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L'energia idroelettrica in Italia: Regolazione normativa ed incentivi allo sviluppo

L’attuazione del WFD (Water Framework Directive) all’insegna di uno sviluppo sostenibile

Il problema della discordanza tra le direttive comunitarie 2000/60 e 2001/77 pone la necessità di trovare una soluzione per combinare la diffusione delle energie rinnovabile con la riduzione delle emissioni inquinanti, con i problemi di tutela ambientale e delle acque.

La necessità di perseguire uno sviluppo sostenibile tra promozione della produzione idroelettrica e implementazione del WFD è lo scopo dell’organizzazione del Workshop di Berlino nel giugno del 2007, dal titolo “Water Frame Directive & Hydropower” a cui partecipano i principali stakeholder del settore, le associazioni di categoria e i rappresentati politici per attuare una strategia più efficiente per l’implementazione della direttiva sulla tutela delle acque.

Dalla consultazione è emersa la necessità di coordinare gli strumenti di incentivazione e di supporto alla produzione idroelettrica definiti nei piani europei e nazionali con i criteri ecologici per la tutela del buono stato delle acque. Dopo aver analizzato i benefici e il costo della produzione idroelettrica, sono stati definiti tre approcci pratici consigliabili da perseguire per combinare il buono stato delle acque e l’utilizzo della risorsa idraulica.

Per i nuovi impianti devono essere definite e utilizzate le migliori tecnologie disponibili (BAT), per gli impianti esistenti in attesa di ottenere nuove concessioni si dovrebbe inserire i vincoli ambientali per il rilascio. Per gli impianti esistenti con concessioni ancora in essere si dovrebbe considerare invece l’erogazione di incentivi monetari e non, per compensare i maggiori costi relativi alle opere da implementare per il raggiungimento dei requisiti del WFD.

Inoltre emerge dal confronto avvenuto nel workshop di Berlino, che i piccoli e i grandi impianti idroelettrici andrebbero trattati equamente riguardo alla promozione dello sviluppo, che invece dovrebbe essere basata sui bacini idrografici e su come essi soddisfano i criteri del WFD.

Infine andrebbero combinate le soluzioni tecnologiche più avanzate per la conservazione della continuità biologica e per non ostacolare i flussi migratori della fauna ittica con un approccio comune a livello comunitario per la definizione del deflusso minimo vitale, implementando tali misure congiuntamente per il raggiungimento del buono stato delle acque, limitando al tempo stesso, per quanto possibile, i danni allo sviluppo dell’idroelettrico.

Viene quindi riconosciuta l’esigenza di implementare misure adatte per il miglioramento dello stato delle acque, ma che siano applicate in maniera proporzionata e non discriminatorie nei confronti della produzione idroelettrica. Alla luce di quanto convenuto nel convegno di Berlino, il raggiungimento degli obblighi contenuti nella direttiva comunitaria 2000/60/CE compatibilmente con quelli espressi dalle direttive sulla promozione delle fonti rinnovabili 2001/77 e successivamente 2009/28 rimane piuttosto difficoltoso.

Il perseguimento dello sviluppo sostenibile, seppur auspicabile ed eticamente desiderabile, risulta di ardua (se non impossibile) attuazione. L’incremento della conservazione e della tutela delle acque e degli organismi viventi che le abitano rende necessario e obbligatorio sacrificare qualcosa in termini di costi e di sviluppo.

Un’attuazione rigida del WFD rende indispensabile, per soddisfarne i requisiti, l’intervento su numerosi componenti degli impianti (turbine fish-friendly, scale per pesci etc..), avendo tuttavia come controindicazione un aumento dei costi di investimento e di produzione. È necessaria pertanto l’erogazione di incentivi o di altre forme di sostegno per garantire la sopravvivenza economica dei produttori idroelettrici per non limitare eccessivamente lo sviluppo di un settore che ha dato ampi segnali di vitalità in un periodo caratterizzato da una profonda crisi economica.

Seppur la più recente direttiva 2009/28 disponga una diminuzione dell’onerosità delle forme di sostegno, sembra che l’implementazione della direttiva acque ne renda necessario un incremento. La dicotomia tra sviluppo e tutela ambientale renderebbe necessario sacrificare in questo caso la disposizione della riduzione degli incentivi per non penalizzare la produzione idroelettrica, e quindi rinunciando ai notevoli benefici economici, sociali e anche ambientali, e al contempo la conservazione dell’ambiente e delle acque.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'energia idroelettrica in Italia: Regolazione normativa ed incentivi allo sviluppo

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Fattorini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Management
  Relatore: Massimo Beccarello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 154

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