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Il tema del razzismo nello scrittore senegalese Pap Khouma

Nonno Dio e gli spiriti danzanti

La seconda opera di Pap Khouma, “Nonno Dio e gli spiriti danzanti” , è la storia di un giovane uomo, Øg Dem, che torna a Taagh, dopo sette anni di assenza. Nel suo piccolo paese, ritroverà la moglie che aveva lasciato non appena essersi sposati, un figlio mai conosciuto nato durante la sua assenza e ritroverà con gioia la sua amata yaay simbolo per lui dell’unico filo di congiunzione con la tradizione e l’infanzia.
La storia inizia con il racconto del viaggio di ritorno dove subito incontra le prime avversità alla dogana, stupido si rende conto di quanto sia diverso vivere in Africa dopo aver vissuto per molti anni a Milano, le persone, l’atmosfera, gli odori e i luoghi sono diversi, nulla è più come prima, si senta a disagio in quella che fino a poco tempo prima era la sua terra. A ricordargli le sue antiche tradizioni è il tassista, infatti appena lo vede ammalato gli chiede “Sei raffreddato, figliolo? Oh mi dispiace, te l’hanno attaccato i toubab! Non hanno una salute di ferro come noi”.
Improvvisamente si rende conto che né il senso religioso né la dimensione magica gli appartengono più, così come non si sente a suo agio negli abiti tradizionali, perché Øg Dem dopo sette anni si sente un uomo europeo. Dopo le prime difficoltà riesce finalmente a tornare a casa. Bussa timidamente alla porta, ad aprigli ce la moglie Sagar, il loro primo incontro da sposati risulta per entrambi imbarazzante, non sapevano cosa dire ne cosa fare, trovò diversa anche lei, ingrassata e sfatta, nulla assomigliava più a ciò che aveva lasciato prima di partire.
I giorni successivi vengono impiegati da Øg Dem per ritrovare gli abitanti del suo paese, molte cose erano cambiate, nuovi negozi, nuove strade e specialmente nuove erano le reazioni che suscitavano in lui i luoghi della sua infanzia. Anche la madre ormai lo considera un tubab, per come si veste, per come si muove e perché fuma, e lui nonostante ci provi costantemente non sente più sue le tradizioni della sua famiglia. Nei primi capitoli, Pap Khouma, sottolinea l’aspetto psicologico del protagonista, come a voler dimostrare che il viaggio e la lontananza cambiano profondamente i sentimenti di una persona rendendola quasi estranea al luogo della sua nascita e delle sue radici. I luoghi della sua adolescenza sono diventati ora latrine. Improvvisamente la sua vita verrà sconvolta dall’accusa infondata di un presunto omicidio commesso a Milano, le sue giornate che finalmente erano tornate tranquille anche grazie all’incontro di una donna di un suo amico, Elena, vennero così
sconvolte.
In questo complesso di personaggi e fatti oscillanti fra la realtà e il surreale, l’autore si spinge verso il genere giallo e inserisce in questo contesto una serie di avvenimenti sociali e politici che sconvolgevano il paese in quegli anni, rendendo la narrazione scorrevole e interessante per le tematiche trattate.
Accanto al protagonista un gruppo di giovani amici raccontano la loro storia che si intreccia con quella di Øg Dem, tutti loro sono divisi tra la necessità di rimanere nel proprio paese per resistere, arruolarsi tra i ribelli per guadagnare qualcosa per sopravvivere e lasciare tutto per partire verso l’Europa alla ricerca di un lavoro e di una nuova vita.
I personaggi che incarnano le tradizioni sono le donne del luogo, madri figlie e mogli che animate da una forte energia propria della società matriarcale attiva prima della colonizzazione francese, si affidano alla magia e alla fede religiosa. Sono loro le detentrici della tradizione e si spingono oltre capovolgendo i ruoli assumendo il potere al posto dei loro uomini che sembrano essere assorti in pensieri di ribellione e miscredenza.
L’Africa raccontata dall’autore in questo romanzo tende ad assumere varie forme, viene descritta in modo surreale quando il paesaggio rappresenta la tematica centrale e allo stesso tempo la narrazione rappresenta la dura realtà durante il resoconto delle guerriglie che scoppiano quasi giornalmente nella città.
Il linguaggio è semplice ma più articolato rispetto alla prima opera di Pap Khouma, nel testo sono inserite in modo sistematico parole prese dalla lingua francese o da quella africana e prontamente menzionate nelle note per rendere la comprensibilità più omogenea.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il tema del razzismo nello scrittore senegalese Pap Khouma

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Bambini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Franca Sinopoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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Parole chiave

immigrazione
razzismo
senegal
letteratura italiana contemporanea
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