dovrà essere individuato un valore minimo e un valore massimo per ciascuno. In seguito, spetta agli stakeholders il compito di disegnare la banda di equilibrio, una per ogni indicatore. Data l’individuazione del range, tale banda sarà attraversata da una retta che riporterà i valori delle misurazioni relative a ciascun indicatore. Ciò che si troverà al di sotto della banda sarà classificato non sostenibile, ciò che si troverà al suo interno verrà classificato sostenibile, mentre ciò che si troverà al di sopra della banda sarà classificato come più che sostenibile.
Da sottolineare è che i valori di oscillazione delle misure inerenti gli indicatori vengono sempre contestualizzati e, inoltre, come scrive l’autrice, dipendono da ciò che gli stakeholders ritengono sia sostenibile in relazione all’economia e al loro concetto di qualità della vita.
A questo punto entra in gioco la fase tre, ossia si richiede lo sviluppo di un AMOEBA (acronimo di general method for ecosystem description and assessment). AMOEBA è una metodologia nata con lo scopo di fornire una descrizione generale di un ecosistema e viene utilizzata per interpretare gli indicatori scelti in precedenza [Camarsa, 2003]. Questa metodologia si basa su un semplice grafico radar, in cui sono riportatati, suddivisi per ambito di appartenenza, gli indicatori al momento iniziale. Infine l’ultima fase consiste nell’applicare nel tempo l’AMOEBA, ossia nel disegnarla più volte facendo attenzione, scrive Camarsa [2003], agli indicatori che non si trovano nella banda di equilibrio: più l’AMOEBA assomiglia ad un cerchio perfetto più ci si muove verso la sostenibilità, dal momento che sarebbe stato raggiunto l’equilibrio ambientale e socio-economico, equilibrio rappresentato dal raggio del cerchio. Ciononostante, sostiene l’autrice, un cattivo AMOEBA è da considerarsi ugualmente positivo dal momento che permette di prendere coscienza delle eventuali problematiche e di adottare misure correttive in direzione della sostenibilità.
In conclusione l’AMOEBA costituisce una metodologia di semplice applicazione, non richiede grandi calcoli e viene sempre contestualizzata al momento storico, cosicché si presta ad essere uno strumento poliedrico e malleabile che può essere usato per ogni forma di turismo sostenibile, in particolare, l’autrice, nel suo elaborato, suggerisce l’AMOEBA per le navi da crociera, dal momento che il settore crocieristico è un simbolo di spreco e di sfruttamento della risorsa mare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La valutazione della sostenibilità del turismo rurale. Un'analisi delle metodologie

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Vernini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Giovanni Belletti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 70

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