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L'accesso al bene casa: un nuovo strumento di Welfare

Istituzione di un fondo per l'accesso al ''bene casa''. Una proposta

E' chiaro che, in questi ultimi quarant'anni, la società che è stata gradualmente costruita dalle forze politiche e sindacali italiane, era una società che, via via, restringeva sempre più lo spazio ai giovani e si concentrava solo a mantenere e ad accrescere i benefici a favore delle classi anziane. Negli ultimi quattro anni, i posti di lavoro a favore della classe d'età più giovani si sono volatilizzati mentre quelli a favore delle classi più anziane si sono addirittura accresciuti. Al di sotto dei 35 anni infatti sono scomparsi, in questi ultimi quattro anni, ben 980 mila posti di lavoro. Tra i 15 e i 29 anni, quasi un giovane su quattro non sta attualmente nè studiando nè lavorando. In pratica, quindi, essi languono ai margini della società e sono mantenuti dai genitori. Sono dei "giovani-vecchi", che sono costretti a vivere come se fossero dei pensionati, pur avendo davanti a loro tutta una vita che affrontano in piena sbandata, senza alcuna prospettiva.

L'elevata disoccupazione giovanile che caratterizza il nostro Paese, i caratteri connaturati alle nuove tipologie contrattuali (primi fra tutti la temporaneità e le minori tutele) ampiamente diffuse tra i giovani, la scarsità di abitazioni economicamente accessibili, le difficoltà di accesso al credito, rappresentano pesanti condizionamenti rispetto alla scelta di intraprendere un percorso di vita autonomo, lasciando la casa genitoriale, oppure di continuare a convivere con la propria famiglia di origine anche in età adulta. Purtroppo a causa dei motivi sopra elencati, sempre più spesso i giovani, sono costretti, loro malgrado, a ripiegare sulla seconda opzione. Negli ultimi tempi si sta intensificando sempre di più, nei vari aspetti, il problema abitativo dei giovani; problema che per l'appunto si traduce in una protratta permanenza nella famiglia d'origine per numero sempre maggiore di giovani e meno giovani. Non a caso i sociologi, nel dar conto del fenomeno sempre più diffuso per il quale i figli continuano a coabitare con i propri genitori anche in età adulta, o mantenere con essi forti legami di dipendenza affettiva e soprattutto economica anche dopo essersi creati una famiglia propria, hanno iniziato a parlare di "famiglia lunga" (Donati e Scabini 1988) e di "sindrome del ritardo" (Livi Bacci 1997). Peraltro il fenomeno della famiglia lunga, nella quale si trovano a convivere due diverse generazioni di adulti (quella dei genitori e quella dei figli), interessa la grandissima parte dei nuclei italiani, visto che tra il 2003 e il 2007 gli italiani tra i 18 e i 39 anni che ancora vivevano con i propri genitori erano il 72,9%; mentre solo il 20,8% aveva lasciato la famiglia d'origine. Tale allungamento della fase di transizione all'età adulta, oltre ad ostacolare la realizzazione di progetti di vita autonoma, ha anche delle inevitabili ricadute a livello sociale: non solo il matrimonio e la nascita del primo figlio sono sempre più posticipati, ma il ritardo con il quale i giovani acquisiscono una piena autonomia ha delle pesanti conseguenze in termini di immobilismo e stagnazione sociale, dal momento che il protagonismo della famiglia italiana ostacola (o nel migliore dei modi rallenta) i naturali processi di adattamento del sistema del welfare e del mercato del lavoro ai cambiamenti della società. Tale ritardo, contribuisce a comprimere l' offerta di lavoro da parte dei giovani, tra i quali la percentuale degli inattivi (di quanti cioè sono inoccupati e non cercano lavoro) è sempre più alta. Inoltre, l'età sempre più elevata dell'abbandono della casa parentale alimenta la diffusione di atteggiamenti di de-responsabilizzazione che portano i giovani a non prendere decisioni e a non fare scelte indipendenti. Nel tentativo di analizzare i problemi e le difficoltà legate al tema della casa, nei paragrafi precedenti si è cercato di descrivere le principali caratteristiche del mercato delle abitazioni in Italia, sia con riferimento alla compravendita della proprietà sia con riferimento alle locazioni.

E' emerso un andamento crescente negli anni dei prezzi delle abitazioni, un aumento costante e sostenuto del rapporto tra prezzi delle abitazioni e reddito disponibile, una tendenza alla diminuzione dell'offerta pubblica di abitazioni in proprietà e in affitto quale quota dello stock totale di abitazioni ed una parziale sostituzione di tale offerta pubblica in kind con trasferimenti monetari. Inevitabilmente queste tendenze hanno rafforzato le tensioni sul mercato delle abitazioni e sfavorito, anche in ragione dei cambiamenti della composizione della popolazione verificatasi nel corso del tempo, le generazioni più giovani dei possibili fruitori del bene casa. Rispetto alle precedenti generazioni, i giovani appaiono penalizzati sia dall'aumento del prezzo di acquisto delle abitazioni rispetto al reddito disponibile, sia dal peggioramento della loro "qualità" di mutuatari, divenuta sempre più evidente nell'attuale periodo di contrazione del mercato ipotecario. Inoltre, essendo le giovani generazioni tipicamente appartenenti ai gruppi sociali a minor spesa totale mensile, su di essi grava maggiormente l'onere delle spese di servizio del mutuo eventualmente acceso o del contratto di locazione sottoscritto. Sembra quindi necessario e urgente l'attivazione di idonei strumenti di intervento pubblico nel settore abitativo e una loro particolare e attenta finalizzazione al sostegno delle necessità abitative delle giovani generazioni. Partendo da queste considerazioni, la proposta che qui si illustra è quella di promuovere uno strumento di protezione sociale dedicato ad una fascia demografica di età compresa tra i 18 e i 35 anni, con valori ISEE adeguatamente ponderati e diversificati in base al beneficio "appetibile", destinataria di uno o più programmi di accesso al "bene casa", mediante incentivi al risparmio graduati (ad esempio dal c.d. tasso zero, ad un valore massimo pari a due terzi del tasso corrente per mutui ipotecari per l'acquisto della prima casa); tale strumento prevede come garanzia finanziaria, in regime di co-finanziamento pubblico-privato, i contributi della gestione separata Inps, avvalendosi dello strumento della securitization, nota come "cartolarizzazione".
L'utilizzo di questo ipotetico Fondo di accesso al bene casa potrebbe essere finalizzato a tre scopi principali:

- consentire l'acquisto di un' abitazione;

- consentire la disponibilità finanziaria per l'adattamento alle mutate esigenze, la manutenzione e il recupero del patrimonio abitativo;

- consentire la disponibilità di un flusso finanziario aggiuntivo al fine di integrare bassi livelli pensionistici e di reddito.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'accesso al bene casa: un nuovo strumento di Welfare

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizia Caringi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Politica
  Relatore: Fabrizio Proietti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 218

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Parole chiave

la cartolarizzazione
mercato immobiliare italiano
sistema pensionistico italiano
vulnerabilità giovanili
disoccupazione strutturale
sistema previdenziale messicano
infonavit
il bene casa negli stati uniti del messico
gestione separata inps

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