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L’incontro con l'altro (straniero) nell'assistenza infermieristica

Incontro infermiere-straniero

“Per interculturale si intende quel percorso di attenzione attitudinale e relazionale in cui si focalizzano gli ostacoli alla comunicazione che esistono fra portatori di culture diverse: dall’individuazione e l’analisi di tali ostacoli fino ai tentativi per farli scomparire”.

Di conseguenza questo aggettivo qualificativo dovrebbe essere usato solo per gli sforzi fatti per costruire un’articolazione fra portatori di culture diverse. Quando si afferma che l’infermieristica interculturale è un incontro tra portatori di culture differenti si vuole enfatizzare le modalità con le quali ognuno dei protagonisti (infermiere e utente) si rapporta all’altro e alla sua cultura.

Si può dire che più il cambiamento culturale (l’esposizione all’alterità dell’altro) è rapido, profondo e non rielaborabile in termini cognitivi e morali dal soggetto, più è facile che il processo di integrazione si attui in forma di crisi, di choc culturale. L’approccio interculturale anche nell’infermieristica si pone l’obiettivo non di scambiare tratti culturali ma di superare la nozione stessa di cultura e di relativismo culturale, facilitando ai singoli una ricomposizione identitaria compatibile con il loro progetto di immigrazione e con la situazione assistenziale data, consapevoli con questo di esporre a una modifica anche sostanziale le proprie cornici culturali ma anche scientifiche di riferimento.

Le cure sanitarie non hanno senso né efficacia se non sono fondate sul riconoscimento della realtà più intima dell’assistito come le rappresentazioni, credenze e riti tradizionali dei migranti. La malattia e il bisogno di assistenza non possono essere separati dall’individualità del soggetto. Sono fatti relazionali che per essere compresi devono considerare in profondità la soggettualità espressa dalla singola persona nella situazione data.

Non si può curare un uomo andando contro il senso che egli attribuisce alla sua vita: la sua salute non può essere favorita se non partendo dalla considerazione della sua visione del mondo e dei suoi modi di vita, soprattutto se migrante. La prassi medica e quella infermieristica sono etiche nella misura in cui percepiscono ogni gesto e ogni atto di cura nella prospettiva dei valori in gioco.

Non si tratta di ricercare nuove procedure e protocolli specifici per le situazioni di confronto culturale, quanto di esercitare un’opera di sensibilizzazione nei sanitari alle cose più minute, quali i gesti, gli atteggiamenti, i toni del linguaggio, in una sorta di costante “presenza a sé”, per essere con più attenzione “presenti all’altro” . Esistono due tipologie di errori nell’approccio all’alterità dell’altro: assente considerazione e presa in carico difettosa o erronea.

Per quanto riguarda l’assente considerazione dell’alterità, questa mancanza è da imputarsi all’etnocentrismo: o non si è a conoscenza che esistono codici culturali perché non si sa che essi esistono o perché non si conosce il concetto di cultura in senso antropologico oppure perché lo si conosce in astratto. Questo tipo di ignoranza può manifestarsi riguardo diversi aspetti dell’alterità. Possono, infatti, essere ignorati i codici culturali ossia dei contenuti e del sistema di artefatti, significati e valori propri di un determinato ambiente culturale.

La non attenzione alle specificità culturali dell’altro (ad esempio nozioni legate alle religioni principali) può dar luogo a malintesi che minano la fiducia che dovrebbe caratterizzare ogni relazione sanitaria. Un altro aspetto della negazione dell’alterità risiede nel disconoscimento dei campi simbolici di riferimento. In altre parole anche ammettendo di conoscere alcuni contenuti della cultura dell’altro non si riesce a cogliere gli aspetti strutturali del suo processo di comunicazione, non si riesce ad interpretarne i significati che restano al di fuori della mappa percettiva del sanitario.

L’assistenza infermieristica è obbligata ad entrare nel processo di produzione di significato che l’assistito assegna all’assistenza se vuole esprimersi efficacemente. Infine, si può ignorare il modo con cui il migrante si rapporta alla propria cultura. Il modo di concepire le relazioni interpersonali nel mondo occidentale predispone a considerare l’altro come un individuo dotato di autonomia decisionale e di tensione verso l’indipendenza. In questo modo ci si orienta a disporsi al rapporto con il migrante considerandolo un puro individuo, impostando con lui un rapporto di reciprocità duale. Al contrario, il migrante può manifestare gradi differenti di adesione alle proprie radici culturali con dipendenze più o meno forti rispetto ai campi sociali e relazionali in cui vive.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L’incontro con l'altro (straniero) nell'assistenza infermieristica

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Informazioni tesi

  Autore: Herbert Arthur Fogno Tagne
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Stefano Benini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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