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Caso Clinico: Fobia Sociale

Funzionamento cognitivo e comportamentela del paziente affetto da fobia sociale

Il funzionamento cognitivo, emotivo e comportamentale del paziente è caratterizzato dal continuo fluttuare tra i suddetti stati mentali che, pur risultando ben integrati tra loro, sono padroneggiati con strategie disfunzionali.
M. infatti manifesta un atteggiamento distanziante verso i suoi stati interni, soprattutto quelli caratterizzati dalle emozioni di rabbia e tristezza.
Quando è triste si ritira in se stesso, tende ad evitare gli altri e se può se ne isola fisicamente e psicologicamente; nella condizione di isolamento dà inizio un’attività di ruminazione mentale che egli chiama “ragionamenti obiettivi”. L’isolamento e la ruminazione che caratterizzano lo “stato dell'eremita” , a breve termine, producono sollievo perché gli confermano una certa quota di valore personale. Alla lunga però il non avere rapporti sociali (soprattutto rapporti con una partner) diventa la prova della sua inadeguatezza-inettitudine sociale con un conseguente ed ulteriore calo dell’autostima. Da qui il passaggio ad uno “stato di rabbia transitoria” attraverso il quale rimprovera a se stesso il non essere stato capace di farsi voler bene pur essendo consapevole di avere caratteristiche di “personalità” positive e desiderabili (“so di valere, di avere molto da dare, ma questa timidezza me lo impedisce, devo riuscire a superare questo limite”).

A questo punto M. entra in uno “stato di rivalsa” nel quale la sua autostima riprende vigore. Il desiderio di rivalsa, funge da volano per l’avvio del processo di ricerca dello stato desiderato, quello di “accettazione – intimità relazionale” in cui gli altri (ed in particolar modo le donne) lo comprendono, “vanno oltre la superficie” e nel quale riesce a stringere un rapporto di intimità con esse. Tale stato permette al paziente di mantenere sostenuta, seppur in maniera effimera e transitoria,
l’autostima. La permanenza in questa condizione desiderata, tuttavia, risulta sempre breve e transitoria, poiché deve essere alimentata continuamente dai feedback derivanti dall’andamento della relazione con gli altri; è qui che il giudizio degli altri diventa il tema cruciale in quanto allo stesso tempo imprescindibile e temuto. In altre parole M. nel tentativo di stabilizzare la permanenza nello stato desiderato, deve inevitabilmente ricercare la relazione con gli altri. Tale processo di ricerca spiana la strada allo stato mentale critico per eccellenza, lo “stato di timidezza” intorno al quale si dipana la problematica.

La ricerca di una relazione intima infatti comporta l’esporsi (“dovrei far vedere quella parte di me che è coperta dalla timidezza”) ed un possibile giudizio negativo e rifiuto. Questo innesca “cicli interpersonali distanzianti” che, come una profezia che si autoavvera, schiudono a M. possibili orizzonti di esclusione che sono percepiti e vissuti come “sconfitta”.
Tuttavia M. persiste nel ricercare relazioni con le donne attraverso modalità stereotipate e disfunzionali. Per soddisfare il bisogno di intimità relazionale e allo stesso tempo evitare il giudizio negativo dell’altro, ricerca donne molto più grandi di lui nella convinzione disfunzionale che le donne più mature siano in grado di capirlo, di non arrestarsi ed allontanarsi davanti alla sua timidezza e approfondire la relazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Caso Clinico: Fobia Sociale

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Informazioni tesi

  Autore: Gionata Martini
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo Comportamentale
Anno: 2011
Docente/Relatore: Anna Finocchietti, Daniela Resechi, Linda Tarantino
Istituito da: Scula Cognitiva Firenze
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 49

FAQ

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