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Nabokov cronista di Berlino (1922-1937)

L’ ambientazione dei romanzi a Berlino

E’ importante notare fin da subito che le storie di Nabokov sono piene di Berlino; ma si tratta essenzialmente di una Berlino russa, dipinta dal punto di vista di un esule russo. I luoghi che troviamo in Nabokov sono Wilmersdorf, Charlottenburg e Schӧneberg e i parchi della città, in particolare Grunewald, luogo, quest’ ultimo, dove vivevano i Drajer.
In otto dei suoi nove romanzi scritti a Berlino le vicende si svolgono totalmente o almeno in parte in questa città e anche nella produzione lirica del tempo risuona spesso questo nome (Berlinskaja Vecna è il titolo di una poesia); in Priglašenie na kazn’ ci troviamo invece in un paese senza nome, in cui vige la dittatura (è scontato che il paese in questione sia la Germania, in cui si stava instaurando la dittatura nazista).

Ci sono centinaia di passaggi nei suoi romanzi che dipingono alla perfezione i dettagli della città. A questo proposito dice Dieter E. Zimmer, studioso di Nabokov e traduttore delle sue opere in tedesco:“I easily recognized in his books the city of my early childhood. For instance, when I read Laughter in the Dark for the very first time in the 1960s, I immediately knew exactly where Albinus’s wife and their little daughter were living. It was on the south side of the street were the yellow elevated train dives underground, that is, on Kleiststrasse between Nollendorfplatz and Wittenbergplatz, and following Nabokov’s description of blind Albinus’s last taxi ride I arrived at exactly the house on Kaiserallee 56 (now Bundesallee) where Albinus and his mistress had stayed after his wife had left him. The house is still standing, rejuvenated.”

La città era sede di vari milieu, che difficilmente interagivano tra loro. In Parla, ricordo, l'autobiografia di Nabokov uscita nel 1966, nel capitolo quattordicesimo dedicato al periodo berlinese, l'autore ricorda: “Con pochissime eccezioni, tutte le energie creative di orientamento liberale – poeti, narratori, critici, storici, filosofi e così via – avevano lasciato la Russia di Lenin e di Stalin. Quelli che non l’avevano fatto o avvizzivano laggiù o adulteravano il proprio talento uniformandosi ai dettami politici dello Stato. […] Il fortunato gruppo di espatriati poteva ora perseguire i propri obiettivi con una tale assoluta impunità che veniva addirittura da chiedersi se il senso di totale indipendenza mentale di cui godevano non fosse dovuto al fatto di lavorare in un vuoto incondizionato.”
O ancora “A Berlino e a Parigi, le due capitali dell'esilio, i russi formavano colonie compatte, con un coefficiente di cultura che superava di gran lunga la media delle comunità straniere, necessariamente più diluite, nelle quali venivano a trovarsi.
All’interno di quelle colonie se ne restavano tra loro. […] La vita in tali colonie era così piena e intensa che questi “intelligenty” russi non trovavano né il tempo né il motivo di cercare altri legami al di là della loro cerchia. […] Nel corso di quasi un quarto di secolo trascorso in Europa Occidentale, in mezzo a quella manciata di tedeschi e francesi che conoscevo (per la maggior parte padrone di casa e uomini di lettere), io non potevo contare più di un paio di buoni amici.”

Di tutti i romanzi ambientati a Berlino, significativamente, solo in tre l’azione procede in mezzo ai tedeschi: in Korol’, dama, valet, Kamera Obskura e Otčajanie. Negli altri i tedeschi sono solo di sottofondo.
«The permanently temporary pension life of Russian emigres in Berlin – shabby but carefully tended furniture, politely distant landladies, lithographs which tended to repeat themselves throughout the city, creaking elevators – has been chronicled by several emigre writers and by Nabokov in Mary, The eye, and The gift. Russian Berlin was a provincial albeit cosmopolitan city, and the mood of most Russians there (but not of Nabokov) was neo-Chekhovian.»
Molto spesso le storie sono ambientate in pensioni, alberghi e piccole case prese in affitto: la storia in Mašen'ka procede quasi tutta in una pensione, Franz di Dama, karol, valet vive in una pensione (“un tugurio” pensa lo zio), il protagonista di Sogljadataj si uccide nella stanza della pensione in cui viveva, Martyn di Podvig a Berlino alloggia in una pensione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Nabokov cronista di Berlino (1922-1937)

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Informazioni tesi

  Autore: Clara Mazzetti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne
  Corso: Lingue e letterature moderne euroamericane
  Relatore: Giovanna Spendel
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 195

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Parole chiave

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berlino
nabokov
romanzi in lingua russa
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