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Irradiazioni mediali: cronaca nera, pubblico ed effetti di senso

Quando la cronaca si fa fiction

“Non c’è niente di nuovo nel mondo
a parte la storia che non conosci”

(Truman Capote)

Quando si sente parlare di fiction, la maggior parte delle persone fa riferimento alle serie televisive preferite, alla stagione e agli episodi di un particolare serial, insomma a quei “film a puntate” che caratterizzano il nostro attuale palinsesto televisivo.
In realtà la fiction è una “storia mediale” con origini e funzioni ben precise che, se analizzate, non solo ne rivelano la sua natura ma allo stesso tempo permettono di comprendere i meccanismi di contaminazione della fiction nell’informazione contemporanea e l’utilizzo che si fa di essi per raccontare la cronaca nera di attualità.
Non basta sapere che le fiction televisive, ovvero opere scritte e realizzate in forma audiovisiva per il piccolo schermo, corrispondono a una forma narrativa di massa e rientrano in quella modalità di raccontare storie definita “seriale”. C’è molto altro ancora.
Partendo dalla sua etimologia, la fiction è un termine anglosassone che non significa propriamente “finzione” ma si riferisce a qualsiasi prodotto di attività creativa che assume le strutture del racconto e coincide quindi con la narrazione.
Le sue origini infatti sono da attribuire alla nascita del feuilleton, un fenomeno giornalistico sviluppatosi in Francia nell’Ottocento ai tempi della prima stampa popolare, che prevedeva la pubblicazione di novelle brevi e romanzi inseriti nel taglio basso della prima pagina di alcuni periodici. Il feuilleton, la cui fortuna era legata al tipo di storie narrate: forti, melodrammatiche, immaginifiche e al tempo stesso radicate nell’attualità sociale del tempo, anzi preferibilmente nei suoi recessi più torbidi e oscuri, i bassifondi della devianza, i retroscena del potere, gli antri della miseria, è stato il precursore del cosiddetto “romanzo d’appendice”, un’opera narrativa a puntate, venduta insieme ai quotidiani come supplemento letterario di quattro pagine.
Le caratteristiche del feuilleton erano: la scrittura modellata sul quotidiano, la lunga durata narrativa, la segmentazione in puntate e il rapporto interattivo tra autore, lettore, romanzo (Buonanno, 1999).
Dunque si capisce bene che la fiction ha avuto da sempre un legame intrinseco con il quotidiano, con l’informazione. In poche parole: vi è nata dentro. Doveva modellarsi alla struttura, agli stili narrativi della stampa e doveva essere capace di veicolare contenuti interessanti per la società.
Il giornalismo quindi si è sempre servito della fiction e in particolare del suo carattere seriale per attirare un pubblico di massa ed eterogeneo.
I casi di cronaca nera più efferati hanno i tratti dell’ottocentesco romanzo a puntate o feuilleton, tanto che oggi, nell’informazione moderna, per suscitare interesse nello spettatore, si fa sempre più riferimento a elementi finzionali, caratteristici delle storie di fiction.
“Finzionalizzare la realtà” è diventata un’esigenza sempre più diffusa nei media tanto da investire il modo di fare informazione. Una tendenza in cui ha sempre più spazio la “narrativizzazione della notizia”, ovvero la traduzione in racconto di un documento, in questo caso, di un fatto di attualità.
Una “messa in racconto” della cronaca, in particolare quella nera di cui oggi troviamo molti esempi: come quello del Corriere della Sera, che dal 22 dicembre 2007 al 27 luglio 2008 ha presentato la rubrica settimanale Uno scrittore, un giallo. Ventuno scrittori tra i più apprezzati del panorama letterario che si cimentavano nella ricostruzione narrativa di delitti efferati e misteriose scomparse, sfociando nel “romanzo criminale”. Un feuilleton in ventisette puntate per lo più domenicali inaugurato da “Mez, Amanda e le notti segrete del campus”, di Alessandro Piperno, che firmerà anche il racconto sul delitto di Garlasco.
Sembra dunque che, come sostiene lo scrittore Alessandro Baricco: “il baricentro dei giornali, una volta pendente dalla parte dell’informazione, vada rincorrendo l’estremo opposto, quello della narrazione. Narrazione che è diventata il fulcro di mirate strategie commerciali”
L’obiettivo è infatti quello di attirare pubblico, lettori, spettatori, farlo con ogni mezzo, in particolare, quello televisivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Irradiazioni mediali: cronaca nera, pubblico ed effetti di senso

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Informazioni tesi

  Autore: Ilaria Negri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Università Vita Salute San Raffaele di Milano
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Barbara Gasparini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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