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Visioni del mondo e teoria economica: alcune impostazioni a confronto

Il problema della causalità

Friedman afferma: "Il problema che mi preoccupa, a proposito della causalità, è che essa quasi sempre porta ad un problema di retrocessione infinita. Non c’è un qualcosa che sia la causa di qualcosa…non appena si incomincia a parlare di causa, la moneta è la causa dell’inflazione. Ma allora, che cosa ha causato la moneta? E non c’è modo di fermarsi. Il punto dove ci si ferma deve essere basato sullo scopo dell’indagine, sull’opportunità e così via. La gente sta sempre cercando di arrivare alle cause ultime. Io penso che si tratti di una ricerca senza senso. E questo è il motivo fondamentale per cui ho cercato di evitare di usare la parola. Questa è la ragione del fatto che quando l’ho usata ho cercato di farlo nel senso di indicare una "causa prossima" o qualcosa di simile. Un’affermazione che A è necessario e sufficiente per B potrebbe essere uguale a quella che B è necessario e sufficiente per A. Non dice che una è la causa ed una è l’effetto. Ed in realtà nella maggiorparte di simili relazioni, la causalità può andare in entrambe le direzioni. Qualora si ha una condizione necessaria e sufficiente così che A e B vanno sempre insieme, allora B è tanto la causa di A quanto A lo è di B. Per distinguere tra le due dicendo quale è esogena e quale endogena bisogna introdurre una qualche informazione esterna che non è contenuta in esse".

La soluzione di Friedman al problema della causalità viene così ricercata, come menzionato nell’ultima parte della sua affermazione, attraverso l’analisi dell’esperienza (Storia Monetaria, anziché analisi econometrico-statistica).

Emerge, inoltre, il peculiare significato di "esogeneità" secondo Friedman: con essa non intende, difatti, riferirsi ad un dato immodificabile, per sua natura causale (derivazione delle conseguenze sull’endogeneità sistemica), in quanto ritiene che la natura causale sia difficilmente astraibile; si tratta piuttosto di un’utile prefissazione di target primo (ad es. sentiero sul quale si sarebbe dovuto mantenere l’aggregato monetario, a prescindere dalle cause prime alla base delle sue variazioni).
Pertanto, per Friedman l’esogeneità è una proprietà di una particolare realizzazione (proprietà artificiosa) e non corrisponde necessariamente con l’esogeneità statistica, specie se in ambito deduttivo. L’esogeneità, così definita, nel senso della moneta corrisponde alla fissazione arbitraria di un target.

Riguardo alla dimensione economica di causalità, si ritiene che sia strettamente connessa alla dimensione scientifica di causalità, in un’interpretazione metaforica ma attinente. Il termine "interpretazione metaforica" ispira, con immediatezza semantica, il meccanismo concettuale che si intende raffigurare, in termini economici. Lo stesso appellativo "Mano Invisibile" è una ricercatezza metaforica. Non si tratta, pertanto, di licenze poetiche.

A tale proposito, è utile citare il contributo di Norton, del quale si possono porre in risalto i seguenti fili sequenziali del ragionamento:

- Rigetto del principio della causalità, quale fondamento scientifico. L’autore afferma recisamente: "Io nego la natura fondamentalmente causale del mondo; derivo un’impostazione scettica da premesse non-humeane, dal continuo fallimento di ogni tentativo di trovare un principio contingente ed universale di causalità che al contempo sia in accordo con la nostra scienza.

- Riconoscimento della pretesa egemonica, in senso deterministico (la causalità implicava il determinismo). Affermazione dell’autore: "La causazione era stata ridotta a determinismo: basta determinare, in maniera sufficientemente ampia, le condizioni presenti e l’andamento futuro è di conseguenza stabilito". In particolare, viene così citata l’affermazione di Laplace: "Possiamo considerare lo stato attuale dell’universo come l’effetto del suo passato e la causa del suo futuro".

- Avvento della moderna Teoria dei quanti e trasformazione dell’accezione causale, ovvero nascita della causazione probabilistica, nel tentativo di accostarsi ad una forma di determinismo attenuato.

- Difficoltà concrete di applicazione dell’accezione probabilistica, soprattutto quando le variabili originarie si influenzano, in modo permanente, istantaneamente (principio di non separabilità delle particelle). Da ciò deriva l’impossibilità di contestualizzare le cause nel tempo e nello spazio. Ad es. in un circuito schmittiano viene concepita una relazione di ideale simmetria tra moneta e comparto reale; è necessario, pertanto, distinguere tra fenomeno qualitativo della circolazione e circuito quantista.

- Sviluppo di una dimensione più promettente di causazione (process view o veduta dei processi). I processi causali vengono inquadrati come dei processi che trasmettono una quantità conservata attraverso un cammino spazio-temporale continuo. Con "cammino spazio-temporale continuo" si intende fare riferimento allo strumento metodologico opportuno della rappresentazione comparata, eventualmente con ricorso ai metodi statistici, di una dinamica economica. Ad es. alcuni impianti post-keynesiani, nell’obiettivo di cogliere l’incertezza stilizzata, cercano di delimitare sentieri spazio-temporali, che caratterizzerebbero il dinamismo del processo economico. L’autore, però, non ammette la possibilità di fornire una base fattuale per un principio causale universale, tacciando ogni tentativo di apriorismo scientifico.

- Il riconoscimento di una causalità contingente, strettamente connessa al modo di pensare dello scienziato sociale. Come l’autore afferma : "L’indispensabilità concettuale o la portata euristica devono discendere non da fatti del mondo ma da fatti che riguardano noi stessi, la nostra psicologia ed i nostri metodi. Quindi una presunta indispensabilità o fecondità della nozione di causazione è al più una descrizione di come siamo fatti, e di certo non stabilisce che il mondo è, ad un qualche livello basilare, governato dal principio di causalità". L’ autore, pertanto, non ne conclude l’eliminazione della ricerca del nesso causa-effetto ma, piuttosto, considera il tutto dipendente dalle aspettative causali dello scienzato (realtà derivata, ancorata a domini causali non universalmente ontologici). Ciò legittima sicuramente l’attività creativa dello scienziato sociale.

- L’impossibilità di fornire una definizione non circolare (non separabilità tra causa ed effetto). Solitamente, un ragionamento in termini causali potrebbe anche essere impresso in una relazione di dipendenza funzionale, così come potrebbe essere rappresentato a livello visivo, distinguendo tra causa efficiente (originaria) e causa finale (a sua volta, derivata). Per tale motivazione, laddove si parlerà di problema economico di circolarità, lo si confinerà meramente ad una logica-verbale.

Contestualizzando tale discorso metodologico all’impianto economico, se ne può concludere l’attinenza, anziché indeterministica, contestualmente determininistica (dominio vincolato della conoscenza) delle leggi di causazione, se proprio non si vuol abbandonare la costruzione di un nesso economicistico (meccanica dell’economia, distaccata da elementi senzienti). Le prospettive dell’ osservatore incidono, certamente, sul tipo di fine che l’analisi si prefigge. Ad es. la stessa domanda aggregata può diventare variabile dipendente o variabile indipendente (endogena), così come è possibile leggere la relazione quantitativa (ex-ante identità) da sinistra o da destra. Il fatto, però, di rilevare quantitativamente l’esistenza di una correlazione positiva non implica affatto la sussistenza di un fattore causale. Il paradosso della causalità, determinato dalla retrocessione infinita per individuare la causa prima, rappresenterebbe un’inutile ed abnorme complicazione: bisogna contestualizzare le analisi logiche.

Da tale ottica, la linea di demarcazione tra policy-maker ex-ante, in un contesto di esogeneità monetaria, e policy maker ex-post, in un contesto di endogeneità monetaria, fa comprendere come sia impossibile decontestualizzare il punto di vista dell’osservatore.
Tale ragionamento rivela dei punti in comune con la cautela di Friedman, seppur più induttiva.
Ma il porsi l’obiettivo mentale di rilevare la causa prima dappertutto, ha condotto al paradosso struttura-sovrastruttura, nel senso che la struttura è la causa. Inutilmente Marx ed Engels hanno redarguito da tale costruzione meccanicistica della realtà sociale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Visioni del mondo e teoria economica: alcune impostazioni a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Ines Carlone
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Cassino
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Fabio D'Orlando
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 229

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