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Parole tra i fili: viaggio nella storia letteraria del telefono

Gli anni '50: il telefono cantore del "male di vivere"

Questo decennio è caratterizzato da una forte espansione della telefonia italiana e dunque dell'utenza, grazie alla consistente riduzione delle tariffe e all'elevata efficienza tecnologica raggiunta dai servizi telefonici. Basti pensare al "sistema 1+1" con "una linea urbana e un posto derivato", messo a punto dalla Safnat, azienda milanese produttrice di telefoni. Nel 1959, si giunge invece al tipo standardizzato di apparecchio telefonico, realizzato dalla Siemens nei modelli da parete e da tavolo.
Un'importante funzione svolta dal medium da punto a punto in questi anni, è quella di catalizzatore del processo di "domesticizzazione dell'esperienza comunicativa", risultato di una nuova idea di famiglia, la cui articolazione in "nuclei […] chiusi al loro interno", è favorita proprio dal telefono. Diviene, così, particolarmente significativo il suo spostamento all'interno della casa italiana: dall'anonimo corridoio all'intimo soggiorno, ambiente del vissuto quotidiano e "luogo di resistenza all'avanzante modernità tecnologica e di massa".
A livello internazionale, sono da ricordare la realizzazione del collegamento telefonico tra Stati Uniti ed Europa, la presentazione di "Peatphone", la prima segreteria telefonica, e la costruzione dei primi videotelefoni.
La letteratura degli anni '50 si contraddistingue per il progressivo logoramento del Neorealismo e delle sue tematiche, imperniate sulla Resistenza e sull'impegno politico-sociale. La nuova generazione di scrittori intende analizzare le motivazioni profonde del disagio di cui soffre l'uomo moderno, ricorrendo a nuovi strumenti espressivi che permettono di intrecciare il dato sensibile con quello lirico, elegiaco. Si rifugge così dalla storia, valorizzando, invece, la condizione umana, letta in chiave ontologica, intimista e psicologica.
Questa linea è seguita, fra gli altri, da G. Bassani in Gli occhiali d’oro (1958), romanzo costruito su due storie diverse ma parallele: quella del dottor Fadigati e quella del protagonista, un giovane ebreo. Athos Fadigati è un medico rispettato e stimato dalla comunità piccolo-borghese e provinciale, fino a quando non viene scoperta la sua omosessualità, motivo di condanna del medico all'ostracismo sociale. La sua immensa solitudine si incrocia con quella altrettanto acuta e profonda del protagonista, colpito dall'incipiente campagna denigratoria antisemita.
Questa comune condizione di isolamento, trova una modalità rappresentativa nell'oggetto telefono, al quale Fadigati quasi si aggrappa, nel tentativo di colmare il vuoto immane, in cui è sprofondato ("Pareva che non gli riuscisse di staccarsi dall'apparecchio").
In tal senso, il medium da punto a punto concede al personaggio la possibilità di ricucire lo strappo subito dalla sua identità, di tornare a consistere per un suo simile, il quale
condivide con lui non solo un momento comunicativo, ma anche una condizione di emarginazione sociale. Un'atmosfera di quasi comunione, viene così a crearsi grazie al telefono, "strumento di rassicurazione psicologica", poiché rende possibile verificare la reciproca esistenza e "corroborare la propria sicurezza ontologica".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Parole tra i fili: viaggio nella storia letteraria del telefono

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Informazioni tesi

  Autore: Rosalba Gentile
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Alba Andreini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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