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Religione e capitalismo in Max Weber

Lo spirito del capitalismo

Weber denota con l'espressione “spirito del capitalismo” il particolare modello normativo della condotta della prima imprenditorialità capitalistica. Nel formulare quel concetto, Weber si lasciò guidare dal criterio della “adeguatezza”: vale a dire, il modello doveva accordarsi con le specifiche caratteristiche istituzionali del capitalismo moderno, profilare normativamente comportamenti obiettivamente capaci di far fronte alle opportunità e agli oneri che il nuovo sistema presentava per il soggetto economizzante, in una situazione in cui peraltro la maggioranza delle attività economiche non erano ancora svolte in forma capitalistica.
La prima e fondamentale caratteristica dello spirito del capitalismo è che esso attribuisce all'agire economico con significato morale elevato. Vale a dire: l'imprenditore si dedica a condotte economizzanti di un certo genere non perché costretto dalla necessità di farlo per mantenersi in vita, ma perché vede in tale condotta un'occasione di verifica delle proprie risorse interiori, della sua qualità di essere attivo, che si fa carico della propria esistenza; vi vede una affermazione della propria dignità in persona. I compiti imprenditoriali vanno eseguiti con un senso vigile e intenso della loro intrinseca serietà e validità, che ne fanno il centro stesso dell'esistenza del soggetto. Tali compiti non hanno nulla di degradante. Non vi è nulla di umiliante nel fatto che impongono al soggetto di prestare attenzione ad aspetti triti dell'esperienza quotidiana. Non c'è ragione di scusarsi dello stile che l'esistenza dell'imprenditore assume in funzione di quei compiti. Al contrario, l'imprenditore vuole che il suo lavoro imprenditoriale informi di sé la sua stessa identità di persona, che coinvolga e metta a prova le sue qualità personali più preziose.
Nell'imprenditore il guadagno fa parte dell'essenza stessa della vocazione, essere imprenditore significa “far soldi”.
Per diventare una vocazione credibile, l'imprenditorialità doveva, per così dire, sublimare il suo diretto e necessario riferimento all'acquisizione monetaria. La ricerca del profitto imprenditoriale si differenzia dall'avidità, non è lecito usare il guadagno per praticare la lussuria, pigrizia, vanità. Il guadagno deve venire accumulato, per poi essere continuamente investito, per produrre nuovi guadagni.
“A sua volta questa aspettativa del rendimento può essere posta in contrasto con due concezioni diverse. Da un lato, chi tratta il denaro come capitale accetta, come si è detto, un quantum di rischio, e in questo senso le sue aspettative differiscono da quelle del rentier, la cui ricchezza, guadagnata o ereditata, deve automaticamente e sicuramente garantirgli un reddito. D'altro lato, il rischio che l'imprenditore affronta ha poco a che vedere con quello del giocatore d'azzardo, o dello speculatore: non è un rischio che possa realizzarlo o no tutto in una volta, d'amblèe, ma un rischio calcolato e controllato; e, soprattutto, lo strumento essenziale del suo controllo è proprio l'attività dell'imprenditore. Spetta al lavoro dell'imprenditore assicurare che il suo denaro lavori per lui. L'atteggiamento dell'imprenditore nei confronti del proprio denaro, prescritto dallo spirito del capitalismo, può essere caratterizzato con il termine arcaico di economato, che denota la custodia e l'attiva cura delle ricchezze altrui. Il denaro è potenzialmente utile e fruttifero, e la realizzazione di tale potenzialità richiede una attività continua, oculata, responsabile”.
A loro volta, certe caratteristiche del sistema capitalistico servono a mantenere viva quella concezione nella mente dell'imprenditore.
L'impresa è un insieme di componenti tenuti insieme dalla destinazione a produrre profitto, sotto il controllo dell'imprenditore, è utile che ciascuna di quelle componenti venga considerata come una variabile. E' compito dell'imprenditore valutare tutta una gamma di possibili combinazioni di quelle variabili, al fine di individuare la combinazione in grado di massimizzare il guadagno. E' essenziale che non consideri nessuna combinazione valida per sempre, ma che sia disposto ogni momento, a modificare ogni pratica corrente. Lo spirito del capitalismo impegna l'imprenditore a mantenere uno spirito aperto, critico, e che gli permetta di fare nuove scelte, accettare o promuovere innovazioni, con l'aiuto di strumenti contabili per valutare tutti i costi e benefici.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Religione e capitalismo in Max Weber

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Cossu
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Andrea Bixio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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Parole chiave

capitalismo
religione
sociologia
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sociologia della religione
etica protestante
lo spirito del capitalismo
max weber
ascetismo mondano

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