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Il potere dell'immagine. Tra percezione e produzione.

Tipologie di immagini

Dare la definizione di ‘immagine’ non è affatto semplice, basti pensare in quanti modi ed ambiti differenti questo termine sia usato; immagini visive, immagini mentali, immagini virtuali, immagini scientifiche, ecc. Tutte queste categorie, tuttavia, presentano un punto comune: l’analogia. Un’immagine, infatti, è innanzi tutto qualcosa che somiglia a qualcos’altro. Anche quando non si tratta di immagine concreta, ma mentale, solo il criterio di somiglianza la definisce: sia che essa somigli alla visione naturale delle cose (il sogno, il fantasma), sia che essa si costruisca a partire da un parallelismo qualitativo (metafora verbale, immagine di sé, immagine di marchio). L’immagine è, quindi, una rappresentazione; proprio per il fatto che essa assomigli, assume la funzione di ‘segno’, cioè quella di evocare e significare altro da sé. Viene inoltre percepita come segno analogico poiché, prima ancora che un osservatore si interroghi sul processo di somiglianza, si pone il problema della somiglianza con l’oggetto rappresentato. L’approccio che risulta essere quindi il preferibile per capire in profondità i meccanismi dell’immagine è quello della teoria semiotica, che studia l’immagine come icona. Tale approccio verrà discusso più avanti in questa tesi, in quanto si ritiene necessario affrontare prima la definizione di immagine e descrivere come essa sia percepita.
Oggigiorno, il più delle volte, l’utilizzo del termine ‘immagine’ rimanda a quella mediatica; nel primo capitolo abbiamo visto come la nostra quotidianità sia invasa da immagini presenti in quello che è stato definito ‘spazio pubblico mediatizzato’, nel quale l’immagine diventa sinonimo di pubblicità visiva e televisione. Per maggior chiarezza, è quindi doverosa una distinzione tra ‘supporto’ e ‘contenuto’; la televisione è un medium, la pubblicità un contenuto. Questo significa che la pubblicità esiste anche al di fuori della televisione, e che l’immagine in movimento proposta da tale medium non è che una tra le numerose immagini presenti nella nostra epoca. In quest’era si può comunque vivere un’esperienza reale della contemplazione delle immagini (per esempio immagine mediatica come cartellone, pubblicità a stampa) che non è solo una visione dell’animazione permanente del piccolo schermo. Fin dall’infanzia iniziamo ad entrare in contatto con questo rimando statico, non animato televisivamente, tramite i libri illustrati per bambini, pieni di immagini che educano e guidano alla conoscenza del mondo prima ancora di riuscire a muovercisi sopra. Secondo lo psicologo Jerome Bruner, questo corrisponderebbe allo ‘stadio iconico’, il secondo dei tre livelli di apprendimento nello sviluppo di un individuo da lui distinti, nel quale il bambino studia il mondo tramite immagini e disegni. Nel primo livello, denominato ‘stadio operativo’, il bambino nei primi anni di vita impara a riconoscere gli oggetti instaurando una relazione di tipo tattile; nello ‘stadio iconico’ invece si passa dall’agire all’osservare. Il terzo stadio, quello ‘simbolico’, è caratterizzato dall’uso del linguaggio e di altre forme di comunicazione; risultano, perciò, coinvolti processi di astrazione. Questa concezione dell’immagine come processo di rimando, si ritrova, ad esempio, nella Bibbia, nella quale “Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, a immagine di Dio lo creò”. L’uomo-immagine è, quindi, riflesso della perfezione assoluta e, come già nella filosofia platonica, immagine del mondo ideale ed intelligibile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il potere dell'immagine. Tra percezione e produzione.

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Informazioni tesi

  Autore: Mirco Campagnolo Maschio
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: LABA - Libera Accademia di Belle Arti (Brescia)
  Facoltà: Fotografia
  Corso: Fotografia
  Relatore: Andrea Adami
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 90

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