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La Soggettività Riscoperta. Percorsi psico-educativi di coscientizzazione genitoriale

Un'esperienza concreta: la Pedagogia dei Genitori

I gruppi della Pedagogia dei Genitori si caratterizzano come movimenti finalizzati alla valorizzazione dell'attività educativa dei genitori con figli con disabilità. Infatti come ci ricorda Moletto tra le persone che determinano lo sviluppo umano di chi è in situazione di handicap emergono agenti sociali che più degli altri rendono possibile il complesso processo dell'integrazione. Tra questi spicca la famiglia: occorre riconoscerne l'azione, valorizzarla, analizzare la specificità del contributo, sottolinearne le caratteristiche migliori sulle quali poter fare affidamento.
Ne consegue che una lettura dell'istituzione familiare dotata, evidentemente, di risorse e competenze che debbono essere riconosciute dalle altre agenzie educative e sanitarie, è una componente essenziale ed insostituibile dell'educazione.

Sovente questo non accade, le risorse non vengono colte e valorizzate, e si gettano le basi per una lettura della famiglia di tipo prettamente negativo: una famiglia costantemente impegnata in una continua lotta per affrontare i devastanti problemi che riguardano ad esempio la presenza di una persona handicappata. I genitori e gli altri membri del nucleo familiare – secondo questa prospettiva – vengono giudicati dagli esperti in base alla loro debolezza e mancanza piuttosto che per la loro forza e le loro risorse, in un'ottica più centrata sulla mancanza-deficit piuttosto che sulle potenzialità (manifeste o latenti), che ricalca un approccio alla persona/famiglia di stampo prettamente medico-clinico.
Non volendo in alcun modo delegittimare l'impostazione medico-clinica, peraltro utile in certe situazioni, ci viene fatto notare, soprattutto dalla quotidiana esperienza, che il rischio di una tale impostazione possa essere quello di creare forme di assistenzialismo a volte eccessivo e talvolta mascherato. Troppo spesso infatti nelle situazioni di disabilità si avverte la tendenza da parte delle istituzioni a prendersi carico in maniera quasi «totalitaria» ed esclusiva dell'educazione e della cura dei soggetti disabili, relegando i genitori in posizioni marginali, estromettendoli e considerandoli un fattore di disturbo piuttosto che una risorsa cui attingere. In questa maniera viene a crearsi una sorta di «effetto delega», di «dimissioni» da parte dei genitori che, svestiti del loro ruolo educativo, si affidano quasi «ciecamente» ai professionisti dell'educazione o agli esperti della salute che in virtù di ciò hanno il diritto di dispensare raccomandazioni, direttive, consigli. L'imperativo che guida il movimento della Pedagogia dei Genitori diventa, invece, quello di costruire nuovi paradigmi che valorizzino e sostengano la competenza della famiglia.
L'esperto, in questa nuova prospettiva, deve accostarsi alla famiglia con l'atteggiamento di aperta curiosità e vivo interesse, dev'essere capace di ascoltare (nel senso più autentico del termine) quel "sapere genitoriale" che è il frutto dell'esperienza quotidiana con un figlio con disabilità.
L'ottica nella quale ci muoviamo non è quella della negazione della professionalità dell'esperto, quanto piuttosto il tentativo di integrare due saperi profondamente differenti ma indispensabili l'uno all'altro: da un lato il sapere dell'esperto, di tipo generalizzato e decontestualizzato, dall'altro il sapere del genitore, ampiamente radicato al contesto e dunque necessariamente specifico. In altri termini legittimare la famiglia non implica delegittimare l'esperto: la finalità, come sottolinea Malaguti, deve essere quella della costruzione di un sapere circolare e multifattoriale.
Un sapere costruito all'interno di relazioni dialogiche, nelle quali i soggetti (genitore ed esperto) siano davvero capaci di ascoltarsi vicendevolmente; un sapere co-costruito anche dall'incontro con le storie, con le tracce e le memorie dei genitori. «L'incontro con le storie» diventa l'elemento essenziale che trasforma la conoscenza scientifica in «scienza che si sporca le mani». La conoscenza delle storie infatti, permette di avvicinarsi alla dimensione reale, quotidiana. Essa consente di scoprire la fragilità, la vulnerabilità, la debolezza e al contempo di incontrare le risorse e la forza che connotano il percorso di individui che ricercano la trasformazione e riorganizzazione positiva della propria vita.
In tal modo ci si abitua alla costruzione di un sapere che scaturisce da un processo circolare, in cui la prassi e l'esperienza incontrano la teoria e viceversa; tale modalità permette di rimanere collegata con la realtà e di poter continuamente rendere attuale il suo discorso.
Occorre dunque educarci all'ascolto. Ascoltare i genitori significa imparare un tipo specifico di pedagogia: imparare da loro la specificità dei figli. I genitori hanno il segreto della loro crescita, l'hanno condivisa. Hanno fatto progetti per e con loro.
Hanno vissuto nello stesso ambiente. Conoscono le tradizioni e la situazione sociale nella quale i figli crescono. Pensare in questi termini significa considerare la famiglia come risorsa, come componente essenziale, come partner indispensabile da coinvolgere attivamente nella costruzione del progetto di vita del soggetto disabile.
La Pedagogia dei genitori evidenzia dunque la dignità dell'azione pedagogica dei genitori e si organizza attorno a tre azioni fondamentali:

• raccolta, pubblicazione e diffusione delle narrazioni dei percorsi educativi dei genitori;

• formazione, da parte dei genitori, degli esperti e dei professionisti che si occupano di rapporti umani (insegnanti, medici, educatori);

• presentazione dei principi scientifici riguardanti la Pedagogia dei Genitori tramite ricerche, studi e convegni.

A tale scopo assumono un valore indispensabile le narrazioni dei genitori che rappresentano lo strumento principale della Pedagogia dei Genitori nonché l'ambito più interessante da un punto di vista psicopedagogico. E' infatti attraverso la narrazione che è possibile ri-scoprire e valorizzare gli itinerari educativi della famiglie, nonché le loro risorse e potenzialità. Non si tratta di una metodologia facile, poiché implica e presuppone il coraggio, da parte del genitore, di raccontare cose e fatti propri dei figli e la capacità di ascoltare con discrezione e partecipazione i racconti altrui; ma anche il coraggio dell'esperto a ripensare se stesso nel suo nuovo ruolo di ascoltatore attento e sensibile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Soggettività Riscoperta. Percorsi psico-educativi di coscientizzazione genitoriale

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Bullegas
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Daniele Altieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 118

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