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La tortura. Un'analisi filosofico politica.

Torturatore - Storia di una professione

Quando sia nata di preciso tale professione non è possibile dire con esattezza, tuttavia non si sbaglierà nel ritenere che essa sia sorta nel momento in cui un gruppo di uomini riunitosi in una società abbia ritenuto necessario affidare ad uno di loro il compito di infliggere la pena. Lo scarto rispetto al passato fu decisivo, la vendetta privata fu sostituita dall'idea che una punizione impersonale, oggettiva e autorizzata, - affibbiata da un terzo, - fosse una tecnica sociale utile a vivere meglio in comunità. Inevitabile, a questo punto, trovare un uomo che si specializzasse nel compito di punire, - e quindi anche torturare e uccidere, - i rei. Tuttavia, pare che, sebbene tutti i popoli civili ritennero opportuno sostituire la faida privata con il braccio del boia, nessuno di loro avesse criteri comuni coi quali scegliere tale mestierante. Ad esempio, per quanto riguarda l'Henker, tra i popoli germanici il compito che richiedeva di sporcarsi le mani col corpo di un altro uomo era attribuito al più giovane del consiglio giudicante; in Gran Bretagna, invece, i giudici ritennero inaccettabile, per rispetto al proprio ruolo, tale compito, cosicché lo affidarono alle forze dell'ordine, le quali, a loro volta, avevano diritto a cedere questo loro potere all'hanman, colui che dietro pagamento si rendeva disponibile ad eseguire la sentenza. Da i documenti disponibili260 sappiamo che un primo riconoscimento dello stato giuridico di boia si ebbe durante l'età dei Comuni; con il rispolvero degli antichi codici la tortura torna ad essere affare regolamentato, ordinato, privo, per quanto possibile, di eccessi e fantasia: dunque occorre un tecnico che sappia il fatto suo in materia. D'altra parte, soltanto nel XVII secolo i boia riuscirono ad ottenere, come categoria, premi fissi e regolare remunerazione.Per quanto riguarda il periodo medievale, il boia si arrangia come può, tratta, cerca di arraffare il più possibile. L'autorità lo convoca quando serve, gli paga il singolo lavoro o a volte gli concede una sorta di diritto sul cadavere, ossia il boia può prelevare oggetti, proprietà private di un qualche valore appartenuti al condannato. Ma le difficoltà da affrontare sono estenuanti, i problemi su chi debba poi pagargli l'opera continui, le autorità si rimpallano l'onere, capita che i soldi nelle tasche dell'esecutore proprio non vogliano entrare. E allora, al boia non resta che inventarsi altre entrate, magari sfruttando la cultura popolare che lo considerava una sorta di stregone e che, intorno a questa figura amava, o per meglio dire odiava, immaginare fantasmagorici poteri. Il boia sfruttava dove poteva e allora diveniva commerciante: la corda dell'impiccagione era sfilacciata e venduta a tocchetti come amuleto apportatore di fortune; il grasso del cadavere veniva venduto come rimedio per la cura di artriti, reumatismi e gotta; un brandello degli stracci con cui era vestito l'assassinato sulla forca valeva da potente protezione personale; l'urina degli ultimi singulti era capace di guarire le malattie più terribili.261 E se ogni cosa ha un prezzo, allora il boia lucrava sulla famiglia della vittima, i parenti con soltanto un piccolo extra potevano garantire al loro caro una buona morte, veloce, rapida, che non facesse soffrire.Come si iniziasse a praticare la professione non era cosa stabilita, ogni artista della forca e dei tormenti aveva la sua storia. Ad esempio, sappiamo che il tal Perone di Novara, rinomato e prestigioso boia esercitante perlopiù a Siena, venne condannato a morte per gravissime malefatte, al che la posizione rimase vacante; per cortocircuito, il nuovo boia avrebbe quindi giustiziato il suo predecessore. Uno schiavo di nome Simone da Zagabria, anch'egli in attesa di condanna capitale, s'offrì gentilmente per la parte: « Et ciò ve lo domando per l'amor de la patria, che so italiano e son de le terre del duca di Milano ».

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La tortura. Un'analisi filosofico politica.

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Informazioni tesi

  Autore: Ilario Damiano Caccia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica
  Relatore: Michele Nicoletti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 239

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