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La Social Stock Exchange (Borsa Sociale): modelli e fattibilità

La finanza etica

Concettualizzare la finanza etica in una sola definizione non è facile a causa della grande diversità delle esperienze maturate nei differenti paesi. A livello generale, la finanza etica consiste nell’attività di gestione di asset finanziari condotta secondo criteri etici, sociali ed ambientali, per soddisfare le esigenze d’investimento del risparmiatore orientato in tal senso: propone una gestione alternativa, mutualistica e partecipata del risparmio, al fine di uscire dalle logiche solo speculative della finanza tradizionale.

La tensione verso il profitto è mantenuta, ma è accostata ad obiettivi etici; ci si pone come fine la giusta remunerazione dell’investimento, non la mera speculazione: contrariamente alla finanza tradizionale, che vede nella massimizzazione del ritorno finanziario a breve termine (shorteismo) l’unico scopo, ci si focalizza sulla massimizzazione dei benefici ottenibili nel suo complesso, come la soddisfazione personale dell’investitore legata alla destinazione dei propri risparmi.

Questi benefici devono essere ottenuti sia su un piano economico che su un piano ambientale e socially responsible. La nascita del socially responsible investment (SRI) è un fenomeno non recente ma è diventato argomento di dominio pubblico solo nell’ultimo decennio. La sua origine ha ragioni di carattere religioso: nel XV secolo nacquero i Monti Di Pietà, un’istituzione finanziaria senza scopo di lucro dei frati Francescani, nata per concedere prestiti a persone in difficoltà di liquidità.

Nel XVII secolo i Battisti ed i Metodisti si rifiutavano di investire i propri risparmi in imprese che facevano uso di schiavi o producevano armi, tabacco e alcolici. Nel 1967 Papa Paolo VI nell’Enciclica Populorum Progressio, avvertiva che “investire ha sempre un significato morale, oltre che economico”. Nel mondo islamico invece gli insegnamenti del Corano impongono di non porre alcun interesse speculativo sui prestiti, di non investire in attività ritenute immorali (ad esempio droga, armi e pornografia) e di non mirare alla speculazione.

Negli anni ’80, la scoperta dell’esistenza di una correlazione tra comportamento sociale e performance economica delle imprese ha portato al progressivo superamento di motivazioni puramente religiose. Nel 1984 nasce il primo fondo di investimento etico in Inghilterra (Friend Provident); dal 3 luglio 2000 una modifica del Pension Act del 1995 obbliga indirettamente i pensions funds inglesi ad offrire una linea di gestione socialmente responsabile.

Nel Testo Unico della Finanza all’articolo 117, si legge “La CONSOB, previa consultazione con tutti i soggetti interessati e sentite le autorità di vigilanza competenti, determina con proprio regolamento gli specifici obblighi di informazione e di rendicontazione cui sono tenuti i soggetti abilitati e le imprese di assicurazione che promuovono prodotti e servizi qualificati come etici o socialmente responsabili”. Non è però facile definire cosa si intenda per prodotti etici o socialmente responsabili.

Per questo si sono provate a dare diverse definizioni: nel 1998 l’Associazione Finanza Etica ha pubblicato il Manifesto Della Finanza Etica in cui si elencano i principi fondamentali; il primo principio è la visione del credito concepito come diritto umano, non discriminato quindi da sesso, religione o etnia, e soprattutto sulla base del patrimonio del richiedente: il denaro viene interpretato come uno strumento per porre le basi per uno sviluppo imperniato sulla persona ed il suo accrescimento.

Il secondo principio è il focus sull’efficienza dell’operazione, che allontana la finanza etica dal concetto di beneficienza. Il terzo principio dichiara che il tasso di interesse deve essere mantenuto il più basso possibile, perché tale tasso è la misura dell’efficienza dell’utilizzo del risparmio. Il quarto principio, uno dei più importanti, impone la trasparenza che l’intermediario finanziario etico ha il dovere di applicare.

Il quinto principio stabilisce, come criteri di riferimento per gli impieghi, la responsabilità sociale ed ambientale. Per le imprese non profit o for profit ad alto impatto sociale, la finanza etica è un supporto importante per andare oltre dalla dipendenza delle donazioni: il suo sviluppo quantitativo, congiunto a quello delle imprese sociali, può essere un’ottima combinazione per lo sviluppo dell’economia a scopo sociale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Social Stock Exchange (Borsa Sociale): modelli e fattibilità

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Informazioni tesi

  Autore: Cesare Vitali
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Management delle imprese sociali e no profit
  Relatore: Giorgio Fiorentini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 161

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