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Il giudizio direttissimo atipico

I giudizi direttissimi atipici dal codice Rocco ad oggi

A breve distanza dall’entrata in vigore del codice Rocco, superando la dichiarata volontà di razionalizzare il sistema processuale e l’avversione dimostrata per il giudizio direttissimo nella riforma dei codici militari di pace e nella redazione del r.d.l. istitutivo del tribunale dei minorenni, sia pur con diverse motivazioni, si assiste ad un progressivo ampliamento del rito speciale che, coincidendo con l’esperienza bellica e post bellica delle guerre d’Africa e del secondo conflitto mondiale, riceve giustificazione e legittimazione da questa situazione storica eccezionale per le condizioni sociali ed economiche che la caratterizzano.

Sul piano culturale, poi, esso evidenzia, ancor più, lo scarto tra l’impostazione culturale del processo come luogo “neutrale” di scontro di opposte pretese e quella che, invece, gli consegna una funzione di tutela dell’ordine pubblico.

Così, nel periodo bellico, la l. n. 842 dell’ 8/7/1940 in tema di delitti commessi approfittando delle circostanze dipendenti dallo stato di guerra, la l. n. 486 del 19/1/1939 e la l. n. 645 dell’ 8/7/1941 in materia di contravvenzioni annonarie, la l. n. 788 del 13/6/1942 sulla repressione del gioco d’azzardo, il r.d.l. n. 45 del 20/1/1944 recante norme sul fermo di indiziati di reato e di individui particolarmente pericolosi per l’ordine sociale e la sicurezza pubblica, prevedevano, tutte, ipotesi particolari di giudizio direttissimo.

Nel periodo immediatamente successivo vari provvedimenti legislativi hanno percorso la stessa strada: i d.lgs. lgt. n. 170 del 6/8/1944, n. 142 del 22/4/1945, n. 234 del 20/5/1945 e n. 201 del 12/4/1946 hanno inserito nella legislazione una serie di ipotesi di giudizio direttissimo per lo più collegate all’evento bellico.

Nella stessa direzione il legislatore si è mosso per altre materie: da quella elettorale, alla stampa, alla disciplina dei prezzi, alla ricostituzione del partito fascista, alla cinematografia e alle rappresentazioni teatrali, alle armi, è tutto un fiorire di ipotesi speciali di ricorso al giudizio direttissimo che ne vanno ad ampliare notevolmente la già nutrita schiera e, talvolta, la stessa caratterizzazione.

I tratti salienti di questo momento dell’evoluzione legislativa dell’istituto sono essenzialmente connessi al lento ma progressivo abbandono dell’idea della celerità del rito collegata all’evidenza della prova e al contemporaneo emergere, in modo massiccio, dell’idea opposta, già naturalmente presente nello schema tipico del giudizio direttissimo, che collega la scelta del rito alla volontà di reprimere specifiche categorie di reati o di soggetti attraverso procedure speciali caratterizzate nel senso della esemplarità e della intimidazione.

Iniziano a profilarsi sempre più di frequente species di giudizio direttissimo i cui presupposti risiedono essenzialmente nel tipo di reato o nel tipo di autore da combattere, prime avvisaglie dell’appiattimento della politica penale sulla politica dell’ordine pubblico e dell’uso strumentale del processo, che vivrà nella legislazione dell’emergenza terroristica il suo momento di massima esaltazione. Era, questa, una convinzione coperta, non confessata, della quale, però, la dottrina appariva poco consapevole e, perciò, ad essa poco attenta anche per le oggettive difficoltà di esprimerla.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il giudizio direttissimo atipico

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Carnesecchi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luca Bresciani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 171

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