Cancro al seno: mente, corpo, sessualità

L’evenienza della comparsa di disturbi psichiatrici clinicamente rilevanti nei pazienti con cancro è tutt’altro che rara. Spesso però vi è la tendenza a considerare la sofferenza psicologica del paziente “normale e comprensibile”, viste le circostanze e questo comporta una sottovalutazione dei sintomi ed un loro mancato trattamento. Esistono diverse ricerche che dimostrano come i problemi emotivi nei malati oncologici non vengono riconosciuti a meno che non vengano specificatamente ricercati attraverso questionari di screening o tramite colloqui personali. Infatti oggi gli screening per una precoce valutazione del rischio di sviluppo dei disturbi psichici nei pazienti neoplastici, sono considerati una componente necessaria della cura globale del cancro. Grazie ad essi si possono attuare interventi mirati ed evitare di mettere a repentaglio i risultati delle terapie antitumorali, di aumentare la qualità di vita dei pazienti e diminuire i costi sanitari (Zabora et al.,2001). In diversi casi purtroppo, nonostante i questionari di screening, per via di un’errata valutazione dei risultati da parte dei medici i distur45bi non vengono riconosciuti e di conseguenza non vengono trattati(Fallowfield et al., 2001). Inoltre i disturbi possono comparire a qualunque stadio della malattia e quindi è necessario continuare il monitoraggio anche dopo lo screening, chiedendo al paziente come sta affrontando il lato emotivo della malattia e dandogli l’opportunità di discutere su qualsiasi tipo di preoccupazione. In questo contesto importante è il colloquio e la capacità comunicativo di medici e infermieri, in quanto il colloquio stesso di valutazione può avere un’importante funzione terapeutica. Il fatto di poter esprimere i propri sentimenti, sentirsi liberi di fare domande sulla malattia, sui trattamenti e chiarire qualsiasi perplessità senza sentirsi di peso, anzi ricevendo un supporto continuativo, porta al paziente notevoli benefici. L’ideale sarebbe che questi interventi venissero praticati da professionisti sanitari mentali con esperienza nel settore e che essi siano costantemente presenti e parte integrante della cura totale del malato. Invece in genere questo compito è affidato a medici, adeguatamente formati “sull’argomento” e non, con la speranza che essi nella valutazione dei tanti sintomi oncologici prestino attenzione anche ai sintomi psichici,valutando il bisogno o meno del paziente di uno specifico consulto in sanità mentale (Fallowfield et al., 2001; Miovice Block, 2007).Comunque non tutti i tipi di sofferenza emotiva possono, o devono, essere etichettati come disturbi psichiatrici. Alcuni dei problemi più comuni, come l’eccessiva rabbia o il diniego, non rientrano negli schemi ufficiali di classificazione psichiatrica. Ma resta il fatto che i pazienti oncologici soffrono di problemi psichiatrici con una frequenza maggiore rispetto al resto della popolazione ed è importante saperli riconoscere in quanto sono disponibili efficaci trattamenti specifici in grado di alleviare questi problemi.