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Le torri costiere siciliane: il triangolo difensivo di Capo Peloro - Conservazione e ipotesi di fruizione

Dalle cinture fortificate alle batterie antinave

In Italia, dopo l’avvento del primo cannone rigato a retrocarica a opera di Giovanni Cavalli nel 1843, l’architettura militare fu chiamata ancora una volta a trovare nuove soluzioni: a partire dal 1860 lo Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano emanò nuove direttive nazionali in materia difensiva, con la creazione di cinque livelli o “cinture” di forti, ispirati ai dongioni e ai mastii medievali, con artiglierie pesanti e leggere schierate su più ordini.
Nel primo periodo (tra il 1860 e il 1898) sorsero strutture poligonali terrapienate, non corazzate e con artiglieria in barbetta, esteticamente curate e ispirate alle fortificazioni rinascimentali; nel secondo periodo (dal 1900 al 1941) avvenne in primis il rivestimento delle precedenti opere con spessi strati di calcestruzzo e dei terrapieni con sabbia per produrre effetti antideflagranti, seguito dalla nascita di opere blindate stilizzate con artiglierie in casamatta.
Già in occasione della guerra italo – turca e del primo conflitto mondiale l’Italia aveva pertanto rinnovato le proprie difese montane e costiere, ma agli inizi degli anni Trenta del Novecento l’evoluzione della tecnologia bellica e l’acuirsi dei rapporti internazionali tra l’Asse e le altre potenze mondiali indussero alla realizzazione di batterie antiaeree e antinave, con depositi, aerofoni, proiettori e telemetri per le comunicazioni, utilizzate durante i bombardamenti del 1943-44.
Per la Sicilia venne deciso un particolare approntamento delle difese permanenti costiere e contraeree, essendo diventata il ponte per le nuove mire espansionistiche italiane in Africa e potenzialmente soggetta agli attacchi francesi e inglesi dalle vicine Malta e Biserta.

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Le torri costiere siciliane: il triangolo difensivo di Capo Peloro - Conservazione e ipotesi di fruizione

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Arena
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria Edile per il Recupero
  Relatore: Fabio Todesco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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