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Una vocazione trattenuta. Goliarda Sapienza e la scrittura

Un quaderno magico. Scrittura giovanile


Negli ultimi decenni della sua vita Goliarda era solita annotare i propri pensieri su taccuini agende o fogli sparsi, affidandosi a un'abitudine che, come testimoniano il marito e le carte, ora custodite nell'archivio Sapienza - Pellegrino, era stata inaugurata nel 1976 e continuerà senza sosta sino al '96, anno del suo misterioso decesso.

Goliarda Sapienza ha quindi dedicato alla scrittura privata, e in modo sempre più esclusivo, se è vero che la letteratura era già stata abbandonata dall'84, vent'anni della propria esistenza. Sono forse gli unici? Nella prefazione a Il vizio di parlare a me stessa, volume che raccoglie una selezione decennale di pensieri dell'autrice, dal 1979 al 1989, Pellegrino scrive che in precedenza la moglie "mai aveva tenuto un diario vero e proprio", "rifiutava la memorialistica che le appariva in buona parte falsificante" e che "nella sua famiglia vigeva il pregiudizio di considerare i diari espressioni narcisistiche di signorine perbene".

Goliarda si affeziona poco a poco alla pratica dei taccuini, verso la quale all'inizio, spinta più che altro dal marito, nutre numerose riserve. Eppure non è in quegli anni che contrae il vizio di parlare a se stessa, non è in età matura che ricorre per la prima volta a uno scrivere libero dall'assillo di una riuscita formale o editoriale, uno scrivere non destinato alla pubblicazione. Dalle pagine di Io, Jean Gabin viene infatti fuori un oggetto che, se fosse pervenuto, sarebbe una testimonianza – l'unica – di un'attività di scrittura giovanile dell'autrice.

Goliarda si rivolge a questo oggetto col nome di "quaderno", rifiutandogli l'appellativo di diario, preferendo così sostituire un sostantivo per lei problematico con uno dal significato più marcatamente materiale, come avverrà anche con i "taccuini". Il quaderno serviva a raccogliere poesie, citazioni tratte dai libri che leggeva, parole evocative e idee che la colpivano ma non, ancora, creazioni letterarie autonome.

Aveva anche, esteticamente, una sua fisionomia: sembrava un quadro di Pollock, per via degli inchiostri di vari colori che erano stati adoperati per scriverlo, ma anche perché probabilmente l'autrice possedeva già quella calligrafia e quel senso di misura della pagina così particolare da meritare di essere definito "cardiaco".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Una vocazione trattenuta. Goliarda Sapienza e la scrittura

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Informazioni tesi

  Autore: Vera Navarria
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Rosalba Galvagno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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