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Gli interpelli tributari nell'ordinamento italiano

L’interpello ordinario in qualità di istituto fondamentale dello Statuto del contribuente: i presupposti

Fra le innovazioni recate dallo Statuto dei diritti del contribuente, l’interpello è quello che più di ogni altra ha scosso i meccanismi applicativi del diritto tributario. Ne è dimostrazione il numero rilevante di quesiti che vengono rivolti dal contribuente all’A.F. e la varietà dei temi che ne formano oggetto.
Tale procedimento, contrariamente agli altri interpelli previsti in materia tributaria – che saranno analizzati nel prossimo capitolo – è stato esteso a tutte le fattispecie impositive onde favorire l’instaurazione di un “dialogo” tra contribuente e Amministrazione finanziaria, in modo tale da consentire ai soggetti passivi dell’imposizione di ottenere certezze circa la correttezza delle proprie condotte e di orientarle in modo da evitare di incorrere nella commissione di illeciti tributari o comunque di avere la piena consapevolezza che l’Ente impositore le considera come tali.
Per altro verso, l’interpello obbliga l’A.F. ad assumere prese di posizione sulle quali i contribuenti possono fondare il proprio affidamento, valorizzando il ruolo consultivo e di ausilio nell’interpretazione delle disposizioni tributarie di quest’ultima che lo stesso Statuto ha ribadito all’art. 5, comma 1.
Il legislatore tributario ha subordinato la presentazione dell’istanza di interpello ordinario alla sussistenza di specifici presupposti normativi.
Imprescindibili condizioni sottese alla fruibilità dell’istituto sono la rilevabilità di obiettive condizioni di incertezza nell’applicazione e interpretazione delle norme tributarie; la riconducibilità della disposizione controversa a casi concreti e personali; la preventività della domanda, correlata alla necessità che il contribuente non abbia già posto in essere il comportamento rilevante ai fini fiscali o dato attuazione alla norma oggetto di interpello.
In merito, l’obiettiva incertezza rappresenta l’elemento più tipicamente caratterizzante l’interpello ordinario. La giurisprudenza di legittimità, in particolare, attesa la generale delicatezza della tematica in oggetto, si è pronunciata sulla questione, stante la necessità ed utilità di puntuali indicazioni giurisprudenziali, costituendo un elenco esemplificativo delle possibili circostanze di obiettiva incertezza, che potranno riscontrarsi. Esse si manifestano in caso di incertezza normativa “oggettiva”, ove l’incertezza sia il risultato equivoco di un’interpretazione delle norme tributarie così come effettuata dal giudice; in presenza di una giurisprudenza fuorviante sul caso di specie; a fronte di una concreta difficoltà nell’individuazione delle disposizioni riferibili al caso concreto, così come in assenza di precise disposizioni normative, o anche in caso di incertezze dottrinali o giurisprudenziali; in presenza di una disciplina normativa manifestamente complessa o contraddittoria, il cui coordinamento appaia concettualmente difficoltoso per l’equivocità derivante da elementi positivi di confusione; in mancanza di un indirizzo giurisprudenziale consolidato e uniforme di supporto alla normativa; in presenza di una giurisprudenza discordante, che alimenti la questione interpretativa generando ulteriore incertezza nel contribuente.
Laddove, invece, l’A.F. abbia già fornito una soluzione interpretativa sul punto di legge controverso, eventualmente riferendosi anche a fattispecie diversa, ma corrispondente a quella prospettata dall’interessato, ed abbia, quindi, emanato un’apposita circolare, risoluzione o istruzione, il contribuente non potrà lamentare alcuna incertezza, stante l’intervenuto chiarimento dell’ufficio.

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Gli interpelli tributari nell'ordinamento italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Angelo Di Ceglie
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Economia
  Corso: Consulenza professionale per le aziende
  Relatore: Antonio Uricchio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 114

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