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Camillo Sbarbaro. Analisi di alcune tematiche in "Pianissimo" 1914

Pianissimo 1914 - Il linguaggio -

Il linguaggio di Pianissimo è d’assoluto rilievo nel panorama poetico novecentesco. L’abbassamento prosastico del linguaggio poetico effettuato dai crepuscolari diviene il punto di partenza per una nuova disposizione linguistica e, per la prima volta nella storia della lirica del Novecento, questo avviene superando il distacco ironico al quale si legano le più significative esperienze liriche che contestavano la tradizione, soprattutto quella recente di D’Annunzio. Il risultato è di considerare i tratti più contigui al crepuscolarismo e in generale al decadentismo nell’opera sbarbariana del 1914 come occasioni linguistiche datate e superate: è lo stesso impianto linguistico dell’opera a consentire questo scarto e a permettere a Sbarbaro di procedere oltre il linguaggio crepuscolare, disinteressandosi a fare i conti con il passato. Tuttavia punti di vicinanza al crepuscolarismo e alla tradizione decadente in generale, seppur situati nelle parti meno decisive dei vari componimenti, sono riscontrabili nell’uso delle maiuscole, nelle prosopopee tradizionali (Vita, Morte, Dolore), nel prolungamento fonetico degli avverbi in –mente e negli attacchi vocativi di alcuni versi (Sonno, Padre, sorella). Il lessico di Pianissimo appare come un vocabolario perlopiù monovalente, ridondante e limitato: tutto questo assume considerevole importanza e motivo d’essere, se vengono messe in relazione alcune occorrenze linguistiche con l’immanente nullificazione del soggetto poetico: pertanto verrà in aiuto la considerazione dei campi onomasiologici sviluppati dalle occorrenze di parole-tema all’interno di Pianissimo, proposte nello studio di Giorgio Taffon. Analizzando le occorrenze linguistiche all’interno delle varie liriche costituenti il testo di Pianissimo, si nota che il lessico insiste più d’ogni altra cosa sui pronomi personali, sul sostantivo occhio e il verbo guardare. Tale insistenza permette d’individuare due categorie onomasiologiche; rispettivamente quella della soggettività e quella della visione, permettendo così di volgere l’analisi sulle relative tematiche e la necessaria interazione tra il lessico e il soggetto poetico. L’altissima frequenza dei pronomi personali io e me, e dell’aggettivo possessivo mio, costituiscono, come si è appena detto, il campo onomasiologico della soggettività. Nella scrittura sbarbariana rientrano spesso, nel medesimo campo, i pronomi personali di seconda persona tu e te.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Camillo Sbarbaro. Analisi di alcune tematiche in "Pianissimo" 1914

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Informazioni tesi

  Autore: Eric Caldironi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingua e cultura italiana
  Relatore: Francesco Muzzioli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 118

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