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Le voci del pallone - Storia delle radio-telecronache calcistiche in Italia

Il rapporto telecronista - regia

Al giorno d’oggi il telecronista ha in postazione anche uno o più schermi che proiettano le immagini televisive della partita. Ma cosa se ne fa se lui la gara la vede dal vivo e ha inoltre accesso visivo a tutto lo stadio e non solo a ciò che viene mostrato dall’occhio della telecamera? Perché dovrebbe perdere tempo (e magari anche qualche azione saliente) per rivolgere il suo sguardo sul monitor? La risposta ce la fornisce Pizzul:

oggigiorno i registi hanno a disposizione un gran numero di telecamere. Inoltre hanno una formazione cinematografica e quindi hanno la tendenza a confezionare una good television, un buon prodotto televisivo. […] In questa situazione, il cronista deve aiutare il telespettatore che sta a casa a decifrare il gioco nella coralità del suo movimento. Perché tutti questi scatti, primi piani, replay, queste continue invasioni della tribuna, della panchina dove stanno gli allenatori frammentano molto il racconto televisivo della partita. Perciò il cronista dovrebbe essere così abile e accorto da aiutare quelli che stanno a casa a trovare il filo logico dello svolgimento della partita nella sua interezza, che non sempre è agevole da decifrare, in considerazione del fatto che c’è una ridondanza di immagini che qualche volta distraggono lo spettatore.

Le immagini riproposte dalla regia, inoltre, sono un valido aiuto per ravvivare il gioco in momenti poco interessanti, specialmente nelle pause che esso offre. Angelo Carosi, il capo dei registi di Sky, ha inventato un’originalissima “storia della partita”, fatta dei momenti che fino a quel punto hanno caratterizzato la partita. Questo riassunto, che dura lo spazio di un minuto circa, viene mandato in onda mentre il gioco è fermo, per un infortunio o un’altra interruzione, e ha la doppia funzione di coprire i tempi morti ma anche di permettere a chi magari ha appena acceso il televisore di ripercorrere velocemente le fasi salienti della gara. È chiaro che, durante questa proiezione, il telecronista deve supportare lo spettatore spiegando le immagini. Il rapporto tra il telecronista e il regista deve dunque essere molto affiatato. Per questo Giancarlo Tomassetti suggerisce che «il telecronista [deve] avere almeno la percezione di che cosa sia la regia e, allo stesso modo, il regista deve avere chiare le esigenze propriamente giornalistiche del programma».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le voci del pallone - Storia delle radio-telecronache calcistiche in Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Redi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Lettere
  Relatore: Franco Brevini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 98

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