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Giornale di un antropologo. Il dibattito e l'eredità dei diari di Bronislaw Malinowski.

Argonauti del Pacifico Occidentale

Argonauti del Pacifico Occidentale (1922) è la monografia in assoluto più importante dell'intera bibliografia malinowskiana. In antropologia la monografia è un "genere etnologico che consiste nell'analisi più completa possibile di un gruppo umano, di un'istituzione o di un particolare fatto sociale, la monografia indica sia un metodo specifico di inchiesta, sia una forma di esposizione dei risultati di una ricerca" (Bonte P., Izard M., cur., 2006,
p. 563). Questo genere si afferma in Europa a partire dagli anni Cinquanta, in reazione alla cosiddetta "etnologia da tavolino" tipica della corrente evoluzionista. Si sposa perfettamente con il nuovo metodo di ricerca intensiva dell' osservazione partecipante, ed è oltretutto associato allo sviluppo della minuzioso stile monografico. Argonauti nasce grazie all'esperienza etnografica che l'antropologo ha prodotto alle isole Trobriand dal 1914 al 1918. Il viaggio per Malinowski comincia nel settembre 1914 a Port Moresby dove inizia a lavorare con Ahuia Ova, uno dei principali informatori di Charles Gabriel Seligman. Durante questo periodo, però, Malinowski considera il suo lavoro davvero insoddisfacente: "ho da fare molto poco con i selvaggi del luogo, le mie osservazioni sono insufficienti e non parlo la loro lingua" (Malinowski, 1992, p.20). Trasferendosi successivamente sull'isola di Mailu per una ricerca più intensiva, questo suo stato d'animo si dissolse grazie soprattutto al progressivo apprendimento della lingua nativa (Motu). Studiare e parlare la lingua della zona fu uno dei primi passi verso il metodo dell'osservazione partecipante: l'indagine etnografica si sposta ad un livello più intimo e, di conseguenza, l'incontro tra il ricercatore e il nativo si agevola. Nel mese di dicembre dello stesso anno si spostò sulla costa sud orientale dell'isola dove realizzò un'ulteriore, quanto fondamentale, iniziativa: decise di pernottare con i nativi nei "dubu" (case degli uomini), in occasione di una festa indigena che durò tre giorni. Per Malinowski i disagi che i pernottamenti comportavano erano davvero eccessivi: "Non posso dire che i momenti passati in quella casa furono piacevoli. La puzza, il fumo, il rumore delle persone, i cani, i maiali, la febbre che dovevo avere avuto in quei giorni, tutto questo mi irritò molto" (Malinowski, 1992, p.47), ma il potenziale etnografico prodotto dall'osservazione diretta fu una scoperta che cambiò d'un dalle sue scoperte, tornò a Mailu dove subito applicò il nuovo metodo.

Malinowski, col tempo, si rese conto che il materiale raccolto durante i suoi incontri con i nativi era di gran lunga più interessante e profondo rispetto al lavoro svolto fino ad allora dagli insediamenti occidentali. Nel giugno 1915 Malinowski era intenzionato a raggiungere il distretto di Membare, sulla costa nord della Nuova Guinea, ma decise di fermarsi a Kiriwina nelle Trobriand. Egli arrivò durante la stagione della festa milamala che simboleggia il momento cerimoniale più alto di tutto l'anno per la popolazione indigena. La festa, che può essere comparata con il capodanno occidentale poiché cade alla fine del ciclo lavorativo annuale e segna l'inizio dei 12-13 mesi lunari in cui è diviso l'anno solare, ispirò molte delle monografie già citate di Malinowski. Una volta lasciate le Trobriand, verso ottobre-novembre, si trasferì nel villaggio di Omarakana e fu lì che stabilì la base per i mesi successivi fino al suo ritorno in patria. Il periodo trascorso alle isole Trobriand fu, per Malinowski, quello più proficuo dal punto di vista etnografico. Argonauti è centrato sulla descrizione di un particolare rituale delle isole Trobriand chiamato kula: una rete di scambi che unisce gli abitanti delle piccole isole dell'arcipelago. Nell'introduzione Malinowski descrive innanzitutto le grandi capacità navigatorie e commerciali delle popolazioni delle isole, egli commenta gli indigeni definendoli "audaci navigatori, industriosi costruttori e appassionati commercianti" (Malinowski, 2011, p. 9).

Illustrando i centri più importanti dove ornamenti, Malinowski ci spiega come tali oggetti siano distribuiti all'interno di circuiti commerciali stabiliti fra le tribù dell'arcipelago. Tra questi circuiti ne esiste uno molto esteso, dice Malinowski, che comprende: le isole del capo orientale, le Lousiade, l'isola di Woodlark, l'arcipelago delle Trobriand, il gruppo delle d'Entrecasteaux spingendosi addirittura verso l'interno della Nuova Guinea. Questo complesso sistema commerciale viene denominato kula. Il kula, dice Malinowski, è "un fenomeno economico di notevole importanza teorica" (Malinowski, 2011, p. 10), ma in realtà non si tratta di un'istituzione puramente economica poiché in essa sono presenti cerimonie e riti magici che regolano ogni movimento dello stesso. I beni che vengono scambiati durante il kula non hanno una destinazione pratica o economica, sono prevalentemente oggetti di valore, destinati a non rimanere nello stesso posto se non per un tempo limitato: ogni bene donato deve essere restituito. Nel kula si scambiano due tipi di oggetti: i mwali e i oulava.
I mwali sono braccialetti di conchiglie bianche e circolano solo in senso antiorario, i soulava, invece, sono collane di conchiglie rosse e circolano solo in senso orario. Il kula consiste nello scambio rigoroso e continuo di mwali contro soulava e viceversa. Essi vengono chiamati anche vaygu'a che significa "oggetti di prestigio"; accanto allo scambio cerimoniale di questi avveniva un altro tipo di scambio profano al cui centro erano i cosiddetti gimwali, oggetti con uno specifico valore d'uso i quali all'interno del kula non avevano un ruolo ben preciso se non di tipo accessorio. Le regole principali a cui deve obbedire il cerimoniale sono molto precise: non tutti gli uomini possono partecipare al rituale, gli oggetti devono circolare scambio quanto è affermata la sua importanza sociale, ad esempio la differenza tra un uomo comune ed un capo sarà che il primo avrà pochi partner mentre il secondo potrà averne fino a duecento. Dato che lo scambio rappresenta un'alleanza che unisce due persone per la vita, questo deve proseguire per tutta la vita dei partner, non deve interrompersi mai. Infine per poter partecipare al kula è fondamentale essere iniziati alla magia kula ed essere in possesso dei vaygu'a, cose che vengono acquisite attraverso trasmissione patrilineare. Infatti, tranne rarissime eccezioni, le donne non vengono comprese nel cerimoniale.

Il sistema kula risulta avere anche dei vantaggi per gli indigeni, ad esempio permette a un uomo di avere degli amici, degli alleati anche a centinaia di chilometri di distanza. Il loro rapporto però non si limita al solo scambio dei vaygu'a, anzi, il kula rappresenta in questo senso anche un'obbligazione tra due persone: durante il cerimoniale i partner s'impegnano a rispettare degli obblighi che hanno l'uno nei confronti dell'altro. Si tratta di costruire e mantenere delle unioni importanti per il gruppo di appartenenza, più partner si hanno più una tribù è potente e sicura. Malinowski, analizzando il kula, dà rilievo all'aspetto relativo alla rete di rapporti che si costruiscono e si mantengono durante il rituale, fino ad arrivare a formulare il concetto di principio di reciprocità. Questo sarebbe il principio base su cui il kula si esplicita, ed è estendibile a tutta la società trobriandese. Malinowski è stato il primo a scoprire l'importanza dello scambio nella cultura delle isole Trobriand e che questo, paradossalmente, si espone sottoforma di dono. Per spiegare il principio di reciprocità si può dire che alla base del funzionamento della cultura vi è una sorta di solidarietà sociale per cui ogni azione che avviene nel gruppo è regolata dalla reciprocità (a una prestazione era dovuta una controprestazione, ad un dono un controdono ecc.). Nel momento in cui dovesse mancare questa regola l'equilibrio della società ne risulterebbe fortemente compromesso. Il kula viene preso in considerazione da Malinowski in quanto risulta essere il momento più rappresentativo di questa filosofia: è lo scambio di doni che crea legami sociali. Si può svelare, a questo punto, che fu proprio Argonauti a portare nel mondo dell'antropologia la corrente funzionalista: la solidarietà rituale durante lo scambio, dice Malinowski, garantisce il funzionamento delle reti di alleanze politiche e favorisce la diffusione della cultura attraverso il rituale. Il lavoro che operò Malinowski nei confronti del kula venne poi ripreso e ampliato da Marcell Mauss in un'opera molto conosciuta e importante nel mondo dell'antropologia: "Saggio sul dono" (1923).

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Giornale di un antropologo. Il dibattito e l'eredità dei diari di Bronislaw Malinowski.

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Informazioni tesi

  Autore: Flavia Fabiani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Beni e attività culturali
  Relatore: Veronica Redini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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