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Personalità e perversione - Aspetti relazionali

Perversione relazionale e maltrattamento: la dinamica perversa nella coppia

La perversione relazionale non ha sesso! Nel senso che a differenza della sessualità perversa, in cui il trionfo e il dominio vengono sanciti dall’orgasmo, nella perversione relazionale, l’aspetto sessuale è solo un mezzo utilizzato per raggiungere il dominio e il controllo totale dell’altro. Non ha sesso perché sia uomini che donne, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, possono assumere comportamenti perversi, con la differenza che i primi, oltre ad essere in numero maggiore negli studi clinici, sono facilitati nel mettere in atto la perversione da una cultura maschilista che accompagna da secoli la società e per la quale il ruolo di sottomissione imposto alla donna, è accettato socialmente.

L’accettazione sociale del ruolo della donna diventa un diversivo pericolosissimo nell’ambito delle perversione relazionale, perché aiuta l’uomo perverso a celare l’aggressività e l’odio sotto le sembianze dell’amore. La violenza perversa all’interno della coppia viene spesso banalizzata, negata, ridotta a un semplice rapporto di dominazione.
Viene coperta sia dalla cultura maschilista di cui sopra, che da alcune semplificazioni psicoanalitiche, le quali rendono il partner complice o addirittura responsabile dello scambio perverso, negando così la violenza degli attacchi e la gravità della ripercussione psicologica che l’aggressione ha sulla vittima. Inoltre la connotazione sessuale che la perversione si porta dietro, ci può fuorviare nella comprensione del maltrattamento psicologico in quanto si è portati a dare una spiegazione basandosi su concetti come la personalità dipendente della vittima, o il sadomasochismo.
Nel masochismo è chiaro però che il partner ha fondamentalmente un ruolo che esso stesso ha scelto nella relazione, prova piacere nella sottomissione e può arrivare anche a scambiare il ruolo, da una posizione passiva ad una di dominio, perché solitamente è il masochista che fa le regole dei giochi sessuali perversi. Inoltre le vittime che si separano dalla relazione masochistica, hanno un senso di arricchimento per l’esperienza passata e non soffrono eccessivamente. La vittima che riesce a staccarsi con immenso sforzo da una relazione perversa gode invece di un senso di sollievo e di liberazione, a conferma che la sofferenza non le interessa.

Se il masochismo è una caratteristica della vittima tanto fondamentale perché non si è mai manifestata in altro contesto e scompare dopo la separazione dall’aggressore? (Hirigoyen, 1998).
Si è tentati in questo senso a fare il gioco del perverso, a pensare cioè che se la donna subisce e rimane in una relazione di maltrattamento è perché in fondo una parte di sé lo vuole. Nella relazione perversa tutto ciò non accade, non c’è uno scambio di ruoli e la vittima rimane vittima anche contro la sua volontà. Vedremo in seguito come sia invece proprio la situazione di maltrattamento a legare la donna all’uomo che la maltratta attraverso le strategie di coping che tale situazione le impone di adottare, attraverso l’isolamento e la deformazione della realtà.
E’ vero che le personalità dipendenti, o quelle persone che hanno già subito in passato maltrattamenti, hanno una predisposizione maggiore a finire intrappolate in situazioni di maltrattamento, ma ciò non spiega perché altrettante vittime di violenza fisica e psicologica, prive di meccanismi di dipendenza in anamnesi, possano entrare e rimanere in una relazione tale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Personalità e perversione - Aspetti relazionali

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo D'addario
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze Psicologiche dell'intervento clinico
  Relatore: Serena Marchitelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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