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Misure di Povertà in un contesto multidimensionale: un’analisi critica

La povertà in Europa e in Italia

Per capire meglio quanto detto finora, analizziamo la situazione attuale dapprima in Europa e poi in Italia circa l’incidenza della povertà. Il 16% degli europei è esposto al rischio di povertà in quanto vive al di sotto della soglia del 60% del reddito mediano nazionale equivalente, e il 10% vive in famiglie senza lavoro, mentre circa l’8% si trova a rischio di povertà nonostante il fatto di avere un lavoro. Questa percentuale sale al 19% fra i giovani sotto i 25 anni e gli anziani sopra i 65 anni. Detto in altri termini: un cittadino europeo su cinque, se giovane o anziano, è a rischio di povertà. Sui 78 milioni di europei che vivono a rischio di povertà 19 milioni sono bambini. In Europa, infatti, c’è uno scarto di 13 anni tra la speranza di vita massima e quella minima per gli uomini e le spese per l’assistenza sanitaria. A ciò si aggiunga che le cure di lunga durata variano tra il 5 e l’11% del PIL. I cittadini europei vedono nella povertà un fenomeno diffuso. In tutta l’UE i cittadini ritengono che, nella zona in cui vivono, circa una persona su tre, quasi il 29% della popolazione, versi in condizioni di povertà e una su dieci in condizioni di povertà estrema. In tutti gli Stati membri parte della popolazione è esposta all’esclusione e alla privazione, oltre ad avere spesso un accesso limitato ai servizi di base.
La povertà non risparmia nemmeno l’Italia dove il problema riguarda un italiano su cinque, con un tasso pari al 19% della popolazione che arriva al 24% per i giovani al di sotto dei 18 anni. Secondo i dati Istat del 2007, i poveri in Italia sono in aumento e superano i 7,5 milioni. Inoltre, una famiglia su 10 fra quelle non povere è a rischio di diventarlo. In Italia vivono in stato d’indigenza l’11,1% delle famiglie. In forte peggioramento sono le condizioni degli anziani: solo tra loro, infatti, l’incidenza della povertà è aumentata da 5,8 a 8,2%. Le differenze territoriali sono evidenti. Nel Mezzogiorno oltre un quinto delle famiglie residenti (22,6%) è sotto la linea di povertà relativa. Nel Centro la percentuale è del 6,9%, al Nord è di 5,2%. Al Sud, rileva l’Istat, “ad una più ampia diffusione del fenomeno si associa una maggiore gravità: le famiglie povere presentano una spesa media mensile di 752,01 Euro contro i 797,62 e 806,35 osservati per il Nord e il Centro”. Di conseguenza, al Sud risiedono i tre quarti delle famiglie “sicuramente povere”, la cui spesa media mensile è cioè inferiore di oltre il 20% alla soglia minima. Mentre al contrario i tre quarti delle famiglie “sicuramente non povere” cioè oltre il 20% sopra la linea standard, risiedono al Nord.
Negli anni sta crescendo il livello di inattività femminile, e quindi ci sono sempre più famiglie monoreddito. Questo incide fortemente sulla diffusione della povertà. Solo il 3,3% dei single è povero, e il 4,9% delle coppie senza figli. Inoltre, la povertà in Italia sembra essere sempre più una condizione che si accompagna alle famiglie numerose: sono povere quasi un quarto dei nuclei con cinque o più componenti. L’incidenza sale al 30,2% per le coppie con almeno tre figli minori. Sono povere il 49,4%, praticamente la metà, delle famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro: prive pertanto di un reddito, da lavoro o da pensione. In condizioni gravi anche le famiglie con un percettore di pensione e un componente alla ricerca di un lavoro: l’incidenza della povertà è il 28,3%. Si tratta di famiglie con capofamiglia anziano, ritirato dal lavoro, e figli adulti conviventi disoccupati, diffuse soprattutto al Sud. Ma la presenza di occupati e quindi di redditi da lavoro, non è sufficiente a eliminare il forte disagio dovuto alla presenza di numerosi componenti a carico, soprattutto quando si tratta di working-poor cioè di persone che percepiscono un reddito basso. Inoltre si sottolinei che al basso titolo di studio si associa una forte incidenza della povertà, pari al 17,9%, di quattro volte superiore rispetto a quella osservata tra le famiglie con a capo una persona che ha conseguito almeno la licenza superiore (5%). Tra i tipi di attività lavorativa, quella più remunerativa sembra quella autonoma: infatti l’incidenza della povertà è minima se la persona di riferimento c’è un lavoratore autonomo (7,5 %), in particolare se si tratta di un libero professionista (3,8 %). Per i lavoratori dipendenti la percentuale di poveri sale al 9,3%, e per gli operai o assimilati al 13,8%. Se però la famiglia con a capo un operaio vive al Sud, la percentuale raddoppia (27,5 %).
Sempre in Italia, un bimbo su 4 è a rischio povertà. L’allarme viene dalla Commissione Europea, che ha presentato il suo Rapporto sulla Protezione sociale.
Peggio dei nostri ragazzi tra gli 0 e i 17 anni stanno i lituani, i romeni, gli ungheresi, i lettoni e i polacchi. La media europea è del 19% per i bambini, contro il 16% della popolazione complessiva. L’Italia batte anche questa media, con un totale di bambini a rischio povertà del 20%, più che in Romania (19%). La classifica è pesante anche per i bambini britannici e spagnoli, appena prima degli italiani, al 24%. I più fortunati sono quelli del Nord Europa, della Danimarca, della Finlandia (10%), ma anche della Slovenia (12%), Cipro (11%) e Germania (12%).
Questi fatti sono allarmanti soprattutto considerato che si parla di Paesi industrializzati. La redistribuzione della ricchezza diventa allora un problema centrale, da affrontare subito sia all’interno delle singole nazioni, sia a livello internazionale.
È con quest’ottica che il 2010 è stato designato dalla Commissione Europea come l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. La campagna, che avrà una dotazione di 17 miliardi di euro, intende ribadire l’impegno dell’UE a svolgere un ruolo decisivo, all’orizzonte del 2010, per l’eliminazione della povertà. “La lotta contro la povertà e l’esclusione sociale è uno degli obiettivi centrali dell’UE e il nostro approccio congiunto è stato uno strumento importante per orientare e sostenere le azioni negli Stati membri” ha affermato Vladimír Špidla, Commissario Europeo responsabile dell’Occupazione, degli Affari Sociali e delle Pari Opportunità. “L’Anno europeo porterà avanti questo discorso facendo opera di sensibilizzazione tra il pubblico sul fatto che la povertà continua a incombere sulla vita quotidiana di tanti europei.”

Questo brano è tratto dalla tesi:

Misure di Povertà in un contesto multidimensionale: un’analisi critica

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Informazioni tesi

  Autore: Eleonora Ciccone
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Scienze Manageriali
  Corso: Management e Sviluppo Socioeconomico
  Relatore: Ernesto Savaglio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 97

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