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Lo studio psico-sociale della coppia nel percorso per l'idoneità all'adozione: un'indagine nella realtà livornese

Gli aspiranti genitori adottivi

Nel voler descrivere le caratteristiche psicologiche e le dinamiche, intrapersonali ed interpersonali, degli "attori" del processo adottivo, quali elementi in grado di preannunciare la nascita e lo sviluppo di una sana o patologica relazione affettiva, i quesiti a cui è opportuno rispondere sono relativi da un lato ai coniugi desiderosi di avere un figlio: che cosa significa diventare genitore adottivo? Quali sono le qualità necessarie per essere un buon genitore? Da dove nasce il desiderio di un figlio? Quale significato assume la sterilità nella vita di coppia?, dall'altro al primo protagonista dell'adozione, il bambino abbandonato: "Quale risonanza può avere in lui l'esperienza della perdita dei genitori biologici? Come può sviluppare l'attaccamento affettivo verso la nuova famiglia?".
Diventare genitore adottivo significa intraprendere un complesso percorso psicologico e giuridico per verificare la disponibilità e la capacità di fronte ad un bambino che ha subìto la rottura dei legami originari nella dolorosa storia personale.Non è difficile immaginare come la sterilità possa rappresentare per molte coppie un grave problema anche per la frustrazione, la depressione e il senso d'inferiorità che può generare. Sovente le coppie sterili vivono l'iter adottivo come un processo al loro desiderio di un figlio mentre il più delle volte sono i sentimenti di rabbia e delusione legati alla propria sterilità che le fanno sentire "diverse" e sottoposte ad un severo giudizio. Che cosa rappresenta sul piano emotivo e simbolico la sterilità? La sterilità e la scelta adottiva non devono essere intese come poli contrapposti alla natura e al biologico, valutabili in termini di una semplice appropriazione sostitutiva, ma d'integrazione di un'assenza all'interno di una disponibilità genitoriale. Il fallimento procreativo apre un capitolo particolare nella vita delle coppie che lo subiscono e che si orientano verso l'adozione. La diagnosi di sterilità giunge dopo un lunghissimo iter di tentativi e fallimenti, di visite mediche, di esami strumentali, di consulti con specialisti, un lungo travaglio, un cammino psicologico di sofferenze, incertezze, contraddizioni, lutti e frustrazioni legati alla propria incapacità procreativa o alla difficoltà di portare a termine una gravidanza.Tutto questo contribuisce alla costruzione di un'immagine di bimbo desiderato che può essere il tentativo di negare una realtà inaccettabile, la sterilità, riempiendo un vuoto con un carico di fantasie, di desideri, di aspettative, di ansie, di paure che saranno in contrasto con il bambino reale. E' allora evidente la potenziale difficoltà di rapporto con il bambino per l'impossibile corrispondenza delle esigenze. Nel lavoro con le coppie adottive spesso emerge un periodo più o meno lungo trascorso senza il desiderio di un bambino, un pensiero che si fa strada solo gradualmente. Nel momento di diagnosi di difficoltà procreative tale desiderio si esaspera ed occupa la mente della coppia in modo ossessivo, denotando spesso una tendenza nevrotica di tipo maniacale: avere un figlio a tutti i costi. Senza interrogarsi sul significato e sull'origine delle difficoltà, i coniugi ricorrono alle tecniche di fecondazione artificiale (che però fino ad oggi hanno ottenuto una bassa percentuale di successo) come strumento di cui avvalersi nella loro accanita ricerca di un figlio naturale. Molte coppie, in caso di fallimento delle tecniche artificiali, giungono all'adozione come ultima spiaggia.L'accettazione del limite procreativo è infatti il primo passo verso una genitorialità autentica e ricca di valori umani. Il passaggio da una dimensione biologica a una mentale è, però, un cammino faticoso e sofferto. Nella consultazione psicologica le coppie tendono a negare la dimensione mentale del dolore per la sterilità, identificando il proprio dolore con la mancanza reale di un figlio e non con la sofferenza per il fallimento riproduttivo. Sovente questa mancanza crea fra i partners un'ostilità più o meno palese lasciata trapelare dalle reciproche accuse sulla responsabilità del fallimento procreativo. In una simile situazione l'adozione viene vissuta come possibilità magica di ricomporre l'unità della coppia. In questo caso si configurano atteggiamenti oppositivi, svalutativi e di indisponibilità ad interagire nei confronti degli operatori. In tal modo, il bambino del bisogno biologico, narcisistico e compensatorio non lascia spazio al bambino del desiderio affettivo, e, la scelta appare irrimediabilmente compromessa in quanto si rivela la conclusione di un processo di falsa riparazione del lutto procreativo, costituendo un fallimento tra biologico e mentale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo studio psico-sociale della coppia nel percorso per l'idoneità all'adozione: un'indagine nella realtà livornese

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Barsacchi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1995-96
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Annamaria Dell'Antonio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 169

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