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La esclusione del socio nelle S.r.l.

Il procedimento di esclusione giudiziale

Per quanto riguarda le cause di esclusione giudiziale, va detto che non vi sono differenze rispetto alla esclusione volontaria, per cui saranno le medesime prescritte nel contratto sociale.
La legge si limita a disciplinare solamente la fase iniziale del procedimento di esclusione , che differisce rispetto alla procedura prescritta per la esclusione volontaria, dato che in questa ultima ipotesi, per la eventuale fase giudiziale, dovrà essere citata in giudizio la società, in persona del suo legale rappresentante, mentre nella esclusione giudiziale, la citazione dovrà essere fatta dal socio che pretende di far valere una giusta causa di esclusione nei confronti dell'altro socio.
A tale proposito va ricordata una sentenza del Tribunale di Cosenza, secondo cui qualora la società si componga di due soli soci, la legittimazione a proporre la domanda giudiziale di esclusione del socio inadempiente ricade solo sull'altro socio e non anche sulla società, in persona del legale rappresentante.
La sentenza che accoglie la domanda di esclusione proposta dal socio ha efficacia costitutiva, (a differenza della sentenza resa a seguito della opposizione alla esclusione, che ha efficacia dichiarativa), e quindi la esclusione avrà effetto solamente con il passaggio in giudicato della sentenza, fermo restando la provvisoria esecutività della stessa.
Ne consegue chiaramente che per tutta la durata del giudizio, il socio convenuto potrà esercitare i diritti sociali, al pari del socio attore. Tale situazione potrà generare gravi difficoltà per la società stessa, così ad esempio nel caso in cui il socio escludendo sia amministratore, o che ambedue i soci siano amministratori; in questo caso, infatti, la domanda giudiziale di esclusione di un socio, implica necessariamente anche la contestazione del potere amministrativo.
Per risolvere una situazione di questo genere si ritiene che il giudice possa nominare un amministratore interinale della società, sulla base della disposizione ex art. 700 del Codice di procedura civile; sarà sempre il giudice che stabilirà l'ambito dei poteri dell'amministratore, che comunque si ritiene siano limitati agli atti di ordinaria amministrazione.

Il socio convenuto in giudizio a sua volta potrà chiedere al giudice il rigetto della domanda, qualora ritenga insussistente la giusta causa di esclusione, o potrà proporre una domanda riconvenzionale, chiedendo così al Tribunale di pronunciare la esclusione del socio attore, purché però, la domanda si fondi sulla stessa causa di esclusione invocata dall'attore, (così ad esempio nel caso in cui l'inadempimento che l'attore contesta al convenuto è invece da questi giustificato come dipendente dal fatto dell'attore stesso), non potendo invece basare la propria domanda riconvenzionale su una causa di esclusione del tutto indipendente da quella dedotta in giudizio dall'attore, ex art. 36 del Codice di procedura civile.
Nel caso sopra ipotizzato, dottrina e giurisprudenza, in realtà remota, hanno variamente sostenuto che sia da escludere il socio più pericoloso, ovvero il socio più colpevole.
Effetto immediato della sentenza di esclusione del socio, è il venir meno della pluralità dei soci, e in tale circostanza trova applicazione l'art. 2462 Cc, secondo comma, per cui il socio superstite risponde illimitatamente delle obbligazioni sociali assunte, fermo restando l'obbligo di iscrizione nel registro delle imprese della sentenza di esclusione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La esclusione del socio nelle S.r.l.

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Valerio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Andrea Lolli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 96

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