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L'Art. 2645 ter del c.c. e le fattispecie tipiche di destinazione

Soggetti e Durata della destinazione ex art. 2645 ter Cod. Civ.

L’atto di destinazione richiede la presenza necessaria di determinati soggetti, più precisamente di un disponente ed uno o più soggetti beneficiari. Il soggetto disponente può vincolare soltanto beni rispetto ai quali egli sia titolare di un diritto reale, tale affermazione è retta sul principio interpretato in via analogica dettato dall’art. 817 del codice civile, il quale al secondo comma, dispone che la destinazione può essere effettuata dal proprietario della cosa principale o da chi ha un altro diritto reale sulla medesima. In realtà l’art 2645 ter cod. civ. parla di conferente e non di disponente, questo porta l’interprete ad interrogarsi sul tipo di destinazione richiamata, e cioè se il legislatore con la nuova norma si volesse riferire ad una destinazione con effetto traslativo o meno. Questo interrogativo nasce perché nel nostro ordinamento è possibile vincolare i beni con effetto traslativo, e quindi portandoli fuori dal patrimonio del conferente, oppure vincolarli senza tal effetto e, dunque, i beni pur se vincolati restano in capo al soggetto disponente. È, infatti, possibile trasferire un bene a terzi apponendo un vincolo al bene stesso (l’esempio più noto è il fondo patrimoniale), quando il costituente sia soggetto diverso dai coniugi ma, è anche possibile vincolare un bene proprio che tale rimane, senza cioè avere un effetto traslativo della proprietà. Ciò che in questa sede interessa è capire a quale delle due modalità di destinazione appartenga l’art. 2645 ter c.c. La dottrina ha sciolto questo dubbio dicendo che l’art 2645-ter c.c. si riferisce ad entrambe le fattispecie. Gli argomenti a sostegno di questa tesi sono i seguenti. In primo luogo per quel che attiene alla teoria del vincolo di destinazione senza l’effetto traslativo, basta leggere la norma per rendersi conto che non vi è menzione alcuna del necessario trasferimento del bene per aversi un valido vincolo di destinazione. Infatti la norma stabilisce soltanto che “i beni sono destinati alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela”. Dunque, non si parla di trasferimento dei beni per aversi la destinazione. In secondo luogo per quel che attiene alla teoria della destinazione con effetto traslativo invece, è ben possibile che il disponente trasferisca il bene contestualmente o successivamente all’imposizione del vincolo, e le ragioni sono varie. Intanto il testo considera normale l’eccedenza della durata del vincolo rispetto alla vita del disponente, e consente ai terzi interessati di agire per l’attuazione della finalità dell’atto di destinazione anche dopo la morte del conferente e, dunque, necessariamente contro soggetti diversi dal disponente e costoro non possono che essere coloro ai quali il bene è stato trasferito. Il trasferimento della proprietà potrebbe, poi, essere mortis causa o inter vivos. Inizialmente c’era che sosteneva che il trasferimento dei beni fosse possibile solo mortis causa, si faceva notare infatti, che i terzi interessati avrebbero potuto agire prima contro il disponente che sia rimasto titolare del diritto reale sul bene vincolato e dopo la sua morte contro gli eredi, che erano tenuti al rispetto del vincolo per tutta la sua durata.

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L'Art. 2645 ter del c.c. e le fattispecie tipiche di destinazione

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Informazioni tesi

  Autore: Stella Barbaro
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Reggio Calabria
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Sebastiano Ciccarello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 92

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