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Caratterizzazioni comportamentali di modelli animali affetti da Iperfenilalaninemia

Deficit cognitivi in pazienti con fenilchetonuria trattata

Sono presenti pochi studi sulle prestazioni scolastiche di soggetti affetti da PKU sia all’inizio che durante il trattamento, con risultati spesso contraddittori (Weglage et al., 1993; Zeman et al., 1996; Stemerdink et al., 2000). Uno studio condotto da Rosa Gassió et al. ha indagato la relazione che intercorre tra le prestazioni scolastiche, le funzioni cognitive e il controllo dietetico in 26 pazienti, affetti da PKU, all’inizio e durante il trattamento (Gassiò et al., 2005).
Lo studio delle funzioni cognitive ha a che fare con la misurazione dell’intelligenza, la memoria visiva e uditiva, abilità di apprendimento verbale e uditiva, attenzione, abilità motoria e visuospaziale, linguaggio e funzioni esecutive. I partecipanti sono stati valutati rispetto alle prestazioni scolastiche. Sono stati calcolati gli indici di controllo dietetico per i primi sei anni di vita e per i sei mesi prima dell’inizio dello studio. I risultati mostrano che i pazienti affetti da PKU presentano un Q.I. significativamente più basso del gruppo di controllo. Presenti anche problemi scolastici, di abilità motoria, di attenzione, e di funzioni cognitive. L’indice di controllo dietetico per gli ultimi sei mesi è significativamente più alto dell’indice dietetico per i primi sei anni di vita, ma solo nei pazienti che presentano problemi scolastici. Lo studio, quindi, mostra che i pazienti fenilchetonurici presentano più problemi scolastici rispetto al gruppo di controllo. La principale ipotesi che spiega i deficit cognitivi nella PKU presuppone che la disfunzione nella corteccia prefrontale provoca un abbassamento della concentrazione attraverso un decremento della dopamina causato dalla riduzione dei livelli di tirosina (Diamond et al., 1997). Gli studi di Weglage invece mostrano che non esistono differenze significative tra soggetti malati e i loro rispettivi fratelli sani, anche se i pazienti manifestano più problemi di concentrazione, di applicazione delle regole ortografiche e in matematica rispetto ai loro compagni di scuola (Weglage et al., 1993). Stemerdink et al., comparando 30 soggetti con PKU con 23 sani, mostrano che i primi sono più iperattivi e presentano performance più basse rispetto ai secondi (Stemerdink et al., 2000). Zeman et al., prendendo in considerazione 67 pazienti affetti da PKU, di cui 7 di loro hanno finito gli studi in una scuola speciale, mostrano risultati completamente differenti dagli altri studi: i pazienti non mostrano difficoltà di apprendimento (Zeman et al., 1996). Alcuni studi riportano che le prestazioni scolastiche dei soggetti con questo disturbo metabolico non possono essere paragonati con questi citati in precedenza a causa delle differenze che sussistono all’interno dei campioni e della mancanza di informazioni sul trattamento dietetico dei soggetti.
Vari studi, tuttavia, hanno dimostrato che esiste una correlazione tra i valori di Phe a livello ematico ed il quoziente di intelligenza (Q.I.). In uno studio condotto da Waisben et al, sono stati confrontati i dati provenienti da 40 ricerche. Da tale confronto è emerso che in pazienti con PKU trattati precocemente e con valori di Phe (tra 0 e 12 anni di età) nel range tra 394 e 750, ad ogni aumento di 100 μmol/L di Phe ematica corrispondeva una riduzione del Q.I. da 1.3 a 3.9 punti. Una simile correlazione è stata riscontrata, sempre in pazienti con PKU trattati precocemente, tra il Q.I. e la media della Phe di tutto l’arco di vita. In tal caso ogni aumento di 100 μmol/L dei valori di Phe ematici portava ad una riduzione da 1.9 a 4.1 punti del Q.I. (Waisbren et al, 2007). E' stata anche riportata una correlazione, in bambini sotto i 10 anni, tra la performance in diversi test neuropsicologici (oltre al Q.I.) e i valori della Phe al momento della valutazione (Diamond et al, 1997; Huijbregts et al, 2002). Huijbregts et al hanno condotto uno studio comparando l'attenzione sostenuta di 57 bambini tra i 7 e i 14 anni con PKU precocemente e continuativamente trattati e 65 controlli. A differenza dei controlli i bambini con PKU e con Phe ematica superiore a 360 μmol/L erano meno abili nell'inibire l'interferenza cognitiva, mostravano una più bassa velocità di processamento delle informazioni ed una accentuata riduzione del livello di performance nel tempo. E' quindi generalmente accettato che i pazienti con PKU classica presentano una riduzione del Q.I. se la dieta è discontinua; bambini che continuano la dieta raggiungono un più alto punteggio di Q.I. e maggiori successi scolastici rispetto a quelli che non lo fanno (Levy et al, 1994; Koch et al, 2000). Uno studio collaborativo effettuato negli USA ha inoltre riscontrato una significativa correlazione tra l'età in cui il controllo dietetico era stato sospeso e il Q.I. Da questo studio è emerso che una più precoce sospensione del controllo dietetico risultava in un più basso Q.I. a 8 e 10 anni di età se comparato con quello di controlli sani (Holzman et. al, 1986). Anche una PKU materna non trattata o trattata tardivamente durante la gravidanza compromette lo sviluppo mentale di questi pazienti. I livelli
cognitivi raggiunti dai bambini nati da madri con PKU, sono negativamente correlati con il numero di settimane di gestazione passate prima che il controllo metabolico sia raggiunto (Waisbren et al, 2003).

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Caratterizzazioni comportamentali di modelli animali affetti da Iperfenilalaninemia

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Informazioni tesi

  Autore: Elena Ilaria Capuano
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Tiziana Pascucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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Parole chiave

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iperfenilalaninemia
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