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Analisi sociologica dello sport: dalla sacralizzazione alla mercificazione dell'atleta

La diffusione dello sport come modello relazionale

Il processo di sportivizzazione dei loisir ha consentito la transizione dei giochi pre-sportivi verso la loro epoca moderna grazie alla decisiva incidenza delle dinamiche di razionalizzazione e uniformazione. Senza un intervento di omogeneizzazione sulla struttura dell’interazione ludico-fisica e sui modi di “giocare il gioco” non sarebbe stata possibile una diffusione universale delle discipline, come quella che si è registrata a partire dalla fine del XIX secolo. L’idea di partenza è che lo sport non sia soltanto un complesso di discipline che si sviluppa nell’epoca moderna ma anche una specifica forma delle relazioni sociali prodotte dalla stessa modernità. E’ questa la tesi di Elias e Dunning (1986), i quali spiegano anche il motivo per il quale gli sport di squadra di origine britannica sono quelli che hanno trovato una diffusione universale. A giudizio dei due autori, la ragione del successo di discipline come il rugby e il calcio è data dal fatto che esse furono in origine l’espressione di una società nazionale che prima di ogni altra in Europa neutralizzò i cicli di violenza interna.L’Inghilterra del XIX secolo, dunque, offriva attraverso i giochi sportivi un modello ricreativo adatto ad affermarsi nelle società che si avviavano verso la realizzazione delle liberaldemocrazie. Ciò spiegherebbe la diffusione universale degli sport di matrice britannica. Tuttavia, la tesi sulla matrice britannica dello sport moderno fallisce nel tentativo di spiegare lo sviluppo di una peculiare cultura sportiva in quella che è la più grande democrazia del mondo: gli Stati Uniti. Proprio in quella che fu la maggiore colonia dell’impero britannico, infatti, sono nate discipline sportive che mostrano un’impronta locale: sia come rielaborazione dei giochi britannici (il football come ridefinizione del rugby), sia come creazione “in laboratorio” di una disciplina non esistente nella tradizione popolare ( il basket, a fine Ottocento ideato da James Naismith, un professore di educazione fisica che dovette confrontarsi con l’esigenza di approntare un gioco da far praticare ai suoi studenti al chiuso durante i mesi invernali), sia come rigetto della disciplina di origine britannica maggiormente diffusa e popolare al mondo (il calcio, impiantatosi soltanto di recente e in modo parziale all’interno della realtà statunitense).Una spiegazione più efficace sulla diffusione dello sport come modello di relazione va probabilmente ricercata recuperando la teoria simmeliana sulla funzione del conflitto all’interno delle relazioni sociali, secondo la quale, come modalità delle relazioni, il conflitto non costituisce affatto un elemento deleterio e minaccioso verso l’ordine; al contrario, esso è un elemento dell’ordinaria dinamica sociale, in una tensione costante con i processi di cooperazione. Il nesso cooperazioneconflitto si manifesta in ogni relazione, sia come elemento essenziale nel rapporto fra due o più attori, sia al livello delle motivazioni individuali di ciascun attore. Poiché tale nesso si presenta sia come una priorità costante delle relazioni, sia come attributo psicosociale dell’individuo, esso costituisce uno dei tratti maggiormente rilevanti dell’agire sociale.Lo sport, come sistema di relazione e come campo simbolico dell’agire, realizza la più efficace e raffinata forma di tensione dinamica tra cooperazione e conflitto (Russo, 1997a). Lo è con riferimento alla singola relazione che esso instaura: poiché quest’ultima nasce innanzitutto come condivisione di una situazione e di una serie di significati senza i quali il conflitto stesso non potrebbe avere corso. Ma lo è anche puntando l’attenzione sulla dimensione individuale, a livello della quale lo spirito competitivo costituisce una presenza regolare che però, per esprimersi, necessità di situazioni, strutture di significato e quadri normativi condivisi. A partire dagli assunti appena espressi, si può giungere a ipotizzare le ragioni del successo universale conseguito dallo sport come forma d’interazione sociale e come oggetto culturale. Una gara sportiva si struttura come una forma di conflitto che, pur coinvolgendo l’elemento fisico e prevedendo in molti casi il contatto antagonistico, ne incanala le espressioni esuberanti e violente. Inoltre, questa forma di conflitto si sviluppa sotto la costante sorveglianza di una set di regole che viene applicato da un attore terzo rispetto alla contesa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi sociologica dello sport: dalla sacralizzazione alla mercificazione dell'atleta

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Della Rossa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Udine
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Relazioni pubbliche e pubblicità
  Relatore: Bernardo Cattarinussi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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Parole chiave

cambiamento
sport
salute
mercificazione
atleta
rugby
sacralizzazione
riformazione

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