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L'evoluzione della Giurisprudenza Costituzionale nei conflitti di attribuzione tra Magistratura e Parlamento a seguito delle delibere di insindacabilità ex art. 68 primo comma della Costituzione

I primi annullamenti di delibere parlamentari di insindacabilità, le sentenze 289/1998 e 329/1999

Il timore e le perplessità appena viste in dottrina vennero in breve superate dalla Corte con la sentenza 289/1998 e, a conferma della stessa, con la sentenza 329/1999; i primi due casi, e come si vedrà non gli unici, di annullamento di una delibera parlamentare di insindacabilità.

Di seguito verranno ricordati i fatti che portarono a questa importante svolta nella giurisprudenza costituzionale in tema di conflitti tra Magistratura e Parlamento; la sentenza 289/1998 scaturiva da un conflitto creatosi a seguito di un giudizio civile presso il Tribunale di Bergamo intentato da un magistrato verso l'onorevole Calderoli a seguito di sue dichiarazioni asserite diffamatorie dall'attore. Il Tribunale di Bergamo sollevava il conflitto per menomazione ritenendo lese le proprie attribuzioni costituzionali a seguito della delibera di insindacabilità delle opinioni del deputato emanata della Camera dei deputati.
Si analizzerà ora la sentenza 289/1998, una pronuncia in realtà molto stringata, di poche pagine, dove la Corte arrivava senza tentennamenti ad annullare per la prima volta la delibera parlamentare di insindacabilità. Alla luce di questo fatto possiamo capire meglio cosa voleva dire la Corte nella precedente sentenza 375/1997, il monito, l'ultimo, che aveva lanciato alle Camere si rivelava. I giudici costituzionali traevano finalmente le conseguenze di quanto detto in tema di nesso funzionale per l'applicabilità della prerogativa in esame nella precedente sentenza.

La Corte fece suo un percorso argomentativo breve e rigoroso; in primis essa ribadì come l'ambito di applicabilità dell'immunità andasse circoscritto solo a quei comportamenti che fossero funzionali all'esercizio delle attribuzioni del potere legislativo, di seguito venne portata una forte critica alle argomentazioni della Giunta parlamentare a sostegno dell'insindacabilità delle opinioni del deputato Calderoli; fu affermato infatti dalla Corte: “In particolare, dalla relazione della Giunta non emerge alcuna indicazione idonea ad evidenziare il necessario collegamento con le funzioni, richiesto dall'art. 68 della Costituzione, ma in essa si legge semplicemente che tutte le affermazioni rese dal deputato Calderoli traggono spunto dalla sua posizione di deputato e di leader locale della Lega Nord".

I giudici costituzionali, davanti alla mancanza di ogni elemento di fatto nella relazione della Giunta e dell'Assemblea, ritennero impossibile verificare la connessione funzionale tra le dichiarazioni dell'onorevole Calderoli e le attribuzioni della Camera dei deputati.
Ma ancora più interessante sembrerebbe l'ulteriore statuizione fatta dalla Corte che ebbe il merito di aggiungere un tassello alla ricostruzione concettuale del nesso funzionale, il riferimento è alla problematica degli atti preparatori e conseguenziali di atti tipici della funzione parlamentare.
La difesa della Camera difatti portò come ulteriore argomento a favore della propria tesi il collegamento tra le dichiarazioni del deputato e una successiva interrogazione parlamentare dello stesso al Ministro di Grazia e Giustizia inerente ai fatti oggetto delle dichiarazioni diffamatorie.

Informazioni tesi

  Autore: Manuel Murante
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Valerio Onida
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 173

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Parole chiave

costituzione
insindacabilità parlamentare
immunità parlamentari
art. 68
1150/88

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