L'immagine di Cuba attraverso i giornali spagnoli dal 1958 al 1962

Con questa strana e quanto meno curiosa frase del deputato cubano Ramón Granda, si apriva l‟articolo su Cuba apparso il 30 aprile sull’ABC.
Il deputato sosteneva che con la parola ‘rivoluzione’ si fraintendesse la realtà di ciò che stava accadendo a Cuba. Granda sostenne che solo nella Provincia d‟Oriente ci furono disturbi causati da elementi comunisti, ma che lo stato stava mantenendo il controllo più assoluto anche su quella parte dell’sola. Concluse poi con delle constatazioni sul momento economico a Cuba dicendo: “questi disordini non hanno in nessun modo disturbato la normale attività cubana, ma che anzi quest’anno l‟economia ha raggiunto picchi mai raggiunti prima.”
Da Cuba l’inviato dell’ABC Casariego informò che durante un violento scontro tra le forze dell‟Esercito e i ribelli nella zona di Songo, a trenta chilometri a nord di Santiago de Cuba, l‟esercito aveva occupato un accampamento ribelle uccidendo otto persone e catturandone molte di più. Vennero rinvenuti materiale di propaganda sovversiva ed una discreta quantità di armi. Si ritenne una volta di più che le forze ribelli fossero sul punto di capitolare definitamente.
Ancora non si conosceva l‟esito degli scontri e già nell‟isola si parlava dell‟attuazione di alcune opere per il futuro industriale di Cuba. Per il futuro immediato si era previsto un imponente impiego di mezzi finanziari per creare posti di lavoro per i giovani. Il problema riguardava l‟impiego dei giovani nel periodo conseguente alla raccolta della canna da zucchero. Tale attività dava lavoro per un certo periodo ad una gran quantità di persone, ma che per il resto dell‟anno contribuiva a creare una sorta di disoccupazione chiamata ‘tempo morto’. I giovani ne risentivano moltissimo, alcuni cadevano in una sorta d‟inquietudine, con conseguenze che arrivavano al terrorismo. Per questo s‟iniziò a parlare di questi investimenti da effettuarsi soprattutto nella Provincia d‟Oriente, e che avrebbero dovuto portare l‟isola a percorrere una delle più sicure vie verso la stabilizzazione e la tranquillità.
Castro e la rivoluzione appartenevano già al passato. Nello stesso articolo Casariego considerò che a Castro potessero rimanere solo due soluzioni: andarsene dal paese, oppure rifugiarsi con un gruppo di partigiani in una delle zone più rurali della Sierra Maestra, abbandonando completamente e per molto tempo le ambizioni di ‘invasione’ e ‘conquista’. Castro venne definito uomo valido, tenace ed esaltato, e per questo il giornalista era convinto del fatto che egli avrebbe comunque lottato fino alla fine.
Nel frattempo la vita sembrava tornata quella di prima. Nella capitale la gente aveva ripreso a scendere in strada, dopo il lavoro, fino a tarda notte, come se avesse perso la paura o come se si fosse stancata di annoiarsi in casa.