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Il "Copernico" di Giacomo Leopardi, ovvero la messa in scena del negativo

Ironia leopardiana

La questione attorno al registro prevalente delle Operette morali e alle intenzioni dell’opera è stata variamente dibattuta. Semplificando molto il dibattito si possono isolare due posizioni che si possono far corrispondere a due diversi modi di leggere le Operette morali, a seconda che si privilegi l’aspetto satirico-umoristico o l’ironico.
Nel nostro caso, anche a causa della centralità del Copernico nella nostra analisi, ci sembra di poter affermare la prevalenza della tesi ironica, che ha il vantaggio di comprendere in sé la satira e l’umorismo portandoli ad un livello diverso (e superiore, in termini conoscitivi).
Le Operette morali possono essere considerate come il campo di battaglia sul quale Leopardi fa scontrare le proprie concezioni filosofiche con le convinzioni del secolo “progressivo”; come uno specchio, attraverso il quale, i propri contemporanei potessero vedere i propri errori, rendersi conto della propria ridicolaggine e comportarsi di conseguenza, dopo questa rivelazione. “Egli sarà il nuovo Luciano del secolo XIX.” Luciano viene preso a modello sin dalla scelta della modalità espositiva prevalente, il dialogo: nei suoi Dialoghi degli dei, Dialoghi marini e Dialoghi dei morti l’autore greco coglie ed esprime la crisi morale del suo tempo, ma il suo scetticismo gli ispira una critica beffarda piuttosto che ipotesi di rinnovamento. Dalla satira Leopardi riprenderebbe anche l’atteggiamento polemico e aggressivo, il gusto per la deformazione comica grottesca dei propri bersagli, la mescolanza di generi, la ripresa parodica di personaggi e situazioni mitologiche-letterarie. Se però si considera che la satira trae la sua origine dall’osservazione della mondanità, dagli usi e costumi dei contemporanei, bisogna osservare che “ il Leopardi non aveva perspicuità nella trattazione satirica del costume, che richiedeva occhio più quieto e gusto di indugio sulle apparenze della vita; e neanche amabilità e disposizione a mimetizzarsi nella cosa che pur egli intendeva combattere. Nato per le analisi dell’anima e del pensiero, la sua sottigliezza meglio mordeva le costruzioni della filosofia e della scienza contemporanea.” Nelle intenzioni di Leopardi il riso che scaturisce dalla satira, colpendo un obbiettivo ridicolo, svolge la funzione di far riflettere il proprio pubblico su se stesso conducendolo ad uno stato di auto-consapevolezza. Osserva Giulio Marzot: ”Nella società italiana il riso va di preferenza sopra gli uomini e i presenti: e ciò mostra lo scadimento del nostro costume rispetto a quello degli stranieri, che più volentieri e saggiamente colpiscono le idee, i modi di vita e gli uomini morti o lontani. Perciò il progetto delle Operette leopardiane, nello spirito e nello stile, era di aiutare gli italiani a veder più chiaro in se stessi e ad usare più civilmente la bella, e ormai a tutti necessaria, arte del ridere.”

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il "Copernico" di Giacomo Leopardi, ovvero la messa in scena del negativo

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Informazioni tesi

  Autore: Alessio Cappuccio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Claudio Milanini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 40

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