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I media autoctoni come opportunità di interconnessione fra tradizione,comunicazione e tecnologia audiovisuale

Cinema: da veicolo dell’immaginario Imperialista a strumento antropologico per la denuncia della realtà

La nascita del cinema è da collocarsi al culmine dell’imperialismo euro-americano, in un periodo costellato da imprese colonialiste:
- nel 1890 vi fu il massacro dei Sioux a Wounded Knee ad opera degli americani: l’eccidio di un numeroso gruppo di Sioux inermi e inoffensivi compiuto da truppe statunitensi a conclusione della conquista bianca dei territori nordamericani;
- gli USA conquistano le Filippine nel 1899. E’ un obiettivo ben presente nella politica Usa come testimonia il senatore Cabot Lodge: "Nell’interesse del nostro commercio [..] noi dovremmo costruire il canale di Panama e, per proteggere questo canale, così come per assicurare la nostra supremazia commerciale nel Pacifico, noi dovremmo controllare le isole Hawaii e rafforzare la nostra influenza su Samoa";
- nel 1882 la Gran Bretagna occupa l’Egitto per sostenere il Regime del viceré così da fronteggiare l’aumento del nazionalismo e per assicurarsi sostanzialmente il controllo del Canale di Suez, una via marittima di primaria importanza sulla rotta dell’India Britannica;
- la Conferenza di Berlino del 1884 che regolava il commercio europeo nelle aree dei fiumi Congo e Niger: all’ordine del giorno vi era la definizione delle regole per stabilire la sovranità di una potenza sulla costa africana.
- la Battaglia di Rorke’s Drift tra i britannici e gli Zulu nel 1879, successivamente ricordata nel film “Zulu” del 1964.
Quando il cinema appare rappresenta un elemento di novità mai concepito prima: l’uomo ha la possibilità di rivedere se stesso e le sue azioni come se fosse dinanzi ad uno specchio. Lo schermo diventa allora immediatamente metafora della vita, dei movimenti, delle emozioni, veicolo attraverso il quale è possibile ricreare vite parallele ma tangibili, con elementi di storia, ma anche di fantasia, una nuova realtà semi-palpabile. Quasi immediatamente questo meraviglioso veicolo di pathos e coinvolgimento viene assoldato ai fini della propaganda ideologica: a partire dal 1912 compaiono i primi filmati coloniali, predisposti dai governi delle nazioni imperialiste per istruire le popolazioni dei paesi dominati.
Il cinema coloniale rappresenta un’immagine positiva degli Imperi; in particolare quello Britannico diede disposizioni di censura che furono imposte in tutti i territori conquistati. In Trinidad il codice della censura vietò scene destinate a ridicolizzare o a criticare “ingiustamente” la vita sociale britannica, come ad esempio immagini di uomini bianchi in stato di degrado, intenti all’uso della violenza verso i nativi, soprattutto neri, cinesi e indiani, e in situazioni equivoche fra uomini di razze diverse. I film, prodotti da Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, non sono altro che il veicolo di una ideologia politica il cui interesse è chiaramente quello di esaltare l’impresa coloniale, nascondendo tutto ciò che potrebbe ledere all’immagine delle Nazioni. Il cinema, nei fatti, contribuisce ad integrare l’impero e l’appartenenza ad una comunità europea o americana. Questi film, nello scorrere della pellicola, paragonano la vita quotidiana delle popolazioni sottomesse (delle quali viene sottolineata l’ “inciviltà”, l’arretratezza) con la vita moderna e piacevole dell’uomo bianco.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I media autoctoni come opportunità di interconnessione fra tradizione,comunicazione e tecnologia audiovisuale

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Colucci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Alberto Baldi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 214

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