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Fusioni ed acquisizioni: i fattori motivanti - Focus sul settore energetico in Europa

La politica di Unbundling

Nell'avvicinamento alla politica di unbundling, la Commissione europea aveva scelto un approccio molto graduale, che tuttavia avrebbe dovuto permettere agli utenti industriali di scegliere liberamente i propri fornitori a partire dal primo Luglio 2004 ed a quelli privati dal primo Luglio 2007.

Sebbene il primo periodo di liberalizzazione sia risultato estremamente positivo, mostrando anche una sensibile riduzione dei prezzi dell'elettricità, un'indagine settoriale del 2006 relativa al funzionamento del mercato del gas e del mercato elettrico, rilevava la persistenza di notevoli distorsioni della concorrenza, che impedivano, in particolar modo alle imprese, di poter pienamente beneficiare dei vantaggi della liberalizzazione.

In altre parole veniva ancora riscontrato un elevato livello di concentrazione del mercato. Poche e grandi compagnie continuavano a dominare i due settori, ma soprattutto continuavano a detenere il pieno e congiunto controllo della produzione e della distribuzione, detenendo la piena autonomia nella determinazione del livello dei prezzi e bloccando di fatto l'entrata di nuovi operatori nel mercato elettrico e nel sistema dei gasdotti.

Infine, l'indagine, metteva in evidenza l'elevata frammentazione del mercato europeo in una serie di sub-mercati nazionali e dunque l'assoluta mancanza di una vera e propria integrazione dei due settori in ambito europeo. Nel tentativo di ovviare a tali difficoltà, l'UE, ha predisposto, il 17 Settembre 2007, un terzo pacchetto di disposizioni.

Tale pacchetto si concretizza in alcuni aspetti fondamentali, quali un maggior livello di separazione delle attività di produzione e di distribuzione, l'indipendenza e la contestuale cooperazione dei regolatori nazionali, l'elaborazione di codici commerciali e tecnici comuni per i gestori delle reti di trasporto e la tanto agognata trasparenza del mercato.

Ciononostante lo snodo focale di tale pacchetto consta nel primo punto, attraverso il quale si intende affrontare la questione ancora irrisolta dell'unbundling; nell'affrontare tale problematica, la Commissione ha presentato due opzioni alternative agli Stati membri:
a) La completa separazione della proprietà della produzione di energia dalla rete di trasporto definita come full ownership unbundling.
b) L'istituzione di un gestore indipendente del sistema (indipendent system operator ISO).

In concreto, la prima opzione, tra l'altro vista con maggior favore dalla stessa Commissione, vieterebbe alle compagnie operative nella trasmissione di energia di essere contemporaneamente coinvolte nella generazione e nella produzione di gas ed elettricità. La seconda opzione, invece, consentirebbe agli operatori attivi nella produzione di continuare a conservare la proprietà delle reti di distribuzione, purché la gestione delle reti stesse venga affidata ad una terza compagnia completamente indipendente.

Il risultato è che la proposta di piena separazione, cosiddetta full ownership unbundling, è stata accolta con successo da tutti gli Stati membri che erano tradizionalmente favorevoli alla liberalizzazione, quali Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca, ma è stata parimenti osteggiata dagli altri Stati meno propensi alle logiche di liberalizzazione guidati dalla Francia e dalla Germania.

Tali Stati, sostengono, in difesa della propria posizione assunta, che la separazione delle attività di generazione da quelle di trasmissione non solo non consentirebbe la risoluzione dei problemi gravanti sui mercati dell'elettricità e del gas quali, ad esempio, la mancanza d'integrazione a livello europeo o lo scarso coordinamento nei processi di regolamentazione, ma soprattutto danneggerebbe la posizione competitiva di alcune compagnie; a titolo esemplificativo, nel settore del gas, Gas de France, con il sostegno sfrenato del governo francese, lamenta che separando le attività di produzione da quelle di trasporto indebolirebbe la propria posizione competitiva rispetto alle imprese straniere monopoliste come il gigante del gas russo Gazprom.

Pertanto, gli screditatori della separazione totale, sostengono che tale manovra andrebbe tutta a scapito della sicurezza energetica europea126. Ancora gli screditatori dell'unbundling sostengono che l'adempimento di tale manovra comporti automaticamente una riduzione degli investimenti in infrastrutture; in altre parole, dal momento che la politica di unbundling comporterebbe la moltiplicazione degli operatori attivi nei settori del gas e dell'elettricità, gli stessi operatori tenderebbero a scaricare sui propri concorrenti la responsabilità di condurre gli investimenti necessari a garantire il miglior funzionamento possibile delle reti del gas e dell'elettricità.

Un altro elemento, che aumenta il terreno di conflitto tra la Commissione europea e le compagnie operanti nel settore del gas, è rappresentato dai contratti a lungo termine; da un lato le compagnie affermano che tali contratti rappresentano una garanzia fondamentale ai fini della sicurezza dell'offerta, stabilendo un forte legame tra le compagnie stesse ed i loro clienti; dall'altro la Commissione sostiene che tale tipologia di contratti rappresenti una elevata barriera all'ingresso per gli operatori che intendono entrare nel settore, con particolare riferimento a quelli che intendono operare nel ramo della distribuzione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fusioni ed acquisizioni: i fattori motivanti - Focus sul settore energetico in Europa

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Galbiati
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Arturo Capasso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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