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Lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta

Lo scioglimento del Consiglio regionale nel quadro della riforma del Titolo V della Costituzione

La disciplina dello scioglimento del Consiglio regionale appare oggi significativamente innovata rispetto alla originaria formulazione dell'art. 126 della Costituzione. Le innovazioni apportate all'articolo stesso sono state, in particolare, dovute agli interventi di riforma attuati nel corso della XIII legislatura e che hanno riguardato, più in generale, la ridefinizione dello stesso concetto di autonomia regionale e della posizione assunta dall'ente Regione all'interno dell'ordinamento nazionale. Quanto alle ragioni della riforma che ha investito il Titolo V della Costituzione, queste vanno rintracciate in un'esigenza di superamento della profonda crisi in cui versava il regionalismo italiano. Alla base di tale situazione potevano individuarsi innanzitutto ragioni di ordine politico, derivanti dal fatto che, una volta calate le nuove entità regionali in un sistema controllato da partiti politici nazionali fortemente centralizzati, si sono riscontrate significative difficoltà nella creazione di una classe dirigente locale. Le vicende politiche nazionali non mancavano di ripercuotersi sulla vita delle istituzioni regionali, a causa dell'incapacità, manifestata da queste ultime, di contrapporre alla logica dell'appartenenza politica, quella della rappresentanza territoriale.In questo senso si spiega la tendenziale omologazione che caratterizzava le formazioni regionali di governo rispetto alle coalizioni affermatesi a livello nazionale ed il frequente verificarsi del c.d. effetto domino, in forza del quale, in caso di crisi della coalizione di governo nazionale, le Giunte regionali che ne riproducevano la composizione, si trovavano ad esserne coinvolte.Può peraltro considerarsi significativa, da questo punto di vista, la circostanza che, sebbene quello della riforma del regionalismo italiano fosse un tema ampiamente dibattuto da circa un ventennio, la sua attuazione iniziò ad essere avvertita come improrogabile proprio all'inizio degli anni '90, contestualmente al verificarsi della profonda crisi che ha scosso il sistema partitico italiano, determinando la dissoluzione della maggior parte dei soggetti politici che avevano dominato la scena nazionale per oltre cinquant'anni. E, allo stesso modo coerente con tale ricostruzione, è la circostanza che, tra i principali sostenitori a livello politico di una riforma del regionalismo che consentisse di superare il tradizionale carattere centralistico del sistema partitico italiano, vi fossero proprio formazioni politiche allora di recente emersione, caratterizzate, peraltro, da un forte radicamento nella comunità locale. Tuttavia, non estranei rispetto alla crisi del regionalismo italiano furono anche alcuni vizi genetici dell'impianto istituzionale, riconducibili ad una normativa costituzionale che non definiva con chiarezza il ruolo delle Regioni all'interno dell'ordinamento, tanto da far parlare di esse come di "enti senza volto", secondo una significativa espressione di Giuliano Amato. Possono citarsi, a conferma di ciò, alcune delle soluzioni adottate dal Costituente, quali quelle inerenti alla definizione dell'ambito della competenza legislativa regionale, per l'individuazione del quale si è fatto riferimento alla tecnica del riparto "verticale", per cui, anche nelle materie attribuite alla competenza legislativa delle Regioni,

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Lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta

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Informazioni tesi

  Autore: Eugenia Alvisi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Antonio D'Atena
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 258

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