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Strumenti e tecniche di difesa contro le OPA ostili

Mercato dei capitali e assetti di corporate governance: un’evoluzione storica

L’Italia, così come gli Stati Uniti, appartiene a quel gruppo di Paesi che gli studiosi di storia economica definiscono ritardatari perché hanno conosciuto il processo di industrializzazione solo all’inizio del Novecento.
Come è tipico dei paesi inseguitori, la necessità di raggiungere un grado di sviluppo confrontabile con quello dei paesi più avanzati li costringe a dotarsi quasi subito di un’industria di base sufficiente per garantire un grande balzo. Questa prevalenza dell’industria di base fa si che la dimensione elevata degli impianti si presenti come peculiarità dell’industrializzazione dei late joiner.

La scelta a favore di un modello di industrializzazione basato su un articolato apparato di industrie di base, in cui assai più complesse sono le tecnologie produttive e più rilevanti i capitali immobilizzati, non fa altro che rendere più drammatico il problema della penuria di capitali che è proprio dei paesi arretrati. In questi casi, dato che il processo di accumulazione non può far conto solo sull’autofinanziamento, si rende necessario un forte intervento finanziatore esterno, delle banche e dello Stato, a diretto sostegno delle attività industriali.
Sia in Italia, sia negli Stati Uniti, nella fase di avvio del processo di industrializzazione fu, infatti, rilevante la funzione di raccolta di capitali e di intermediazione svolta dalle banche.

Tuttavia, oltreoceano, come abbiamo visto nel capitolo precedente, prevalsero già da fine Ottocento le banche di investimento ed esse giocarono un ruolo importante nel favorire da subito la quotazione in borsa delle grandi imprese americane, oltre che la separazione tra proprietà famigliare originaria e controllo, tipica di quel sistema. Le imprese statunitensi, poi, maturarono in fretta una sostanziale indipendenza dal capitale bancario grazie, oltre che al progressivo potenziamento del mercato azionario, all’elevata capacità di autofinanziamento raggiunta per via della veloce crescita industriale.

In Italia, invece, il ricorso al capitale di credito che prevalse nella prima fase del processo di industrializzazione finì per caratterizzare, nell’arco di tutta la storia recente, il finanziamento delle imprese.
Fino alla crisi degli anni Trenta, gli intermediari finanziari non svolsero solo il ruolo di finanziatori, ma ebbero un peso notevole negli assetti proprietari, così come avveniva nel modello tedesco. Ruolo centrale era svolto dalle banche miste: esse, non solo partecipavano attivamente alla gestione quali controllori di ultima istanza, ma anche affrontavano e risolvevano direttamente le situazioni di crisi aziendale.
Inoltre, quando la crisi eccedeva la capacità di una singola banca, formavano veri e propri consorzi di intervento che raggiungevano anche grandi dimensioni. Ed è proprio in questa fase che si gettarono le basi della concentrazione del controllo e della formazione dei gruppi societari tipici del sistema italiano.
Al predominio del capitale di debito faceva, poi, riscontro il mancato decollo del mercato mobiliare.
Il crollo di borsa degli anni Trenta pose, però, in tutta evidenza i limiti di questo sistema.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Strumenti e tecniche di difesa contro le OPA ostili

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Informazioni tesi

  Autore: Elena Petrazzini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Economia
  Corso: Amministrazione, finanza e controllo
  Relatore: Paolo Parini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 176

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