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Qualcuno era comunista...Storia, speranza e poesia in ''Ceravamo tanto amati'' di Ettore Scola.

Dante Alighieri: «Ridi che mamma ha fatto gnocchi».

Antonio Cotichella è dei tre amici il personaggio più positivo, colui che sballottato dalla vita, tradito dagli amici e ingannato da colei che ama, riesce, nelle avversità personali e nelle sconfitte politiche, a mantenere la dignità preservata da chi non ha rinunciato alla speranza e alla lotta per i propri ideali.
Malgrado viva all’interno di un paese marcato da speculazione e ipocrisia, corrotto da incuria individualismo politico e sociale, Antonio rappresenta il vigore popolare di una società che vuole ancora battersi, che di volta in volta rinnova il proprio impegno per vincere le piccole e grandi battaglie della vita.
Cotichella è il personaggio che, sia nel pubblico che nel privato, dimostra maggior resistenza, pacata sicurezza, tenace coerenza: virtù rafforzate da uno spirito che ha saputo mantenersi trasparente e semplice, fino a renderlo talvolta ingenuo e preda del cinismo altrui. Il verace romano, interpretato dal capitolino Nino Manfredi, è il comunista duro e puro, generoso, rissoso, popolaresco, che oscilla, in termini di carriera, fra ausiliario e portantino in un ospedale romano, l’unico davvero convinto di essere per sempre unito agli ex compagni della resistenza, dai quali non riceve niente, se non a parole, ma a cui rinnova sempre l’invito e l’amicizia.
Il portantino comunista, a differenza degli altri due protagonisti maschili, è contraddistinto da una umiltà che ne fermenta la solidarietà sociale: Antonio non si cura più di tanto del denaro, i soldi sono per lui solo lo strumento per ottenere quello che serve a una vita dignitosa, necessari per svolgere appieno il patto lavorativo. L’agiatezza, il benessere e l’ostentata ricchezza non fanno parte delle sue radici sociali e ideologiche; esse sono rincorse e afferrate grazie a compromessi, sono parte della sua realtà sociale ma non ne forgiano l’identità.
La popolarità di cui gode Manfredi, contribuisce a trasmettere la simpatia che il personaggio suscita nel pubblico: le lacune culturali dell’ex partigiano, riconosciute dallo stesso Antonio, sono espresse da un eloquio romanesco farcito di momenti di sincera comicità che tratteggia abilmente la sua immagine di proletario.65 Le influenze che caratterizzano il parlato di Antonio sono numerose: “l’uomo medio italiano” che Antonio rappresenta, la persona semplice, il figlio del popolo, non avendo a disposizione filtri culturali, è più esposto alle influenze che l’economia, i mass media e la politica esercitano sulla società.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Qualcuno era comunista...Storia, speranza e poesia in ''Ceravamo tanto amati'' di Ettore Scola.

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Naldini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze umanistiche per la comunicazione
  Relatore: Federico Pierotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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