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Studio delle variazioni dell’attività della 11β-idrossisteroido deidrogenasi (11β-HSD) tipo 1 e 2 e dell’escrezione urinaria dei glicocorticoidi indotte da un evento agonistico in nuotatori

Risposta immunitaria al lavoro muscolare

Negli ultimi vent’anni un gran numero di studi ha dimostrato che l’esercizio induce considerevoli variazioni di funzionalità del sistema immunitario. L’esercizio fisico infatti è da tempo studiato come modello di temporanea immunosoppressione. Si ritiene che da questa possa dipendere un incremento di suscettibilità alle infezioni, in particolare delle vie respiratorie superiori, con una relazione diretta tra volumi di allenamento e compromissione immunitaria. Tuttavia la corrente letteratura sulle relazioni tra esercizio e suscettibilità alle infezioni contiene un certo numero di contraddizioni: pochi sono gli studi condotti su atleti di elite; manca una chiara dimostrazione di relazione diretta tra allenamento e immunodepressione, non essendo soddisfatti gli attesi criteri epidemiologici associati con le relazioni di causa-effetto; non sono perfettamente noti i determinanti delle osservate variazioni di immunità umorale e cellulo-mediata.
Per ciò che riguarda queste ultime, sono state descritte risposte all’esercizio acuto altamente stereotipate da parte delle varie sottopopolazioni leucocitarie. La concentrazione dei neutrofili aumenta durante e dopo l’esercizio, mentre i livelli dei linfociti aumentano durante l’esercizio e scendono al di sotto dei valori basali dopo il lavoro muscolare di lunga durata. L’incremento dei livelli linfocitari è sostenuto dal reclutamento intra-vascolare di tutte le sottopopolazioni linfocitarie: cellule T CD4+, cellule T CD8+ (con diminuzione del rapporto CD4/CD8, per il maggior incremento di una sottopopolazione linfocitaria rispetto all’altra), cellule B CD19+, cellule natural killer (NK) CD16+, cellule NK CD56+. Sono disponibili consolidate dimostrazioni di transitorio incremento numerico dei monociti (50-100%) nel sangue periferico in risposta all’esercizio acuto. Le più probabili cause di tale monocitosi indotta da esercizio sono l’alterata emodinamica vascolare e/o variazioni catecolamino-mediate nella interazione tra monociti e cellule endoteliali. Anche la funzione macrofagica va incontro a modificazioni, che dipendono principalmente dall’attivazione simpato-adrenergica e del sistema HPA e che consistono in una ridotta capacità di presentazione antigenica ai linfociti T. Questa variata attività funzionale è in rapporto con entità e caratteristiche dell’esercizio, oltre che essere dipendente dal modello sperimentale utilizzato. E inoltre ridotto, nel periodo successivo all’esercizio, il rilascio linfo-monocitario di citochine, così come l’inibizione da parte di desametasone di questo stesso rilascio, il che configura una forma transitoria di cortico-resistenza indotta da esercizio. Come già accennato, le citochine sono molecole informatrici pleiotropiche, i cui livelli sierici salgono durante e dopo l’esercizio in parallelo con il realizzarsi di una risposta infiammatoria muscolare. Le citochine svolgono infatti funzioni di facilitazione della colonizzazione muscolare da parte di neutrofili e linfo-monociti, che sostengono la risposta infiammatoria locale. Questa è accompagnata da una risposta sistemica nota come reazione di fase acuta, da cui dipendono oltre che la produzione epatica di svariati mediatori flogistici, anche la stimolazione della funzione cortico-surrenalica.
In contrasto all’elevato numero di studi sulla risposta immunitaria all’esercizio acuto, molto meno si sa sugli effetti della ripetizione della stimolazione allenante sul funzionamento immunitario. Si ritiene in generale che la ripetizione di esercizi moderati stimoli le funzioni di chemiotassi, fagocitosi, degranulazione e killing microbico dei granulociti neutrofili, mentre l’esercizio strenuo possa ridurre, se ripetuto, queste funzioni, con l’eccezione di chemiotassi e degranulazione che paiono non esserne influenzate. Le funzioni linfocitarie, e in particolare la risposta proliferativa, sono state variabilmente descritte come compromesse, migliorate e invariate nel confronto tra atleti e individui sedentari. Gli effetti dell’esercizio cronico sull’attività macrofagica dipendono dalla funzione studiata nonché dallo specifico programma di allenamento. Si è osservato un incremento della risposta macrofagica a svariate citochine, con il conseguente potenziamento dell’attività citocida in vitro. L’entità di questi effetti diminuisce in funzione dell’età, mentre non sono state evidenziate differenze significative nei due sessi.

Informazioni tesi

  Autore: Riccardo Caporaso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze delle attività motorie e sportive
  Relatore: Nicola Nicosia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 40

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Parole chiave

nuoto
cortisolo
cortisone
glicocorticodi

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