Cristiani e musulmani: una convivenza possibile

Mai nella storia dell’umanità i gruppi umani sono stati così tanto in relazione tra di loro come negli ultimi anni. Quando in passato questi potevano ignorarsi, adesso devono necessariamente confrontarsi e interagire tra loro. Ad ogni cristiano capita quotidianamente di incontrare sulla sua strada persone che confessano fedi diverse. Questo è dovuto al fatto che le società attuali sono diventate non solo multiculturali, ma anche plurireligiose. Inconsapevolmente a molti è capitato, e capita ogni giorno, di provare il dialogo interreligioso senza, talvolta, averne piena consapevolezza. Si assiste spesso nella società odierna alla scomparsa del fattore religioso che ha radici lontane. Le istituzioni religiose stanno perdendo la loro influenza sulla popolazione e solo alcune minoranze praticano regolarmente la religione. Nonostante ciò la ricerca religiosa, il bisogno di sacro, o di spirituale, così come la volontà di rivendicare la propria identità di fede, sono presenti. Ciò si spiega in parte dalle speranze deluse dalla nostra società del progresso. Inoltre l’arrivo in massa di fedeli di religione diverse dalla nostra e per noi nuove, dovute alle forti migrazioni recenti, ha sconvolto le nostre società. Il fattore religioso rimane quindi fondamentale sulla scena mondiale e una realtà concreta, soprattutto in quelle zone soggette a gravi disordini. Se da una parte le differenze religiose possono fomentare ancor di più i motivi di odio e di guerra, dall’altra parte i capi religiosi possono mostrarsi artefici di pace e fautori della riconciliazione. Quando le religioni servono l’intolleranza e l’odio, perdono ogni credito.
Al contrario, quando si associano per far sorgere la concordia e far regnare la giustizia, esse diventano di nuovo credibili. Il movimento di fedeli di religioni differenti ha avuto anche una conseguenza sul modo di percepire la propria fede e posto nuove domande sul senso e l’importanza che questa riveste nella nostra vita e nella nostra società. In passato, i fedeli delle diverse religioni potevano entrare in contatto senza che ciò influisse sulle loro rispettive fedi. Le minoranze potevano vivere anche isolate le une dalle altre, e la gente comune ignorare la ricchezza delle altre religioni. La democratizzazione del sapere, e la possibilità di accedere ai testi di tutte le tradizioni religiose, contribuiscono a fare in modo che nessuno possa sottrarsi e non confrontarsi alle domande altrui. Attraverso la conoscenza delle altri fedi si scopre che queste sono le stesse per tutti gli esseri umani. Naturalmente le risposte talvolta convergono, altre volte sono differenti. In passato, quando si apparteneva ad una determinata tradizione religiosa, non ci si immaginava che le risposte di un’altra religione potessero nutrire la propria fede. Oggi, invece, le diverse risposte sono messe sullo stesso piano e paragonate. Ed è raro che da questa comparazione la fede possa uscirne indenne.
Con la globalizzazione, e in un contesto di villaggio globale, le grandi religioni sono obbligate a ridefinire la loro interpretazione della diversità religiosa, cosa che in passato si tendeva ad ignorare. Sia il Cristianesimo che l’Islam, pensando di essere i depositari della verità universale, sono messi in discussione da questo pluralismo.